sabato, Settembre 21, 2024 Anno XXI


Mentre i più spensierati nelle schiere lupine caricano la sirena per il prossimo ritorno ufficiale in campo, i perplessi cercano appigli nella memoria per ricordarsi quando e se hanno vissuto uno schifo simile nella storia recente della Magica.
Senza una lira, con un futuro societario incerto, sembra che l’unica strada percorribile sia quella del sacrificio di qualche gioiello di famiglia. Questa prospettiva non può che far viaggiare la memoria verso l’anno in cui Alvaro “Calce e martello” Marchini vendette Spinosi, Capello e Landini alla Juventus.
Grande personalità quella dell’ex presidente della Roma e ci viene da suggerire ai più giovani di andarsi a cercare nel web una vecchia intervista del Guerin Sportivo del 1975. Servirà loro a conoscere un po’ di storia della AS Roma e a capire che, in fin dei conti, pur essendo passati quasi quarant’anni, il nostro paese sia rimasto sostanzialmente immobile, accartocciato su se stesso come plastica squagliata dal calore.
E nel registrare la virata sul tornante che ci ha portato nel giro di soli dodici mesi a domandarci “chi se vennemo” in luogo di “chi se compramo”, vorremmo spendere due parole su quella che ci sembra l’evoluzione del tifo romanista che, almeno in una sua larga parte, è passato dall’adesione fideistica alla logica del cliente.
E la Storia in questi casi è sempre un po’ mignotta.
Fu infatti proprio l’amico e socio di Vinicio “Lunedì” Fioranelli, tal Sergio Crackgnotti, a definire i suoi tifosi non più come tali ma come “clienti”. E se è pur vero che in fin de conti si trattava di laziali, la definizione non fu ne gradita ne elegante.
In questi molti di noi “semo tutti daa Roma”, ci duole dirlo, si sono clientizzati, lazializzandosi.
Non potrebbe spiegarsi altrimenti l’adesione acritica ad un progetto dai contorni indefiniti, come quello del summenzionato Lunedì che, nell’impossibilità di presentare l’anno scorso una garanzia di due milioni di euro per comprarsi il Bologna, sarebbe stato in grado di presentarne una cento volte più grande, solo dodici mesi dopo, per fare il padrone delle ferriere alla Rometta.
Nel frattempo il glorioso Bologna è andato ad un imprenditore albanese e, chiediamo perdono in anticipo per il cattivo pensiero, sarebbe stata la giusta nemesi per tutti coloro che nella nostra curva si ispirano a ideali di superitalianità passatista spennellata di futurismo.
Allora giovedì ce ritocca? Sembra proprio di si.
Se già riuscissimo a capì se giocamo cor Gent o cor Gant staressimo un pezzo avanti.
Ma purtroppo fare chiarezza, de sti tempi e in questa città, è diventato un mestiere sempre più difficile. E se a qualcuno non je sta bene po sempre chiamà er numero verde.
Hai visto mai che te risponde un disco co la voce de Bruno Conti?
Ad maiora