giovedì, Settembre 19, 2024 Anno XXI


La Roma che tanto piace a noi, agli amanti del calcio, agli addetti ai lavori, si basa su una serie di equilibri difficilmente riproponibili con il cambio dei protagonisti in campo.

C’è un centravanti atipico, che ha anche la peculiarità di essere il migliore e più prolifico giocatore italiano in attività; c’è un trequartista atipico che fa il campo su e giù ininterrottamente, arriva alla conclusione in affanno e spesso la butta dentro, raddoppia e insegue tutti; ci sono due centrocampisti centrali che non buttano mai un pallone e che sono atipici anche loro diventando il giocatore in più sulla linea della difesa o su quella dell’attacco.

Ci sono due laterali brasiliani, a loro modo fuori dal comune anch’essi. E’ superfluo ai tifosi della Roma elencarne le qualità e i difetti vista la perfetta conoscenza dei nostri beniamini.

E’ un giocattolo bello, delicato, molto delicato.

Quando vengono a mancare uno, due, tre, quattro attori questo equilibrio viene meno, e ti ritrovi una Roma che magari costruisce più azioni ma che rischia di più oppure una Roma che non prende le misure del campo e tra un accidente e l’altro fa chiedere ai tifosi dov’è finita la Roma che tanto piace.

Ecco, a Torino è scesa in campo una Roma senza le misure del campo, che ha sofferto per tre quarti di gara un bel Toro (che si è divorato anche una serie incredibile di gol).

Non meritavamo di vincere e non abbiamo vinto perchè noi siamo coerenti e la legge che a gol mangiato corrisponde gol subito a noi ci fa un baffo, altrimenti avremmo vinto 4 a 0 visto quello che sono stati capaci di mangiarsi, invece l’unico tiro in porta l’ha fatto Mexes.

Totti, Perrotta, Taddei, Mancini (quello vero), non sono sostituibili da Vucinic Pizarro Giuly e Mancini (quello finto) nei loro ruoli e per caratteristiche proprie dei giocatori stessi.

Vucinic è il più grande equilibrista mai conosciuto, e se non avesse fatto il calciatore probabilmente lo avremmo applaudito come funambolo con il pallone sulla fune al posto dell’asta di equilibrio, Giuly e Pizarro non assicurano i rientri e le ripartenze brucianti di Taddei e Perrotta ma non è una loro colpa.

Se a questo aggiungiamo che di testa dentro l’area se non intervengono i difensori a noi non segna nessuno, che su punizione non facciamo paura nemmeno ad una squadra di allievi regionali e infine che contro una squadra che segna poco e naviga nei bassifondi della classifica i migliori in campo della nostra squadra sono stati Doni, Juan e Panucci abbiamo detto tutto della partita di Torino.

No, non tutto, resta ancora una cosa da dire: il rigore su Vucinic era grande come una casa, e probabilmente ci avrebbe consegnato una vittoria preziosa ma molto poco meritata.

Lasciamo perdere le vittorie stile bianconero e cerchiamo da vincere da Roma.