venerdì, Settembre 20, 2024 Anno XXI


Schegge d’informazione solcano il cielo come traccianti, illuminate solo per un attimo dai flash d’agenzia o dai riflettori delle telecamere.

Poi si perdono chissà dove, ferendo, mutilando vite, famiglie, storie personali.
Mille e passa morti sul lavoro in un anno.
Morti di fatica, di indifferenza, di profitto o di bilanci truccati di imprese fantasma o di multinazionali, per guadagnarsi il pane quotidiano del pater noster.
Schegge di cui non conosciamo il nome, né la storia, apparecchiateci la sera per contorno al piatto di bucatini da una televisione troppo spesso in rincorsa, perché la riflessione, quando arriva, è roba da seconda serata, da membra e palpebre appesantite.
Camionisti fermi sulle strade, al freddo, senza mangiare, senza dormire, chiusi nelle loro tartarughe di metallo che si trasformano in schegge per cercare, ferendo a loro volta a casaccio, un minuto di attenzione dalla politica troppo occupata a disperdersi in mille schegge di piccolo potere.
Cittadini isterici e colmi di ansia da prestazione quotidiana e pre-natalizia, che inveiscono contro i camionisti perché gli levano la benzina, e commercianti in ambasce perché se perdono anche l’occasione della strenna di fine d’anno si ridurranno anch’essi in mille pezzi.
Schegge d’infanzia sfruttata, violentata, uccisa e occultata che non ha voce per ribellarsi.
Schegge, come echi, di guerre lontane di bombe in piazza e nelle scuole, talmente veloci da farci perdere il conto.
Schegge di stranieri a cui viene negato ogni diritto, destinati a restare schegge tutta la vita o a bruciare come la coda di una cometa appresso al sogno di una vita normale.
Schegge di una curva che si faceva ammirare dal mondo intero e che ora si disperde, si lacera e magari se la prende solo con chi, fermando una scheggia su di uno scritto, in fondo vuol solo conoscere. Brandelli di cuori e di passioni spinti dal lasciarsi ora perché un amore non abbia mai fine.
Schegge di gioia pura confuse in mille schegge di dolore.
E tutti ci sentiamo il cuore gonfio, e non riusciamo a comprenderne la ragione, appesantito e trafitto da schegge che non sappiamo fermare.
Attoniti o infastiditi invochiamo la legge, l’Ordine, magari la galera, che qualcuno fermi le ingiustizie o ci dia almeno il tempo per capire e incasellare le mille schegge di una società che scopriamo impazzita.
Quando invece abbiamo solo il bisogno di ritrovarci ad una cena, di abbracciarci in un boato per un pallone che gonfia una rete o di specchiarci in un Muro di amici lontani.
Perché la nostra famiglia, i nostri affetti più cari non ci bastano più per vivere in pace col prossimo.
E immaginare che se il mondo fosse come lo vogliamo davvero avremmo tutto il tempo per ritrovare la nostra umanità, sapremmo fermare ogni scheggia e darle il giusto valore, ricomporre il puzzle e dargli la forma della nostra pietà e della nostra commozione.
Prima che uno specchio ci sorprenda irriconoscibili, a nostra volta tramutati in schegge.

Il sole muore già
E di noi, questa notte, avrà pietà
Dei nostri giochi confusi, nell’ipocrisia,
Il tempo ruba i contorni, ad una fotografia.
E il vento, spazza via
Questa nostra irreversibile follia,
Chissà, se il seme, di un sentimento rivedrà,
La luce del giorno, che un’altra vita ci darà!
Resta amico accanto a me
Resta e parlami di lei, se ancora c’è…
L’amore, muore, disciolto in lacrime ma noi,
Teniamoci forte e lasciamo il mondo ai vizi suoi!!!