mercoledì, Ottobre 30, 2024 Anno XXI


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Tante volte ho visto la Roma vincere sul campo di San Siro. Dominare l’avversario in modo netto, talmente netto che neanche le occasioni fallite potevano segnare un risultato diverso dal due. Eppure l’ingiustizia, non la sfortuna badate bene, ha sovvertito la realtà spesso e volentieri.

I giudici che entrano in questo maledetto campo, vista la loro pochezza morale e professionale, fremono nel favorire i colori di casa. È più forte di loro. Poco conta che Spalletti la incarta a Mourinho, c’è l’arbitro a scombinare il giudizio del campo.

Una Roma splendida nel primo tempo, realizza due gol e crea tantissimo, nel silenzio più assoluto del pubblico di casa. Un errore a inizio ripresa regala le speranze ai nerazzurri (o bianconeri fate voi) ma poi Brighi rimette tutto come prima. Due gol di scarto questo dicono le regole.

Ma arriva lui, vuole fare il fenomeno paranormale. Non esiste la normalità se cozza con il potere, ed ecco che l’umile servo esegue gli ordini senza pensare, vista la ristrettezza del suo cervello. L’occasione gli capita e lui non se la fa sfuggire timoroso di non poter intervenire più in un match già segnato.

Il coatto pischello con la maglia a strisce si butta come neanche il miglior Inzaghi. Nessuno si aspetta il rigore, neanche la famiglia Moratti in tribuna con il tronchetto dell’ingiustizia al seguito. Ma il servo agisce, è il suo momento, fischia con tanto di quel sollievo che temeva di portarsi sul groppone una sconfitta del padrone.

Rigore! E cosi sia! Sempre il coattello trasforma e poi zittisce i tifosi ospiti e tira fuori la sua infinita lingua a schernire chi gioca rispettando le regole. Dicono che sia un campione, per ora non lo è e forse non lo diventerà mai perchè nella vita capita a volte di incontrare qualche pazzo che ha il senso di lealtà. E li sono dolori.

Il pareggio era cosa già scritta nel momento del furto. Anzi ci sarebbe stata addirittura la vittoria, ma l’Inter sta talmente a pezzi che proprio non ce l’ha fatta.

Un applauso infinito alla squadra giallorossa. Una prova inaspettata, nell’emergenza più nera, senza panchina, con il forfait del capitano prima dell’incontro. Talmente generosa che nonostante la condanna inflittale dal fischietto ha avuto la forza di provare a conquistare comunque i tre punti. De Rossi e Menez hanno avuto due buone occasioni e forse li neanche il servo avrebbe fatto in tempo a metterci la pezza.

Lo schifo più totale viene completato dagli altri servi, umili e tristi, che vivono di luce irradiata dai loro padroni. Commentatori, giornalisti, opinionisti. Il vomito più totale, la negazione dell’essenza dell’essere uomo. Le bestie seguono il capobranco.

L’unica cosa positiva della pessima partenza della Roma è che non ci stiamo giocando lo scudetto. I nuovi ladri se lo giocano con i vecchi, con la vittoria scontata di chi adesso ha il potere.

I tre punti sarebbero stati fondamentali per la corsa al quarto posto, anzi avrebbe aperto spiragli interessanti tipo la possibilità anche del terzo con il Milan risucchiato nella lotta per i due posti champions.

È dura, soprattutto quando la squadra ha un equilibrio instabile come la Roma quest’anno. Non fare bottino pieno quando giochi cosi pesa inevitabilmente sul cammino che oramai volge al termine. Bisogna però provarci, per evidenziare cosi in maniera netta la differenza tra i limiti propri e l’ingiustizia che regna sovrana nel calcio e nel mondo.

petra@corederoma.it