mercoledì, Ottobre 02, 2024 Anno XXI


Il MessaggeroTornano i russi nella partita della Roma calcio. E l’arrivo coincide con la battute finali del complesso accordo tra Mediobanca, Unicredit e la famiglia Sensi che porterà alla nomina di un amministratore delegato in Roma 2000, la subholding di Italpetroli che controlla la società giallorossa. Col mandato specifico di cedere il bene più pregiato del gruppo allo scopo di dare una sforbiciata ai 400 milioni di debiti, dei quali 300 fra capitale e interessi nei confronti di piazza Cordusio.

Due giorni fa, secondo quanto risulta a Il Messaggero, rappresentanti di questo gruppo del paese dell’est più esteso del mondo avrebbero incontrato uomini di Unicredit a Roma presso lo studio legale di quest’ultimo, Grimaldi e associati. Top secret sul nome di questo potenziale acquirente che allo stato avrebbe solo manifestato l’intenzione di esaminare il dossier. Prematuro definire questi contatti vere trattative in senso formale ai sensi della normativa vigente che comunque in questa fase non avrebbero coinvolto i Sensi, azionisti al 51% del gruppo. Di cui Unicredit oltre ad essere il principale creditore, è anche l’azionista al 49%. Ma prima di affrontare un negoziato ufficiale, è chiaro che il potenziale acquirente voglia avere abboccamenti con la banca che con la sua iniziativa a tutela dei propri crediti, ha in mano il pallino decisionale sulle sorti della As Roma. La nomina del professionista alla guida della controllante del club giallorosso sarebbe la mossa di compromessi concordata con Mediobanca, advisor di Italpetroli, difronte all’inadempienza del gruppo nel restituire i debiti secondo il piano di riscadenzamento siglato a luglio 2008.

Non è la prima volta che un pretendente di nazionalità nella Federazione Russa entra sul terreno di gioco della Roma. In un recente passato altri russi sono arrivati a un passo dalla chiusura. Il negoziato con la Nafta Moskva, colosso economico russo con interessi nel petrolio, banche, siderurgia si è svolto in due round, a cavallo del 2003-2004 e nel 2006. Pingue anche l’offerta che cinque anni fa misero sul tavolo: quasi 400 milioni di euro. Una somma che oggi è solo un’utopia a causa della tempesta economica abbattutasi sui mercati di tutto il mondo nell’ultimo anno. In Borsa la società giallorossa capitalizza 131 milioni dopo che ieri il titolo ha chiuso in rialzo del 6,1% a 0,992 euro. Per come stanno le cose comunque l’approfondimento dei contatti coi russi o con altri eventuali acquirenti dipende dalla conclusione degli accordi di governance fra Unicredit, Mediobanca e i Sensi che prevederanno l’arrivo del commercialista romano alla guida di Roma 2000.

Ieri pomeriggio a Milano i legali delle parti avrebbero portato avanti il negoziato. E si stanno definendo i vari punti del complesso accordo allo scopo di evitare che la nomina dell’amministratore delegato in Roma 2000, voluto da Unicredit, dia luogo al cambio di controllo sulla società di calcio, secondo la normativa finanziaria. Per essere chiari se la decisione dovesse essere presa congiuntamente dai Sensi e da Unicredit si potrebbe verificare il caso di controllo congiunto sul club col rischio che si debba lanciare l’opa sul 33% sparso sul mercato. Questa eventualità prenderebbe corpo se la decisione scaturisse all’unanimità dal consiglio di Italpetroli dove siedono i rappresentanti dei due azionisti. Caso diverso sarebbe se il consiglio di Italpetroli decidesse a maggioranza, quindi con l’esclusione dell’avvocato Roberto Cappelli, rappresentante di piazza Cordusio. Sottigliezze giuridiche poco rilevanti agli occhi del grande pubblico ma significative a quelli della Consob, l’organo di vigilanza sulle società quotate che segue con attenzione da tempo gli sviluppi sull’assetto dell’As Roma. La stesura di questi accordi ha fatto protrarre le trattative fra le parti ben oltre il tempo prefissato. Ma ora la firma sembra davvero molto vicina.

Rosario Dimito