domenica, Settembre 22, 2024 Anno XXI


da ilmessaggero.it

Riconosciuta la colpa cosciente. Il pm aveva chiesto 14 anni. Il padre di Gabbo: è una vergogna, ma c’è la giustizia divina. La madre: ucciso di nuovo. L’agente: piango di gioia. La difesa: pena eccessiva

Gabriele SandriAREZZO (14 luglio) – L’agente della Polstrada Luigi Spaccarotella è stato condannato a sei anni per la morte di Gabriele Sandri, il 26enne tifoso laziale ucciso da un proiettile l’11 novembre 2007 nell’area di servizio dell’A1 Badia al Pino.

«Non fu omicidio volontario». Il poliziotto, imputato di omicidio volontario, è stato dichiarato colpevole di omicidio colposo con l’aggravante della «colpa cosciente», ossia della previsione del fatto. Il pm Giuseppe Ledda aveva chiesto 14 anni per omicidio volontario. La decisione dopo nove ore di camera di consiglio della Corte d’Assise di Arezzo.

L’agente: piango di gioia. «Piango di gioia. Ho fatto bene a credere nella giustizia» ha detto Spaccarotella al telefono con il proprio avvocato Federico Bagattini. L’agente non era presente in aula oggi e mentre aspettava la sentenza aveva detto: incrocio le dita e aspetto. Spaccarotella per ora non andrà in carcere: i suoi difensori hanno, infatti, annunciato appello, per cui, in base alle previsioni del codice di procedura penale, l’imputato attenderà in libertà il processo di secondo grado, che si svolgerà probabilmente il prossimo anno. Solo quando la sentenza nei confronti di Spaccarotella diventerà irrevocabile sarà emesso il provvedimento per l’esecuzione della pena.

Difesa: pena eccessiva. Il difensore di Spaccarotella Federico Bagattini ha detto di essere contento per l’agente perché è «stato riconosciuto quanto ha sempre detto, e cioè di non aver voluto ammazzare nessuno». Ha aggiunto che la pena «è molto gravosa, tropo eccessiva e su questo punto faremo appello».

L’avvocato della famiglia Sandri: «Una pessima soluzione». Michele Monaco ha spiegato che il reato è stato derubricato da omicidio volontario per dolo eventuale a «omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento: la cosiddetta colpa cosciente». Monaco ha poi detto di aver percepito che il giudice abbia stabilito una provvisionale in favore dei Sandri, ma ha spiegato che il trambusto che si era creato in Aula non gli ha permesso di capire a quanto ammonti.

La reazione dei genitori di Sandri. «È una vergogna per tutta l’Italia, non credo più alla giustizia, provo amarezza, sconforto, faremo appello, andremo fino all’ultimo grado di giudizio» ha detto il padre Giorgio che ha aggiunto: «Credo molto nella giustizia divina che penserà a Spaccarotella, a quella non potrà sfuggire senz’altro». «Hanno ammazzato mia moglie un’altra volta, hanno ammazzato mio figlio» ha detto al Tg5 consigliando «a tutti i cittadini di non spendere più i soldi per la giustizia perché se la giustizia è questa sono soldi buttati. Non sono bastati cinque testimoni che hanno visto quello che ha fatto l’individuo, quando basta un pentito di mafia per mandare gente all’ergastolo per 30 anni, evidentemente la divisa ha il suo peso». Sandri ha parlato di «discorsi assurdi, pazzeschi perché se io come ha detto anche il pubblico ministero volessi ammazzare una persona e all’ultimo momento ci ripenso ma mi parte il colpo perché ho tremato, insomma, credo che non cambi nulla. Sono disgustato, sono disgustato, disgustato, disgustato».

«Con quale coscienza i giudici hanno fatto una cosa del genere?» chiede la madre di Sandri, Daniela. «Quando i giudici andranno a casa, come faranno a guardare i loro figli? Non credo più nella giustizia, mi viene voglia di andare via dall’Italia», ha aggiunto, «non hanno creduto a tanti testimoni, è incredibile». E ancora: «Me l’hanno ammazzato una seconda volta».

Grida in aula, offese fuori dal tribunale. Quando il presidente della Corte, Mauro Bilancetti, ha pronunciato la condanna dal pubblico si sono levate grida e insulti: «Buffoni, maiali, vergogna!». Per qualche decina di minuti, la bagarre è continuata fuori dal tribunale. Pianti, urla, insulti; una ragazza è svenuta. Presenti in aula gli amici del ragazzo con bandiere e la famiglia Sandri. Cristiano, il fratello del giovane ucciso, ha chiesto ai presenti di stare tranquilli in nome di Gabriele: «Facciamola finita, non uccidiamo per una terza volta Gabriele».

