sabato, Settembre 21, 2024 Anno XXI


Cícero João de Cézare (Cicinho)da romanews.eu

Le dichiarazioni di Cicinho alla trasmissione “Guarda che Lupa”, la rubrica di Sky in onda su Sky Sport 1 domani alle ore 18.30.

Da cosa deriva il nome Cicinho? “Cicinho è un diminutivo di Sìsero, per la statura. Questo nome ha una storia: mia madre non poteva più avere figli, dopo averne dati alla luce quattro e dopo aver perso l’ultimo. Poi, è rimasta di nuovo incinta e, dopo quattro parti normali avvenuti in casa, io sono stato l’unico figlio nato in ospedale. Siccome la gravidanza era stata complicata, mia madre fece un voto: se fossi nato bene, in salute e senza problemi, mi avrebbe chiamato Sìsero, in omaggio ad un sacerdote che esiste in Brasile, padre Sìsero, e che è considerato e venerato come un santo”.

Sull’infanzia. “La mia infanzia è stata difficile come quella di molti, ma ho avuto il privilegio di non lavorare fino a 18 anni. Mio padre Claudio era un fumatore: quando sono nato io ha smesso con le sigarette per investire su di me i soldi risparmiati. Non ho mai sofferto la fame, ma ero in difficoltà se dovevo comprare dei vestiti o uscire con gli amici. Non avevo soldi per andare ad allenarmi, così ho fatto dei lavoretti extra per rimediare qualche soldo.
A 18 anni giocavo nel Botafogo di Ribeirao Preto e, un giorno, decisi di smettere. Volevo andare a lavorare, ma i miei genitori non vollero. Mi dicevano: “Continua a giocare fino ai 21 anni, se a quell’età non avrai sfondato ti troveremo un lavoro. Ma fino ad allora proviamoci, facciamo una scommessa, vediamo se riesci a fare una vita diversa da quella dei tuoi fratelli che lavorano dalla mattina alla sera”. Mio padre vedeva che avevo qualità per diventare un calciatore professionista, io non ero d’accordo. Pensavo che arrivare in una grande squadra sarebbe stato difficile, addirittura impossibile per chi giocava in una squadretta come il Botafogo di Ribeirao Preto. In quel momento ho chiesto l’aiuto di Dio per scegliere la strada giusta. L’ho trovata grazie a lui e questo mi ha rinforzato sul piano morale. Non ero più felice di giocare, volevo smettere per avere una vita normale, uguale a quella dei miei amici, non più allenarmi tutta la settimana per passare in famiglia solo il sabato. Meglio lavorare dal lunedì al venerdì e poi andare a divertirmi con quelli della mia età. Poi ho cambiato idea ed è stato meglio così”.

È vero che hai tanti tatuaggi? “Ho 15 tatuaggi sul corpo. Mi piacciono, ma oggi non li farei più. All’epoca, però, mi piacevano, non sono pentito. Nella Roma devo avere il record: Mexes arriva a 11-12”.

Sul passaggio dal calcio spagnolo a quello italiano. “La complicazione più grande al mio arrivo a Roma è stata il cambio nel modo di giocare. In Spagna si pensa di più a toccare il pallone, qui in Italia ci sono più contatti fisici e più palloni alti. All’inizio questa differenza mi ha reso le cose difficili, poi mi sono adattato.

Chi sono i tuoi idoli? “Cafù è un idolo consacrato, è impossibile per me pensare di arrivare a vincere la quantità dei suoi titoli. Mi piacerebbe diventare il suo erede, lui è il mio idolo, così come Roberto Carlos e Javier Zanetti dell’Inter, un giocatore che mi è sempre piaciuto come laterale”.

Come sei diventato cittadino italiano? “Mio nonno era nato in Italia ed era andato a vivere in Brasile. Si è sposato con una brasiliana, ha creato una famiglia e nei nostri ricordi parlava sempre di Roma. In realtà era nato vicino a Roma”.

