venerdì, Ottobre 18, 2024 Anno XXI


da iogiocopulito.ilfattoquotidiano.it

Olimpico tristemente vuoto ''grazie'' alle istituzioni“Se vediamo che le difficoltà di fruibilità continuano e si riducono gli spettatori, forse dovremmo iniziare a considerare stadi diversi e più piccoli”. Così il direttore generale della Roma Mauro Baldissoni tuonava qualche settimana fa, in relazione all’ormai cronico e silenzioso deserto in cui lo stadio Olimpico è chiuso da un anno e mezzo a questa parte. Una provocazione suffragata dalle dichiarazioni del tecnico Spalletti (“condivido ogni singola parola”) e di Daniele De Rossi (“I tifosi hanno ragione e vanno aiutati. Sono d’accordo con la proposta lanciata da Baldissoni”). La cui attuazione sarebbe forse impossibile (il Flaminio attualmente è inagibile, e tuttavia ricadrebbe sempre sotto l’egida di Questura e Prefettura della Capitale, altri impianti del Lazio come Frosinone, Latina, Viterbo e Rieti sono indisponibili per la Serie A, idem per Terni, mentre Perugia avrebbe sicuramente bisogno di qualche lavoro di ristrutturazione per disputare la massima divisione. Inoltre si deve pur sempre tener conto delle tifoserie e delle comunità locali, che dovrebbero far fronte a spese e disagi imprevisti che la Serie A comporta).
Continua >>

bannerpiccolo


Gli articoli sono gentile concessione di Claudio Colaiacomo: dal libro Roma Perduta e Dimenticata  Compton Netwon Editori – segui Claudio su facebook o su twitter


L’industria del mattone a Roma ha una storia millenaria che in sostanza nasce contemporaneamente alla fondazione della città. In epoca recente la produzione dei laterizi si è spostata a ridosso delle mura della Città del Vaticano, dove oggi scorre via delle Fornaci. La via deve il suo nome proprio ai forni che nel Seicento sbuffavano fumo e fiamme per creare gli elementi necessari a costruire palazzi e la nascente basilica di San Pietro.

Tra le pagine di questo libro, abbiamo già parlato della porta Fabbrica, murata, che un tempo serviva proprio per collegare la zona delle fornaci con il Vaticano. Oggi non rimane più nulla se non il nome della via e quello quasi del tutto ignorato della porta.

Raccolta Roma sparita

Raccolta Roma sparita – Via Baldo degli Ubaldi 1959

Negli anni che seguirono, le fornaci traslocarono di un paio di chilometri a nord oltre al cosiddetto monte del Gelsomino, presso un’area estesa fino a lambire l’odierno Piazzale degli Eroi e che ancora oggi preserva il nome antico, Valle dell’Inferno. Piuttosto singolare trovare una valle così denominata a pochi metri dalla città Santa! Eppure non si tratta solo di semantica, la valle era davvero infernale sia nell’aspetto e sia nelle condizioni di vita di chi ci abitava. Se ci fossimo affacciati dalle mura vaticane due secoli fa, magari al crepuscolo, la scena sarebbe stata inquietante. Decine di casolari e ciminiere illuminate dal bagliore del fuoco vivo, colonne di fumo e gente in perenne movimento, sudicia, intenta nel trasporto di argilla, carbone e mattoni su carrocci di legno. Una di quelle ciminiere è ancora sorprendentemente in piedi, ma per poco se qualcuno non interviene con urgenza. Si trova in via Baldo degli Ubaldi a ridosso del cavalcavia ferroviario. È quel che resta della fornace di Girolamo Veschi, uno dei più importanti produttori di allora. Continua >>

Raccolta Roma sparita 11.10.2016 PILLOLE & CHICCHE su Roma nostra di C. Colaiacomo : L’inferno a ridosso del Vaticano
Linquilina_del_Piano_di_Sopra_Corriere_dello_Spettacolo-858x335 11.10.2016 TEATRANDO di Paolo Leone : L’inquilina del piano di sopra – Roma, Teatro Golden (Via Taranto 36 – Metro A Re di Roma), dal 27 settembre al 23 ottobre 2016

CopertinaCdR-MultrasCopertinaCdR-Multras2

Banner-Teatrando-piccola


Gli articoli sono gentile concessione di Paolo Leone: dai siti corrieredellospettacolo.netculturaeculture.it, e settimanale MIO 


corriere dello spettacolo

Roma, Teatro Golden (Via Taranto 36 – Metro A Re di Roma), dal 27 settembre al 23 ottobre 2016

Con quanta grazia e leggerezza si può parlare di un male tanto comune come quello della paura di non piacere e del rifiuto, delle solitudini mascherate, del timore di dare e ricevere amore. Al punto da rinunciarvi e chiudersi in vite blindate, inaccessibili all’altro/a.  Antiche ferite, traumi irrisolti. Il tutto con il sorriso e una messa in scena che rivitalizza un testo come quello del parigino Pierre Chesnot,  L’inquilina del piano di sopra, un classico brillante dell’era moderna, in scena al Teatro Golden fino al 23 ottobre. Merito dei tre attori protagonisti: Gaia De Laurentiis, Ugo Dighero e Laura Graziosi, capaci di dare nuovo slancio a una commedia nota con le loro interpretazioni briose, ironiche, che rendono al meglio la leggerezza priva di banalità della pièce.

Linquilina_del_Piano_di_Sopra_Corriere_dello_Spettacolo-858x335

Perché i meccanismi comici di Chesnot sono tutto meno che banali, nelle righe della sua commedia c’è il dolore della vita, e nei suoi tre personaggi ognuno di noi può riconoscere qualcosa di proprio. La storia è quella di Sophie (Gaia De Laurentiis), bella parigina quarantenne che nel giorno del suo compleanno, sola nel suo appartamento alla vigilia di ferragosto, decide di suicidarsi, ma la telefonata provvidenziale della sua amica Suzanne (Laura Graziosi), tutta vita e feste, la convince a desistere e le propone una sfida: quella di impegnarsi a rendere felice il primo uomo che incontra. Il caso vuole (ma esiste il caso nella vita?) che l’unico disponibile sia l’inquilino del piano di sotto, lo scorbutico Bertrand, professore  single e non più giovane, apparentemente insensibile al fascino femminile, chiuso nel suo appartamento corazzato come il suo cuore. Continua >>