lunedì, Settembre 30, 2024 Anno XXI


triclinium

Non credo esista popolo che, su questa terra, abbia dato di più agli uomini, oltre ai romani. Acquedotti….strade…terme..luoghi di culto sono senza dubbio gli elementi più conosciuti. Ma questa etnia così poliedrica e grandiosa ha dettato regole e stile anche nel rituale più quotidiano e millenario di sempre: Il convivio. I romani, di qualsiasi levatura sociale, ritenevano la consumazione del pasto di estrema importanza: Si iniziava al mattino con il “Jentaculum” equivalente della nostra colazione, e poi il “Prandium”… ovvero il pranzo. Questi due momenti, in realtà, non ricoprivano la stessa importanza della cena, considerato il pasto principale. Nei ceti più elevati prima della cena si andava alle terme. Si discuteva e molto spesso si invitavano gli amici nel proprio Triclinium luogo della casa dove si mangiava sempre distesi su di un fianco, da qui infatti l’etimo della parola: Klinai… ovvero tre letti. Proprio così…Letti…I romani distesi, consumavano diverse pietanze innaffiate da una bevanda ancora non proprio vino come quello che è oggi sulle nostre tavole, ma una specie di mosto allungato con acqua in quanto altamente alcolico. Dobbiamo all’Impero anche la divulgazione e la salvaguardia della vite, dunque del Vino. Inoltre già in quell’epoca chi poteva, aveva in casa un cuoco personale, più che cuoco un vero e proprio artista, che deliziava gli avventori con piatti coreografici pur avendo a disposizione pochi alimenti. Possiamo quindi dire che la figura dello “chef” è stata partorita anche dalla lupa?  Si, diremo questo ed anche altro.

Amavano la bella vita. E le cose belle. Il triclinium infatti era spesso un luogo accogliente con numerosi affreschi sui muri dai colori pompeiani.

Che i Romani abbiano insegnato al mondo l’arte del trattarsi bene?  Che i Romani abbiano insegnato al mondo che circondarsi di cose belle fa bene allo spirito…? Pensiamo alle donne di questo Impero glorioso che si immergevano nel latte per donare alla loro pelle l’eterna giovinezza e pensiamo alle dimore auree dei suoi Imperatori.

Luoghi di feste e convivio da condividere con gli amici.

Questo amore per lo stare insieme appartiene ancora oggi a questa gente . Lo respiri nelle trattorie, ma puoi sentirlo anche, in una serata tra amici e conoscenti. Quell’amore per la giovialità, quel rompere un attimo dal quotidiano per divagarsi nella schiuma di una birra o in un bicchiere di rosso. Davanti a un piatto di bucatini, oppure davanti ad una pizza.

Conta lo stare insieme.

E ti accolgono.  Anche se di Roma non sei. Quanto abbiamo da imparare e da ammirare. Anche questa è una forma di bellezza. Che delizia ogni senso, in tutti i sensi. Grazie ai romani per averci insegnato che la tavola non è solo un momento per soddisfare un bisogno biologico. Grazie per averci insegnato che il convivio può essere momento di gioia ed aggregazione,capace di abbattere qualsiasi distanza.