mercoledì, Ottobre 02, 2024 Anno XXI


Niente di nuovo dalle parti dello stadio Olimpico. Stesse maglie in campo stesso risultato. Non si riesce mai a vincere una partita in casa, contro le solite squadre del nord. Milan, Inter o Juve è sempre la stessa storia. Vincono sempre loro. La Juventus è una buona squadra e niente di più. Ottima impostazione tattica, buoni giocatori e qualche fuoriclasse, cercato e voluto, oltre che profumatamente pagato. Noi abbiamo contrapposto tanta confusione ed una formazione completamente inadatta. Non sono un tecnico, ma qualche partita di calcio l’ho vista e mi è sembrato anomalo non vedere tra gi undici iniziali Mirko Vucinic relegato in panchina. Non è certamente questa la causa della sconfitta, sia chiaro, perché è stata chiara la tanta confusione di una squadra, che non sa cosa fare per pensare che, con il montenegrino in campo, il risultato possa essere stato diverso.
Uscendo dallo stadio a fine partita, ho avvertito, nei discorsi di scia del dopo partita dei tifosi tanta rassegnazione. Non ci si incazza più. Visi non scuri che addirittura sfiorano il sorriso. Poche considerazioni su quello che non è andato in campo. Il tifoso di curva, perché è lì che vivo le mie giornate calcistiche, non ci crede più, rasenta l’indifferenza. Quello che è il valore aggiunto, per una squadra di calcio, sta venendo meno: la tifoseria, quella più accesa si sta spegnendo e questa è una piccola tragedia. Per far sfiorire la passione che ci ha sempre contraddistinto come tifoseria, deve essere accaduto qualcosa di grave o puramente stanno cambiando i tempi, e quello che era “il tifoso della Curva Sud” sta sempre di più diventando un opinionista da salotto, o da poltrona se preferite.
Intanto, come dichiara la Sensi, Spalletti ha abbandonato la nave, si è dimesso ritenendo di essere lui il male di questa squadra. Di questo non ne sono convinti però molti tifosi che gli hanno tributato il giusto commiato, in quello che è definito: il mondo mediatico. FaceBook e tutto quello che fa opinione rende gli onori a Luciano, che comunque ha lasciato il suo segno nella storia di questo club.

Il tecnico toscano a Roma arrivò può o meno nella stessa attuale situazione. Molti debiti, squadra da rivedere ed ambiente da normalizzare. In questi anni, a Trigoria sono arrivate tre coppe e tre secondi posti, ed onestamente non è cosa da poco. L’Italia calcistica non è avvezza a vedere un tecnico sulla stessa panchina per più di un lustro. Anche per Spalletti è stata rispettata la regola dell’allenatore che paga per colpe sue e degli altri. Società e giocatori in prima fila come attori protagonisti di una quasi catastrofe. Vedremo. Intanto le polemiche diventano pane quotidiano in tutto l’ambiente, che ha dimenticato evidentemente momenti ben più peggiori di questo.

Intanto come suo successore arriva un figlio di Roma. Arriva Ranieri che dopo aver girato mezza Europa tenta di disattendere il luogo comune che “nessuno è profeta in patria”.
Non ha vinto molto, se non qualcosa in Inghilterra, però è uomo da spogliatoio ed anche un buon tattico, oltre che una predisposizione a lanciare giovani dal settore giovanile: non è una caso che la Juventus dopo anni è riuscita a lanciare in prima squadra ottimi elementi del proprio vivaio.

Ma allenare la Roma è difficile, questo lo sa anche Ranieri. In questo momento di annebbiamento societario chiunque avrebbe paura di bruciarsi la carriera. Però non è tutto negativo come sembra. In fondo ha una buona rosa, che aspetta solo una nuova onda di motivazione oltre che una sistemata tattica, vista la tanta confusione che anche professionisti come loro possono accusare. Poi chissà che alla fine si possa arrivare ad una conclusione positiva per la storia della transazione societaria ad altro proprietario.

Joe Silente