venerdì, Ottobre 18, 2024 Anno XXI


da ilmessaggero.it

UniCredit Banca«Non posso, come è nel nostro stile, divulgare informazioni di carattere privato, quindi neppure quelle del gruppo Sensi». La Roma in banca, come titolava ieri Il Messaggero. Perché è lì che si decide il futuro del club giallorosso e queste sono le parole di Alessandro Profumo, presidente di UniCredit, chiamato a rispondere, nel corso dell’assemblea che si è tenuta a Roma, sulla situazione della Compagnia Italpetroli, controllante della società di Trigoria.

Come previsto, durante l’assemblea, sono arrivate le domande sulla grana Roma. Un socio, Pedersoli, ne ha fatte quattro: «E’ stata pagata la rata che scadeva a dicembre di centotrentuno milioni? E se non è stata pagata perché? Esiste un piano di rientro del debito realmente percorribile? Perché si è deciso di non esercitare l’opzione del due per cento».

Profumo si è soffermato due volte sulla situazione debitoria della famiglia Sensi. La prima solo sinteticamente, la seconda più esplicitamente: «Voi avete riassunto informazioni recepite dai media, ma noi non possiamo darne su questo. Quello che possiamo e dobbiamo confermarvi è che presidiamo la gestione degli impegni secondo regole di sana e prudente amministrazione, ovviamente sempre nella miglior tutela delle nostre posizioni creditizie».

Nonostante l’insoddisfazione del socio Pedersoli («sembriamo la banca dell’Epifania»), l’ultimo passaggio conferma l’incidenza di UniCredit su una possibile cessione della Roma. Sfumato un anno fa l’accordo con il gruppo Soros, ecco almeno un paio di opzioni, entrambe straniere, per la famiglia Sensi che vorrebbe resistere alla guida del club giallorosso e al massimo auspicherebbe l’ingresso di un partner di minoranza. La Banca adesso vorrebbe che fossero analizzate meglio che in passato prima di scartarle. Profumo, anche se con garbo, si è esposto. Senza ufficializzare numeri e scadenze, ha chiarito che ci sarà «la miglior tutela delle nostre posizioni creditizie».

Scontata la presa di posizione: da presidente, garantisce tutela a UniCredit e non alla Compagnia Italpetroli. Dunque il pressing, per quanto non aggressivo, esiste. Perché, un po’ come hanno fatto i tifosi con la squadra, la pazienza della banca sarebbe finita. Darà ancora qualche settimana di tempo per risolvere i problemi attuali e poi esigerà le prime risposte. Non è detto che, non rispettata da Italpetroli la scadenza di fine dicembre, venga riscadenzato il debito. Anzi è più facile che Unicredit decida di prendere in mano la situazione.

Perché la Banca comincerebbe ad aver qualche perplessità sull’entourage che circonda la famiglia Sensi. Già la scorsa settimana avrebbe ricordato, a Rosella e all’avvocato De Giovanni, l’errore compiuto un anno fa a non cedere la Roma a George Soros. Adesso, con due opzioni, non è il caso di perseverare.

Unicredit sa chi è Roger Tamraz, il finanziere egiziano, magnate del petrolio e con interessi diversificate in altri settori. Sa meno del gruppo Fioranelli e del finanziere tedesco che stanno lavorando presso lo studio Irti anche in queste ore. La banca vigila, si rende conto il prezzo della Roma non è più quello di un anno fa e comunque non boccia nessuno dei possibili acquirenti. Ma comincia ad aver fretta. E non aspetterà mai i proventi di uno stadio per il quale non si sa ancora chi dovrà poggiare la prima pietra. Anche perché Unicredit tiene in grande considerazione il peso sociale della Roma calcio per la città e i tifosi.

Ugo Trani