lunedì, Settembre 30, 2024 Anno XXI


Parecchi anni fa, e forse ci sarà ancora, al Luna Park dell’Eur c’era un grande labirinto di cristallo. La situazione era forse meno claustrofobia di quella dei labirinti tradizionale.

Da fuori si poteva vedere tutto quello che succedeva dentro e viceversa, ma uscirne, proprio per lo stesso motivo, non era facile.

Quando eri sicuro e strasicuro di aver imboccato la strada giusta sbattevi l’immancabile nasata sulla vetrata trasparente e bisognava ricominciare tutto da capo.

A rifletterci bene è l’allegoria perfetta della situazione dell’AS Roma. Da fuori si vede tutto, ed anche molto chiaro il perché le cose vadano in un certo modo, la competenza sugli ostacoli di cui è disseminato il cammino dovrebbero far crescere la confidenza sulla capacità di poterli superare. Purtroppo però le nasate arrivano puntuali lo stesso, non appena si gira l’angolo e si pensa di essere finalmente usciti.

Si tratta, e lo diciamo senza enfasi, di uno dei periodi più caotici della storia giallorossa. Noi seguiamo assiduamente la Roma dall’età della ragione, diciamo dai primi anni 60, e soltanto in un paio di occasioni abbiamo provato una sensazione di angoscia così profonda. La prima quando morì il presidente Viola e la seconda quando la Roma sembrava sull’orlo del fallimento grazie alla oculata (anche se il prefisso non è proprio la o) gestione Ciarrapico.

A quei tempi però le posizioni erano più chiare e forse anche noi eravamo diversi.

Il successo sportivo per noi si collocava ai confini di un vero e proprio “sogno miracoloso” mentre oggi è diventato una conditio sine qua non  del tifoso cliente.

I nuovi “bisogni”, di difficile soddisfazione, vengono sollecitati dalle necessità di una comunicazione che deve avere a disposizione un prodotto appetibile altrimenti entra in crisi il rapporto con le “amiche aziende” e cala il fatturato.

E paradossalmente ciò che si vende deve essere “mirabile” o “fracico”. La normalità non interessa nessuno. Si tratta, ahinoi, di cose sapute e risapute ed è inutile cercare di riscrivere qui il Bignami del “Moderno Mondo del Calcio”.

Il prologo ci è servito però per poter introdurre una questione che sarebbe assai più facile schematizzare con uno di quei diagrammi di flusso che sono tanto cari a chi si occupa di organizzazione e/o di calambour legati alla suddetta.

Si parte, paradossalmente, esattamente dal punto dove si vuole arrivare. Da li discendono e si declinano tutte i discordi di questa annata che sarà non facile.

Se il discorso è “scudetto” abbandoniamo subito il campo perché a sta cazzata nun ce crede (almeno così dovrebbe essere) più nessuno.

La società è commissariata nei fatti perché svolge solo e unicamente l’ordinaria amministrazione. Una lira entra e una lira esce.

A cambiare le cose non ha interesse la Sensi, non ha interesse la banca o le banche, non ha interesse il potere politico e sportivo che dal primo trae linfa vitale…anzi.

Lungi dal tirare fuori di nuovo le litanie del complottone, basta vedere come si è comportato l’arbitro ieri sera. Non t’ha regalato nulla e t’ha levato tutto quello che ti poteva levare, compresa la mancata espulsione di quel cristiano che, nemesi romanista, poi alla fine ti ha purgato.

Della topica di Morganti, almeno fino a stamattina e fuori dalla comunicazione giallorossa, non ne ha parlato nessuno. C’è da stupirsi?

Affatto. Questo è un paese dove giornalisti si permettono di contestare le dichiarazione di tre poveracci sopravvissuti naufraghi che hanno miracolosamente portato a casa la pellaccia affermando che ottanta persone sul gommone ritrovato alla deriva non avrebbero mai potuto entrarci. Vogliamo entrare nel merito?

Possiamo scagliarci, e lo facciamo da tempi non sospetti, sull’horror vacui che si dipinge sulla faccia di Spalletti non appena le cose non si mettono come lui se le aspetta.

E’ la stessa faccia che fanno i bambini allo zoo quando la scimmia gli ruba il gelato. Assolutamente non previsto dal copione. Si potrebbe dire con il poeta “E nun se fa capace stu cocchiere” ma quello è “Core Furastiero” celebre canzone napoletana.

Ma è sin troppo evidente che Spalletti è sinergico a Rosella e viceversa, come lo sono un po’ tutti, indipendentemente dalla bravura, quelli che fanno parte dello staff direttivo di questa, oramai, disgraziata società.

Per non parlare poi dei giocatori. Tra chi non tira mai il fiato e chi il fiato (e il talento) l’ha finito da un pezzo, ci sarebbe da scrivere un libro.

Se invece si entra nell’ottica di un’annata senza infamia e senza lode, da un galleggiamento da centro classifica, allora la prova di ieri sera assume tutta un’altra fatta. La Roma di ieri sera non è stata quella di Palermo o del Napoli delle prime due giornate dell’anno scorso, dove dopo venti minuti finivano i soldi. Qualche piccolo barlume di speranza c’è. Ed è questo, a nostro avviso, l’angolo giusto dal quale giudicare la prestazione.

Si risparmia sulle coliche di fegato e sui rodimenti di culo.

Se i sogni si fanno più piccini allora possono essere contenuti all’interno, quelli si, di un Progetto. A Genova, per esempio, ci sono riusciti e il padrone è un industriale del giocattolo. Per noi che invece stiamo ancora nel business delle callaroste, ci vorrà un po’ più di tempo.

 

Ad maiora