lunedì, Settembre 23, 2024 Anno XXI


da forzaroma.info

Paolo BertelliOggi in conferenza stampa hanno parlato due dei collaboratori tecnici di Luciano Spalletti, Luca Franceschi e Paolo Bertelli, rispettivamente addetto al recupero degli infortunati e preparatore atletico.

Si è parlato molto degli infortuni a ripetizione capitati lo scorso anno e delle nuove metodologie di lavoro a Riscone di Brunico.

Molte novità da questo ritiro. “Tra le altre cose stiamo utilizzando la telemetria, uno strumento che serve a vedere in diretta la frequenza cardiaca di tutti i giocatori”.
Avete trovato giocatori in soprappeso dopo la sosta? “Bisogna vedere di che tipo di soprappeso si parli. Se il sovrappeso è di due, tre chili è fisiologico”.
Ma in generale c’è qualcuno che ha preso chili? “Il peso è relativo, importanti sono le percentuali del grasso. La percentuale è vicina a quelle che abbiamo registrato. L’ottimale è l’otto-nove percento. Un centrale ne ha meno bisogno, un esterno di più”.
Come gestirete la preparazione anticipata? Quali sono stati i problemi della preparazione dell’anno scorso? “Non credo l’anno prima si siano fatti 82 punti solo perché la preparazione era ottimale. Per fare risultati le componenti sono tante. Lo scorso anno il buongiorno si è visto dal mattino. Non siamo riusciti ad avere un gruppo sostanzioso per gli allenamenti tutto l’anno. Tutti parlano di annata negativa. L’inizio è stato negativo, ma il gruppo ha dimostrato di essere sano. In Champions fuori ai rigori, in coppaItalia usciti con l’Inter, non con il Torino, con tutto il rispetto per il Torino. Siamo partiti con l’handicap , poi perdi energie a rincorrere sapendo che se perdi una partita la stagione è finita”.
Come si fa ad avere un rendimento costante? “E’ una novità giocare così presto. L’anno scorso siamo stati gli ultimi a radunarci. Quest’anno i primi, da bravi cattolici. Da ultimi siamo stati i primi. Comunque sono due sole partite, poi fino al 20 non ne hai altre e ci sono altre due settimane. Prima con l’Intertoto eri costretto a giocare sei, sette partite di fila. Sostanzialmente cambia poco, sono due partite, come quando vai a fare l’amichevole con il Tottenham. Vediamo il 17 che squadra ci capita”.
Il Napoli lo scorso anno, in Intertoto è uscito con il Benefica, poi è partita benissimo per poi crollare. “Non è una partita, hanno perso con il Benfica dopo aver fatto sei partite. Sono partiti forte, poi…Se le cose vanno bene è facile. Se parti male, come noi l’anno scorso, non è facile. Entri in campo e al primo tiro ti fanno gol. Poi, puoi pareggiare e non lo fai. L’anno scorso siamo stati bravi a non affogare. Qui aRoma con inizi negativi sono arrivati grandi problemi in passato. Siamo finiti sesti, non è il massimo, ma neanche il minimo. Dall’undicesima giornata alla fine abbiamo avuto una media alta, 53 punti. La fotografia è la partita di Bologna, ci siamo pareggiati da soli all’ultimo minuto”.
Tornando al Napoli: c’entra la prepatazione anticipata nel crollo della squadra? “C’è stata la sosta, hanno iniziato male e poi nel nostro calcio se perdi tre partite di fila diventa difficile, vai ad allenarti e fai fatica. L’ansia, vi sarà successo anche a voi, ti porta via tutto. I ragazzi sono stati bravi a non perdersi. Fino alla gara con l’Inter eravamo in corsa per la Champions. Abbiamo fatto tre pareggi in gare che con più fortuna avremmo vinto”.
Cosa avete cambiato per prevenire i problemi muscolari? “Visivamente abbiamo cambiato, lo scorso anno abbiamo iniziato tardi e fatto amichevoli impegnative da subito. Già questo è un cambiamento. Non ci era mai capitata una situazione del genere, pensiamo di aver individuato dove siamo stati un po’ leggeri”.
Colpa anche dei calciatori? “Non lo sai, è come con i figli. Stanno tre ore con te e dieci con gli altri. Noi sappiamo dove siamo un po’ mancati”.
Perché non si può sapere? “Sono cose nostre”.
Ma il numero di infortuni come si spiega? “E’ stata anche l’importanza dei nomi a cui sono avvenuti gli infortuni. Sono i nomi mancati che hanno pesato sulla bilancia. Non puoi prendertela se devi forzare qualcosa in fase di recupero. Questo porta a dei rischi che a volte devi correre. Per il discorso degli infortuni, tutte le grandi squadre hanno medie simili o superiori alle nostre. Tutte le gare che devi fare e la tensione ti portano grossi rischi. Molte squadre vicino a noi hanno gli stessi problemi. Questo è il sistema, sta a noi capire come adeguarci”.