Gli irriducibili: ai poliziotti è permesso tutto. «Questa sentenza è una vergogna. Ai poliziotti è permesso tutto! Un cittadino normale avrebbe preso 20 anni, come è giusto che sia» ha detto il leader degli Irriducibili, gruppo storico della curva nord dello stadio Olimpico, Gianluca Tirone. «Questa non è giustizia – aggiunge – dopo una sentenza del genere penso che ogni cittadino si debba sentire offeso, indignato e schifato». Secondo Tirone la sentenza stabilisce che «i tifosi sono considerati cittadini di serie B e tutti possono fare nei loro confronti qualsiasi cosa, anche utilizzarli come bersaglio».

Riconosciuta la colpa cosciente. La colpa cosciente ricorre quando l’agente ha previsto l’evento senza però averlo voluto (a differenza della colpa incosciente, che è senza previsione alcuna dell’evento): in definitiva, l’agente Spaccarotella avrebbe sparato contro Sandri – secondo i giudici – senza intenzione di ucciderlo, ma accettando il rischio che quell’evento potesse verificarsi. L’omicidio colposo è punito dal codice con una pena massima di cinque anni: è quindi verosimile – ma lo si saprà solo quando la sentenza sarà depositata – che i giudici abbiano determinato la pena sommando al massimo previsto per l’omicidio colposo un altro anno proprio in virtù dell’aggravante della colpa cosciente.

L’accusa di omicidio volontario era stata formulata contro l’agente già pochi giorni dopo l’11 novembre del 2007 ed era stata confermata in udienza preliminare. Per questo, la decisione di oggi della corte d’Assise ha sorpreso gran parte del pubblico. Proprio sulla volontarietà dell’omicidio si è giocato tutto il processo. Per il pm Ledda, a dimostrare che l’agente sparò dopo aver preso la mira, ci sono soprattutto le testimonianze di cinque persone che hanno raccontato quei frangenti: una guida turistica raccontò di aver visto Spaccarotella puntare l’arma per cinque secondi. In aula, il magistrato ha anche impugnato una pistola giocattolo, mimando l’agente che, con le braccia tese, puntava tenendo la Beretta con due mani.

La tesi della difesa. Gli avvocati Bagattini e Francesco Molino hanno invece puntato sull’accidentalità dello sparo e, soprattutto, sulla deviazione che il proiettile avrebbe subito impattando con la rete che divide le due carreggiate autostradali.


Sentenza Sandri, Alemanno: profonda insoddisfazione, pena troppo mite

Gianni AlemannoROMA (14 luglio) – Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha espresso «profonda insoddisfazione» per la sentenza che ha condannato l’agente di polizia Luigi Spaccarotella a 6 anni di reclusione per l’omicidio di Gabriele Sandri».

Pena troppo mite. «Pur riservandomi di leggere le motivazioni della sentenza, mi pare non accettabile – aggiunge – la derubricazione del reato da omicidio volontario a colposo. In ogni caso, la pena risulta troppo mite rispetto a un fatto così grave che ha duramente colpito non solo la famiglia ma tutta la città». «Mi auguro che il Pubblico Ministero, data la diversità fra le richieste e la sentenza, – conclude Alemanno – ricorra in appello e, in quella sede, la sentenza possa essere rivista per non lasciare in tutto il mondo degli sportivi romani un senso di profonda ingiustizia».

Appello del gruppo Pdl capitolino alla calma. Si dicono sgomenti e interdetti per la sentenza i consiglieri comunali del Pdl, Alessandro Cochi, Marco Visconti, Federico Guidi, Ugo Cassone, Luca Gramazio. Il gruppo consiliare Pdl del Comune di Roma «in attesa del ricorso in secondo grado di giudizio, che speriamo possa rendere giustizia a Gabriele, e in questo momento di amarezza che sta coinvolgendo i tifosi della Capitale, ci uniamo all’appello rivolto da Giorgio Sandri affinché tutti mantengano la dovuta calma».

Perplessità del Verde Paolo Cento e del deputato del Pdl Claudio barbaro, mentre il collega del Pd Walter Verini, tra i promotori della Fondazione intitolata a Gabriele Sandri, auspica che «le ragioni della famiglia possano trovare ascolto nei successivi gradi della giustizia».