mercoledì, Ottobre 02, 2024 Anno XXI


La partita contro l’Udinese avrebbe dovuto essere una sorta di riscaldamento fatto bene pre-Arsenal. Sono queste le partite che riescono peggio alla Roma, per assurdo avevamo più timore di una prova così e così sabato scorso rispetto alla partita di Milano, e così, purtroppo, immancabilmente è stato.
Poi c’è stata la ciliegina sulla torta del mancato (e sacrosanto) rigore negato all’Udinese, cosa che ha ringalluzzito gli ascari nerazzurri della penisola (che si danno il cinque con gli altri ascari, i milanisti e gli juventini che ciclicamente nel momento della gloria si scoprono grandi tifosi per poi sparire nelle loro provincie fino alla vittoria successiva).

E giù e-mail “rubate anche voi”, “perché non protestate ora?” e altre amenità del genere.
Nel novero del campionato della Roma, anzi di tutti i campionati della Roma, un rigore regalato o non concesso a nostro favore influisce nelle vicende e nelle sorti della nostra squadra quanto una goccia d’acqua nel Mediterraneo (anzi Mare Nostrum). E’ inutile poi parlare dell’espulsione di DDR o dell’arbitraggio di Udine dell’andata (rigore contro per fallo fuori area, rigore netto negato un minuto dopo a Vucinic e ammonizione dello stesso), l’Udinese come la Roma e tante altre squadre, nel dubbio a volte hanno decisioni a favore, altre contro, come è normale che sia.

Ma in ogni caso noi, regali non ne vogliamo e lo diciamo e lo dimostriamo.
Era il 1998 se non ricordiamo male quando desciamp (du’ sciampi) entrava come un autocarro sulle caviglie di Gautieri in area, rigore non concesso, proteste, Petruzzi espulso gol e vittoria juve, l’ennesima poco pulita, anzi (oggi semo de anzi) zozza come sempre.
La settimana successiva la Roma giocò a Lecce, al primo contatto in area, rigore per la Roma (dubbio, men che dubbio, non c’era). I romanisti al seguito che allora potevano itinerare nella penisola chiesero a gran voce di sbagliarlo. E’ questa la differenza tra noi e voi (voi ascari a strisce qualunque sia il colore delle stesse).

Noi siamo e rappresentiamo una città, dei valori, un modo di essere, vogliamo vedere la Roma giocare bene, amiamo questa squadra che vince poco o niente ma non per questo non le stiamo vicino, non vorremmo mai vincere uno scudetto rubando come fece la juve a lungo e come fa l’Inter ora, non avremmo mai accettato di cucirci addosso uno scudetto per procura e poi festeggiare:
le nostre feste, rare, sono indimenticabili agli occhi del mondo come tutto ciò che ci riguarda; un milione di persone che colorarono di sangueOro il Circo Massimo non sarà mai eguagliato da nessuno, neanche se allestiscono treni e aerei speciali gratuiti per Torino e Milano da tutta Italia dopo grandi slam di cinque trofei insieme (se fossero tutti italiani i trofei ci riuscirebbero pure, ma c’è l’Europa di mezzo che ha sempre fatto giustizia dei ladroni italioti).

Ci vuole amore, sentimento di appartenenza alla città prima ancora che alla squadra, il tifoso sangueOro, anche quello di fuori Gra (in pratica fuori dal mondo) si sente Romano prima ancora che romanista, cosa ignota ai trentin-venet-marchigian-lazial-campan-calabro-lucan-siculi juve-milan-interisti, che di certo si sentono campioni a fasi alterne ma mai milanesi o torinesi.
E’ il tifoso del Toro che si sente Torinese, è il fiorentino e il napoletano, il genoano e il bolognese, tutti avversari acerrimi, ma da rispettare.

Già le stiamo vicino dicevamo.
Mercoledì sera ci aspetta un incontro difficile, difficile per l’avversario che incontriamo e difficile per le condizioni in cui ci accingiamo ad affrontarlo. De Rossi nada, Totti, Aquilani, Juan, Pizarro mezzi mezzi (più mezzi rotti che mezzi sani), Perrotta out, Cicinho out (auguri puffo), Panucci out(List) Baptista e Menez a codice binario.
Non ci deve importare.
Sosteniamo la Roma dal primo all’ultimo minuto, lasciamo da parte torti e colpevoli di questa stagione strana e storta, non è il momento di processi o lamentele, voi che sarete con noi all’Olimpico gridate dal primo all’ultimo minuto il vostro amore per la Roma: se dovessimo farcela festeggiamo il passo avanti, se così non dovesse essere, tributiamogli un grande abbraccio immenso…

…Damose da fa, semo romani, diceva Karol.