Chi degli infortunati che sono fuori (Doni, CIcinho, Juan e Aquilani) possono essere recuperati prima? “L’esperienza mi dice che le date non le posso dire, perché ci sono delle variabili che possono rallentare o accelerare. Non è che un giocatore che è in campo è già recuperato”.
Doni? “Presto per parlare di queste cose, sono cose più mediche”.
Perrotta si è di nuovo fermato. “Lui ha un problema di una cicatrice, in un particolare movimento questa gli da la scossa. È un problema di 4-5 giorni. Ora lo sta curando, doveva riequilibrare alcune cose, lo sta facendo”.
Menez? Questa fragilità, per molti giocatori, come va gestita? “Se hai dei giocatori – e qui a Roma siamo da tempo, ormai – puoi conoscere i ragazzi. Menez veniva da un’operazione, non una cosa che risolvi detto-fatto. Certo vogliamo rispettare le sue problematiche, ma deve giocare alla velocità di tutti. Se non tollera i carichi dovremo vedere un piano personalizzato”.
I più in forma? “Dipende dalla struttura, uno come Philippe (Mexes, ndr) soffre i primi giorni per la sua struttura. Altri entrano subito in condizione.
I migliori al test di Conconi? “Taddei, Perrotta, Malomo, Barusso, Cassetti. Barusso per il fisico, gli africani hanno struttura fisica diversa. Ho avuto Muntari, è uno sia forte che resistente”.
Quelli che rientreranno il 20 luglio potranno essere pronti per l’Europa? “Va visto quando arrivano come stanno e come sta il gruppo. Dieci giorni non sono tanti ma neanche pochi. Più facile per il 6 agosto”.
Juan come sta? “Io so che Juan ha questa cicatrice, gli da fastidio. Mi ha detto che andava in Brasile e lì avrebbe valutato”.
Sembra non reggere le due-tre gare a settimana “Non ha particolari controindicazioni a giocare spesso”.
Sembra tra i più fragili. Lavorerà a parte? “Ha un suo protocollo di lavoro”
Ma queste cicatrici come vengono? “Quando ti fai male si crea un taglio. Poi, c’è la cicatrizzazione della lesione. Se la cicatrice non è elastica nei movimenti non controllati ti mette in difficoltà. È come se in un elastico ci fosse dentro un sasso. Quella è una forma di scarico della muscolatura. Però è il movimento incontrollato che ti mette in difficoltà”.
Taddei è stato due anni con questi problemi. “A memoria è successo che il primo anno si fece male a Firenze al polpaccio. Era novembre e ha avuto un po’ di problemi. Poi si fece male a fine stagione e l’anno dopo a Bucarest si fece male. Poi entri in un ciclo dove ti mancano gli allenamenti, arriva la partita importante e vuoi starci e si fa di tutto per metterlo nella condizione di farla”.
Andreolli a Roma sembrava a rischio carriera. A Sassuolo è guarito dai problemi alla schiena. “Bene, ovviamente. I problemi si risolvono con un percorso. Non è detto che il momento in cui lo risolvi è quello in cui avviene. Il percorso è anche quello che hai iniziato a fare prima. In unambiente dove ha trovato ritmi e motivazioni, credo abbia trovato serenità”.
Vucinic? Convive con il mal di schiena da tempo… “Non guarisci dall’oggi al domani. È un problema che sta risolvendo. Dove hai male ci ribatti. Con l’Arsenal, urtò e ci andò a ribattere. Ci sono cose che non può ancora fare a livello di potenziamento”.
I problemi alle caviglie di Aquilani? “Se prendi un ex giocatore e fai una radiografia alle caviglie ti spaventi. Sta facendo il suo percorso e quando verrà qui faremo le valutazioni. I calli ossei? Te li fanno venire i colpi che prendi”.
Vantaggi della montagna? “Dipende da come fai le cose. Qui è un bel posto. La migliore e la peggiore stagione le abbiamo fatte entrambe dopo la preparazione a Trigoria. È sempre come vanno e come iniziano le cose che fa la differenza. Se fai otto punti in dieci partite è dura. L’anno prima se ne erano fatti sedici”.
Può esistere un’usura muscolare per chi per anni ha dato il fritto? “In generale in tutti gli sport, l’impegno consuma. Anche lo stare sotto pressione. Giocatori che tre europei e mondiali fanno duecento partite in tre anni. Daniele viene da anni – lui poi ha le capacità di farle tutte – in cui ogni anno ha molte gare. Sono partite importanti poi, e anche a livello mentale scaricano”.