martedì, Settembre 24, 2024 Anno XXI


da Gazzetta dello Sport – romanews.eu

Philippe MexèsL’intervista integrale rilasciata da Philippe Mexes alla Gazzetta dello Sport.

Mexes, più apprezzato lei a Roma o Carla Bruni a Parigi? “Credo la Bruni a Parigi… e anche in Italia. Però è vero che qui mi vogliono bene”.
I tifosi della Lazio meno, vista la rissa di un mese fa fuori da una discoteca del centro. “Ho sbagliato a reagire, però non è bello sentirsi dare del transessuale o ricevere insulti sulla famiglia. Per fortuna è finito tutto, anche il segno della cinghiata è sparito. E poi comunque le ho date anche io”.
Se lei sta meglio come trova la Roma? “Infortuni a parte, non malissimo. Aver perso 1-0 con l’Arsenal non è grave. Il match più difficile lo ha l’Inter a Manchester, noi e la Juve siamo sulla stessa barca. Al ritorno possiamo rimontare, ma avremo bisogno dei nostri tifosi. Comunque Wenger è fra i più bravi allenatori in circolazione. Un campione nel far crescere i ragazzi, ma capace pure di giocare con Vieira e Henry”.
Contento del chiarimento fra Panucci e Spalletti? “Certo, ma il rapporto fra noi era sempre uguale. Era una cosa che riguardava loro. Christian ha sbagliato però ha dato tanto alla Roma”.
Peccato manchi in Europa. “E’ uno che ha tantissima esperienza, ma è stata una scelta della società”.
Ora c’è l’Inter. Paura? Il 4° posto è ancora da agguantare. “L’Inter è forte fisicamente e può metterci in difficoltà, anche perché abbiamo sempre i soliti problemi di continuità, ma è un piacere affrontare sfide del genere. Ibra e Adriano non mi fanno paura”.
A differenza dell’anno scorso non arbitra Rosetti. “Mi ha espulso ingiustamente e anche per questo abbiamo perso lo scudetto. Lui è bravo, ma contro di me sbaglia sempre. Mi butta fuori anche per falli che non commetto”.
Come giudica il baby Santon? “E’ bravo. Mi ricorda un nostro giovane, Aleandro Rosi, ma giocava poco e poi, se sbagli, qui i tifosi non ti aspettano”.
Non aspettano nemmeno più quelli del Milan. A proposito, ricorda il putiferio dopo la sua ultima intervista a Canal Plus? “Mi convinsero a fare due rettifiche tv qui a Trigoria, ma io chiedevo: ‘Perché devo parlare?’. Non avevo detto che volevo andare via, solo che il Milan era una grande squadra e l’interessamento faceva piacere. Cose che direbbero tutti”.
Chi va via da Roma però è tacciato spesso di tradimento. “Ma siamo dei professionisti, magari è la società che ti vende. Capirei se andassero via Totti o De Rossi. Comunque, se si è chiari non si tradisce”.
Teme che un giorno possa toccare anche a lei questa fama? “Mi porrò il problema se dovrò andare via”.
Sarebbe sorpreso se Spalletti andasse al Milan? “Sarei deluso, perché mi aspetto che resti qui”.
Perché il suo amico Giuly se n’è andato? “Non era abituato a questi carichi, a Barcellona lavoravano meno. Ora Ludovic sta bene, gioca, segna e il suo PSG è 2°”.
Perché il Barcellona può allenarsi meno? “Perché sono tutti fenomeni. Messi, Henry, Eto’o… Noi abbiamo bisogno di lavorare tanto, la nostra forza è il gruppo”.
Capitolo infortuni: sfortuna, allenamenti o terreni di Trigoria in precarie condizioni? “Tutte e tre le ragioni, perché le ricadute sono troppe. Lo staff medico non c’entra. I primi a fermarsi qualche volta dovremmo essere noi”.
Chiudiamo con il suo “nemico” Nedved: lo sa che si ritira? “Ci eravamo antipatici, ma è un campione. Ai suoi tifosi mancherà”.