giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


da ilmessaggero.it

Vinicio FioranellLa Dinasty della Roma non finisce di stupire. Non soltanto ieri Vinicio Fioranelli, l’agente Fifa capofila della cordata svizzera-tedesca, non sarebbe stato “audito” in Consob ma, contrariamente a quello che avrebbe riferito ad alcuni amici romani, non sono in programma colloqui con Unicredit, azionista di minoranza col 49% di Italpetroli di cui è il principale creditore. «Non abbiamo mai incontrato il signor Fioranelli», spiega a Il Messaggero Paolo Fiorentino, deputy ceo (vice amministratore delegato) della banca di piazza Cordusio, «e non abbiamo in agenda appuntamenti con lui». Di più non dice il banchiere delegato a gestire in prima persona il delicato dossier dal quale Unicredit vorrebbe uscirsene al più presto riavendo i circa 280 milioni di crediti più gli interessi.

L’incontro di Fioranelli in Consob dovrebbe avvenire in settimana ma l’appuntamento dovrà essere ancora fissato. La Commissione che vigila sulle società quotate in Borsa ha riavviato il monitoraggio ascoltando tutti i personaggi che negli ultimi tempi sono stati in qualche modo coinvolti nelle voci sulla cessione del club giallorosso e che hanno messo in “agitazione” il titolo”.

Tra i personaggi sentiti nei giorni scorsi dalla Consob ci sono l’imprenditore farmautico Francesco Angelini che avrebbe ridimensionato il suo interesse, le sorelle Sensi, l’avvocato di queste ultime Gianroberto De Giovanni, i banchieri di Unicredit.

Ieri l’organo di controllo avrebbe ascoltato tre revisori della Pwc, la società che certifica il bilancio della Roma. Gli sceriffi della Commissione quasi certamente rivolgeranno a Fioranelli una raffica di domande, partendo dal contenuto della missiva indirizzata nei giorni scorsi alla Italpetroli, a suo nome e dell’imprenditore tedesco Volker Flick in cui si fa riferimento a un’offerta da presentare per la maggioranza della squadra di calcio. E non si può escludere che la Commissione voglia convocare anche il “socio” di Fioranelli.

Alla Consob gli uomini della banca avrebbero ripetuto di essere all’oscuro delle trattative, da cui si tengono alla larga, anche perché Italpetroli e la As Roma hanno ribadito di recente di avere pieno titolo per trattare. Detto questo, però, come in tutte le società indebitate e per di più in mora non avendo pagato la rata di dicembre e in vista della prossima scadenza di fine giugno, i margini di manovra e di autonomia del “debitore” sono limitati. Anche perché, in base al contratto sul debito, i proventi delle dismissioni devono essere canalizzati per estinguere il debito con Unicredit. Che resta alla finestra anche se nei contatti esistenti tra azionisti, l’istituto avrebbe solo rammentato all’avvocato dei Sensi che l’eventuale offerta della cordata Fioranelli dovrà essere valutata concretamente riguardo l’esistenza dei soldi – quindi l’agente Fifa dovrà presentare una fidejussione bancaria a prima richiesta – e l’esistenza di referenze sull’identità dei futuri proprietari. Anzi la credibilità dei partecipanti alla cordata viene considerata prioritaria.

E comunque Unicredit, essendo una banca, con una controllata in Germania, Hvb, ha maggiori mezzi e possibilità per verificare le credenziali. Ecco perché piazza Cordusio resta alla finestra, avendo comunque in mano tutte le “leve” previste dall’accordo sul debito e che entro fine giugno potrebbe attivare se il debitore, cioè Italpetroli, rimanesse in mora.

Vinicio Fioranelli ieri ha avuto un vertice con alcuni esperti di società di calcio quotate in Borsa, per preparare l’audizione in Consob, scontata dopo il comunicato di Italpetroli. In più ha lavorato con i suoi legali e tecnici per aggiornare la documentazione richiesta dall’avvocato De Giovanni, legale della famiglia Sensi, soprattutto ulteriori garanzie bancarie (non solo estere, a quanto pare).

Da una settimana Fioranelli sta attivando i suoi canali con i procuratori stranieri che gli possono offrire giocatori di primo piano. L’agente Fifa, però, non può garantire una squadra agli interlocutori per i loro assistiti. Siamo ancora ai sogni e, al massimo, alle promesse.

Rosario Dimito e Ugo Trani