domenica, Settembre 22, 2024 Anno XXI


E’ il 15 maggio del 1955, quando la Roma si reca in quel di Udine ad affrontare la rivelazione del campionato, l’Udinese dei miracoli nella quale si distingue in modo particolare uno svedesino di 24 anni, biondo biondo, la carnagione chiara che più chiara non si può e che qualche tempo dopo gli varrà il nomignolo di “”Raggio di luna””, Arne Selmosson.

650jpgAlla trentunesima giornata l’Udinese è al secondo posto a 40 punti, la Roma al quarto, in condominio con la Fiorentina a 36, con ambizioni in crescita. L’Udinese schiera: Romano, Zorzi, Dell’Innocenti, Snidaro, Pinardi, Magli, Cataldo, Menegotti, Bettini, Selmosson, La Forgia. L’allenatore dei friulani è Bigogno. La Roma risponde con Moro; Stucchi, Losi, Bortoletto, Cardarelli, Giuliano, Ghiggia, Venturi, Cavazzuti, Celio, Pandolfini. L’allenatore era Carver. L’arbitro dell’incontro un giovane che farà strada, Concetto Lo Bello da Siracusa.

E’ un pomeriggio tipicamente autunnale, di pioggia continua, ed il campo è ridotto ad un pantano, ai limiti della praticabilità. La Roma si difende comunque con ordine, non rischia più di tanto nei confronti di un avversario annunciato in grande spolvero, Giuliano, coadiuvato da Venturi, si occupa con grande diligenza dell’astro nascente, Arne Selmosson, limitandone la pericolosità. Un punto può andar bene in casa della vice capolista. Ma al 18? del secondo tempo il portiere Moro in uscita si scontra con l’udinese La Forgia. Nell’impatto ha la peggio e deve uscire lasciando il posto fra i pali a Cavazzuti, improvvisatosi portiere data la bisogna. La Roma, però resiste, Giacomino Losi giganteggia in difesa e addirittura salva sulla linea un tiro di Selmosson (aiutato anche da una pozzanghera). Ma al 38?, il fattaccio.

Menegotti, dopo aver disincagliato il pallone dall’ennesima pozza di fango, da 35 metri indirizza il pallone verso la porta. Il volenteroso Cavazzuti è un portiere fin troppo improvvisato e la sfera gli rimbalza goffamente sul petto e di qui sui piedi di Bettini che, quasi nuotando, la rimette verso la porta. Sulla linea c’è, e come potrebbe essere diverso, Giacomino Losi indisperato recupero ma la sua deviazione sbatte su Selmosson, forse su una mano di Selmosson, che tira ancora in porta. E qui Stucchi, di pugno, la respinge ancora. Ma il futuro “”Raggio di luna”” è ancora appostato bene e stavolta mette dentro. Apriti cielo! Le proteste dei giallorossi sono veementi, se non il fallo di mano, almeno il rigore, che diamine!!! Ma Lo Bello è irremovibile. E’ gol: 1-0 e tutti sotto la doccia.

La Roma schiuma rabbia, ma ha scoperto il giovane Arne Selmosson e già accarezza l’idea di portarselo a Roma, visto che, fra l’altro, a fine stagione l’Udinese sarà retrocessa per illecito sportivo. Ma le follie del conte Vaselli e del presidente Tessaroli portano Arne alla Lazio, che letteralmente si svena per averlo. Tre anni dopo, nell’estate del ‘58, il passivo della Lazio assommerà alla spaventosa (per allora) cifra di 818.558.547 di vecchie lire (certe abitudini biancocelesti non sono certo roba recente, anzi)e i 135 milioni offerti dall’allora presidente romanista Anacleto Gianni rappresentano ossigeno non rinunciabile. Arne Selmosson passa alla Roma, provocando sollevazioni popolari da parte dei laziali.

“”Raggio di luna”” era nato a Sil, il 29 marzo 1931 e si è spento il 23 febbraio dell’anno scorso. Giocò tre stagioni nella Roma, segnando complessivamente 30 reti in campionato (16 nella prima, 13 nella seconda e solo una nella terza). Operava indifferentemente come mezz’ala sinistra (allora si diveva così) e come ala sinistra. Aveva una classe adamantina, uno scatto bruciante ed un tiro fuori dal comune, dati che comunque gli consentirono soltanto 4 presenze nella nazionale del suo paese. Tornò ad Udine nel 1961 (il 27 agosto di quell’anno la prima partita del campionato la giocò ancora contro la Roma!) e vi rimase fino al 1964 quando tornò in patria. E’ l’unico giocatore che nel derby romano ha segnato per entrambe le squadre, ma questa è un’altra storia.

638E’ l’estate del 1966 e all’hotel Gallia, sede del calcio mercato, tutti si contendono il portiere-acrobata Pierluigi Pizzaballa. Si è imposto alla grande nell’Atalanta, tanto da meritare la convocazione in azzurro, l’esordio in Italia-Austria a San Siro il 18 giugno (un’amichevole in preparazione ai mondiali d’Inghilterra dove sarà il terzo portiere), viene definito la grande speranza per la prosecuzione della tradizione dei grandi portieri azzurri. Fra conferme e smentite, se lo assicura la Roma e i tifosi giallorossi già pregustano le prodezze di un ragazzo che ha smentito quanti (e non erano pochi) dicevano: “”Uno con un nome così non arriva da nessuna parte””.
Tutti contenti, quindi, meno colui il quale dovrà cedere il posto a Pizzaballa, Fabio Cudicini. Fabio Cudicini che ha giocato per otto anni nella Roma, ha disputato 165 partite in campionato, ha conquistato la Coppa delle Fiere nel ’61 (trofeo che resta l’unico internazionale della squadra giallorossa) ed è nel cuore di tanti ragazzi tifosi, primo verso della prima soave poesia imparata a memoria (“”Cudicini, Fontana, Corsini, Pestrin, Losi Guarnacci; Ghiggia, Lojacono, Manfredini, Schiaffino, Selmosson””). Ma il calcio è questo: arriva il portiere-acrobata dal nome impossibile e così il portiere triestino, che sarà un giorno Ragno Nero, deve cambiare aria. E va a Brescia.