Come avete scoperto che il luogo di nascita era Vicovaro Mandela, a pochi chilometri ma non Roma? “E’ stata la mia avvocatessa, Giovanna Cipolletti, dopo una ricerca durata un anno e mezzo. Ha scoperto il luogo di nascita di mio nonno e in sei mesi ho ottenuto il passaporto”.

Hai segnato tre gol col Botafogo, quattro con l’Atletico Mineiro, dodici con il San Paolo, due con il Real Madrid. La Roma aspetta il tuo primo gol italiano… “Lo aspetto anch’io e credo che sia vicino. Non lavoro per far gol, ma per dare assist ai miei compagni. Io faccio il laterale e i miei gol sono gli assist per le punte”.

Hai giocato finora 16 partite in campionato, ma solo 2 da titolare, 3 in coppa Italia, 5 in Champions League. E’ molto o poco? “Io, naturalmente, vorrei giocarle tutte, come titolare, ma faccio parte di un gruppo guidato da un allenatore. E’ lui che sceglie la squadra, io sono a disposizione per aiutarla. In questo periodo sono contento perché sto giocando. Sono felice di far parte della Roma e vorrei completare i miei 5 anni di contratto”.

Dall’epoca di Falcao non si vedeva un’accoglienza così festosa a Fiumicino… “Me l’hanno detto in parecchi ed è una giornata che mi resterà impressa per sempre. Toccare con mano l’affetto di una tifoseria speciale e la fiducia che i romanisti hanno dimostrato nelle mie qualità è stato bellissimo. Io cerco di migliorare ogni giorno e il mio lavoro in campo è dedicato anche a contraccambiare tutta la stima e l’affetto che i tifosi mi hanno dimostrato. Qui la concorrenza è grande, ci sono laterali da nazionale come Cassetti e Panucci, due giocatori straordinari e in un ottimo momento di forma come me. E’ un privilegio dell’allenatore poter scegliere tra tre laterali destri ambiziosi e di qualità. All’inizio sono stato criticato, ma come spesso mi è successo in carriera, sono riuscito a trasformare le critiche in elogi”.

Cosa vuoi migliorare nel tuo modo di giocare? Cosa ti chiede Spalletti? “Lui vuole che io migliori nella fase difensiva e ha ragione. Neanche io sono soddisfatto al 100% del mio rendimento, nel senso che cerco sempre di correggere gli errori e di migliorare. Questo mi aiuta molto, penso sempre all’errore da non ripetere o a come crescere. Ma devo anche dire che i miei progressi in marcatura sono stati grandi dal giorno del mio arrivo”.

Hai lavorato anche con Capello al Real: qual è la differenza principale tra lui e Spalletti? “Sono diversi nel comportamento. Capello non scherza molto, è molto serio. Spalletti, invece, sta sempre con noi, partecipa al nostro lavoro, si diverte, fa parte del gruppo”.

E’vero che giocate in modo spettacolare ma con poca grinta? “No, giochiamo con qualità, ma sappiamo farci rispettare. Alcune partite si vincono anche giocando male. Il calcio è così, soprattutto qui in Italia dove il calcio è fatto di molta forza. Noi abbiamo molti giocatori leggeri e bravi con la palla al piede, logico che tentiamo di sfruttare la nostra qualità”.

La Roma può eliminare il Real dalla Champions? “Certo, io ci credo, noi siamo forti esattamente come il Real Madrid. Abbiamo giocatori che interessano al Real Madrid, vogliamo tutti giocare la partita della vita e sentiamo già i brividi dall’emozione. Lo aspettiamo noi, lo aspettano tutti i nostri tifosi, anzi dovremo stare attenti a non farci trascinare dall’euforia e dall’attesa. Chi piace al Real dei nostri giocatori? Si è parlato di Mancini, di De Rossi, di Aquilani che interessa a molti club, ma adesso giocano qui e servono alla Roma per provare ad eliminare il Real”.

Il primo gol di Cicinho con la Roma potrebbe arrivare contro il Real, la tua vecchia squadra? “Magari, sarebbe ancora più bello. Io non ho niente contro il Real Madrid, lì ho passato due anni splendidi, ma oggi gioco nella Roma e sto molto bene qui”.