mercoledì, Ottobre 02, 2024 Anno XXI


Perché si sceglie, quando si sceglie, è difficile da dire. Ci sono spesso dei ragionamenti sofisticatissimi fino a sfiorare il delirio mistico. Altre volte si fa sull’onda dell’emozione, del sentimento.

Essere della Roma è una scelta, non ostante tutto, che fa il pari con la scelta di togliere Taddei e di mettere dentro Loria. Dite che c’entra poco?

Non siamo d’accordo.

Non siamo d’accordo perché sopra ad ogni scelta c’è appollaiato l’avvoltoio del destino che mescola le carte e, se c’hai la maglia sangue e oro, spesso te le da sbagliate.

Paradossalmente, se ci confrontiamo con la nostra tradizione, è molto più corretto lo stinco di Loria a Reggio Calabria che non la rovesciata di Julio Baptista a Torino, tanto per rimanere nelle cose che bene o male tutti ci dovremmo ricordare.

Quindi ieri tutto normale, nel solco della tradizione.

Se non si è in grado di accettare e sopportare questo karma è inutile incazzasse co Spalletti, se fa prima a cambià squadra.

A oggi, vedremo poi alla fine, la capoccia de Cicinho e l’acciaccata d’ova di Loria ci sono costati quattro punti. Basteranno tutti gli altri che faremo per conquistare la CL senza se e senza ma?

Lasciateci un minimo di perplessità. Perché?

E’ facile dirlo. Molti ieri hanno sottolineato con una punta d’orgoglio il cazziatone che Filippo “Rugantino” Mexes ha dispensato allo sfortunato compagno di squadra e l’occhiata perplessa indirizzata alla panchina giallorossa. Segno di attaccamento alla squadra, è stato il giudizio dei più. Chi avrebbe dovuto inveire contro il nostro beneamato franzoso quando ha steso Corradi senza ne colpa ne peccato e, soprattutto, senza necessità?

Vedrete quindi che procederemo così, tra un’amnesia ed un rimpallo, tra una partita del cuore e una del fegato.

Quest’anno è nato così, nel solco della tradizione. In questa continua corsa ad handicap che si declina, nel giuoco del calcio, in tre parole: AS Roma. 

Portiamo a casa un pareggio stiracchiato e immeritato, ribadiamo su un campo infame, contro gli ultimi della classe, il peggior attacco della serie A, schierando una difesa e un centrocampo sostanzialmente fatto da titolari. Ci possiamo attaccare ad un Aquilani e a un Tonetto “riserve” ma diciamolo piano perché ai nostri, al solo pensiero, verrebbe l’orticaria.

Buttiamola quindi sulle spalle di Loria, che c’ha faccia e fisico dello sparring partner, con l’obiettivo però di fare un sereno esame di coscienza.

Diciamo che è così perché è la Roma, e facciamo prima!

Archiviamo quindi questo scontro di ketch nel fango, sta nel nostro destino anche che con avversari modesti ci capiti sempre in mezzo alle scatole un campo di merda, e guardiamo al futuro lontano.

Messo in naftalina Panucci, il fratello e il buon Damiani, tre personaggi in cerca d’autore, il primo fortissimo calciatore e grande sparatore di magliette, i secondi solo grandi sparatori di cazzate, salutiamo invece con soddisfazione l’operazione che ha portato a Roma il capitano dell’Under 21 Motta.

Si tratta di un grande acquisto, nel solco del progetto AS Roma, in considerazione anche delle modalità con cui è stato perfezionato. Meglio di così sarebbe stato difficile fare e bisogna dare atto alla società che continua a proiettarsi nel futuro, continuando (purtroppo) ad intruppare in qualche piede fucilato.

C’est la vie. C’est la Roma.

 

 

Ad maiora