Il calendario del nuovo campionato (allora si faceva senza computer, con una specie di sorteggio guidato) combina uno di quegli incroci che rendono affascinante questo sport. Il Brescia giocherà la prima giornata del suo campionato con Cudicini in porta proprio all’Olimpico, nello stadio che lo ha visto tante volte protagonista.
Roma sembra imbronciata quel 18 settembre del ’66, un acquazzone rinfresca l’aria afosa della fine estate, ma quando l’arbitro Bigi di Padova guida le squadre in campo c’è un bel sole. Cudicini entra in campo e sembra quasi confuso nel dover affrontare tanti dei suoi vecchi compagni con quella maglia nera con una V bianca sul petto che sembra non essere la sua. Va a prender posto nella sua porta mulinando le lunghissime braccia come per scaldarsi e, arrivato nella piccola area, ha il suo bel daffare per convincere uno stormo di bengalini e passerotti a lasciargli libero il campo. Poi si passa i pugni chiusi sugli occhi, come a proteggersi dal’abbaglio del sole o, forse, a cancellare un velo di commozione per i suoi vecchi tifosi che lo salutano al grido di: “”Cu-di-ci-ni, Cu-di-,ci-ni””.

La Roma schiera: Pizzaballa; Olivieri, Sensibile; Scala, Losi, Carpanesi; Pellizzaro, Spanio, Peirò, Tamborini, Barison. L’allenatore è il grande Oronzo Pugliese. Il Brescia (nella cui rosa c’è anche un imberbe Ciccio Cordova)risponde con: Cudicini; Mangili, Fumagalli; Rizzolini, Vasini, Casati; Salvi, Mazzia, Troja, Bruells, Pagani. L’allenatore è Gei che ordina alla sua squadra un catenaccione degno di miglior causa. La Roma schiuma rabbia tutta la partita, ma a difesa della porta delle rondinelle c’è Cudicini che intende farsi rimpiangere, anche al cospetto di quell’incerto dirimpettaio di Pizzaballa, il portiere-acrobata che gli ha preso il posto e che rischia, nei rari contropiede bresciani, di far saltare le coronarie ai tifosi giallorossi con le sue esitazioni. Cudicini, invece, lui no, non esita, si erge a diga contro i vari Peirò, Pellizzaro, Paolone Barison dal sinistro al fulmicotone, persino contro il “”terzinaccio”” Sensibile, che gli scarica contro una bordata maligna su cui il futuro Ragno Nero vola da palo a palo per respingere. E quando sembra che lo 0-0 sia ormai inchiodato sul tabellone dell’Olimpico, c’è una sortita in avanti di Giacomino Losi, sui cui Mazzia commette fallo al limite dell’area. Barison si sistema il pallone e disegna una splendida traiettoria verso l’incrocio dei pali, lontano dalla portata di Cudicini. I giallorossi già esultano ma Fabio vola ancora a respingere sulla faccia interna del palo il pallone che torna in campo.
Riprende Tamborini e questa volta, con Cudicini ancora a terra, mette in rete. E’ 1-0 per la Roma, è il 75′ del secondo tempo e il risultato non cambia più. E’ vittoria per la Roma, ma Ragno Nero ha dimostrato di che pasta è fatto. Giocherà 18 partite in quel campionato, poi andrà a fare le fortune del Milan di Rocco, campione d’Italia e d’Europa.

da violanews.com

Adem LjajicNonostante l’esclusione nelle ultime partite della Fiorentina a causa del ritorno di Adrian Mutu, per Adem Ljajic è arrivata la chiamata di Petrovic, Ct della Serbia, per l’amichevole di mercoledì con la Bulgaria che segnerà l’esordio del talento viola in nazionale maggiore.

Ljajic ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Blic che vi riportiamo (traduzione di Violanews.com): “Sono felice di poter fare parte della prima squadra contro la Bulgaria. E’ un altro passo importante nella mia carriera. Ho visto anche che Tuttosport mi ha inserito tra i migliori giovani d’Europa ed è una grande soddisfazione. La Fiorentina? Oggi affrontiamo la Roma e nel weekend giocheremo contro il Cesena. Spero di fare due buoni risultati per avvicinarci al nostro obiettivo, che è un posto in Champions League. Penso che la Fiorentina abbia le qualità per raggiungere questo piazzamento. E’ passato quasi un anno dal mio arrivo a Firenze – continua Ljajic – e, come ho già detto, sono stati molto importanti per me Gulan, Avramov e Jovetic, che mi hanno aiutato soprattutto fuori dal campo. Sono soddisfatto di quanto sto facendo in questa stagione, anche se non ho giocato le ultime due partite. E sono contento che finalmente stiamo trovando continuità di risultati. Il campionato? La Lazio è la sorpresa, ma ha perso con la Roma e può ancora succedere di tutto. Il pareggio del Brescia contro l’Inter dimostra che nessun risultato è scontato e questo è il bello del calcio italiano”.

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