lunedì, Settembre 30, 2024 Anno XXI


E ci risiamo. Nuovamente ho avuto l’impressione di una squadra che aspetta il triplice fischio finale. Un nugolo di giocatori assenti con la testa e con le gambe. Un netto passo indietro non c’è che dire, dopo le incoraggianti precedenti partite di campionato. Sarà che Catania è sempre Catania, non perché davanti avevamo il Barcellona, ma per l’ambiente che si trova: anzi che troviamo, ogni volta che si scende nella città sicula.
Forse è propria questa la causa della brutta prova di ieri. La paura dell’ambiente tutto, può avere intimorito i ragazzi. Forse, ma non ne sono convinto, anzi vorrei che fosse così a questo punto, almeno si avrebbe una flebile speranza che sia stata una passata passeggera.
Per la prima volta, ho assistito al match in modo passivo e colmo di rassegnazione. Solitamente, davanti ad una trasferta della Roma, ho le punte delle dita, dei piedi e delle mani fredde, quasi gelate. Ieri ero quasi assente, perché avevo la sensazione che niente sarebbe successo di buono da farmi esultare, come al solito in modo scomposto. La sensazione era di una squadra che non si trova in campo e che gioca ad un continuo gioco a nascondersi. Quello che accade in campo è frutto di una improvvisazione totale, dove si cerca di mettere in pratica i consigli del tecnico, ma che in realtà i consigli rimangono fini a se stessi, o vengono registrati solo dalle mura degli spogliatoi.
Comunque anche a Catania, c’è stata la prova che esiste una “giustizia sportiva divina” e che le furberie antisportive alla fine si pagano. Certe società e rispettive tifoserie meritano il dilettantismo, con tutto il rispetto per la categoria dei dilettanti. La partita con la Roma per Catania è diventata la sfida dell’anno, neanche fosse un derby. Tutto lecito si intende, ma questo odio proprio non lo capisco. Da anni prendono sveglie a destra e sinistra. Prendono 5 gol dalla Juventus o dall’Inter e li vedi ridenti appoggiati alla loro panchina. Poi arriva la Roma e si giocano la vita. Questo, almeno a carattere personale mi rende orgoglioso, ma il tutto, visto nell’ottica di una semplice partita di calcio, mi sembra eccessivo.
Rimane comunque il fatto di capire quale sarà la strada che percorreremo da qui alla fine di un campionato che sembra sempre più incerto e livellato verso il basso. Riuscirà questa squadra a camminare insieme al suo tecnico?. Si getterà alle spalle il fantasma di Spalletti?. Domande che forse solo i risultati, a partire dal match con il Napoli, domenica prossima, potranno dissipare, perché si sa che nel calcio, soprattutto a Roma, quello che è nero stasera è bianco domani mattina.
Permettetemi di registrare positivamente il ritorno in edicola del “Romanista” che può piacere o non piacere, rimane sempre una particolare editoriale che ci contraddistingue, per lo meno, non leggo titoli che riguardano la Lazio… e scusate se è poco.

Joe Silente