Categorie Il Redazionale Scritto da r. cdr lunedì, 25 Gennaio alle ore 09:26
Per noi che il primo pelo è caduto da un pezzo, una vittoria a Torino contro la juve è motivo di grande, grandissima gioia. Non lo sanno Mister, non lo sanno a Torino (quei pochi) e non lo sanno al sud, in Veneto, in Emila, in Sicilia e Calabria, non lo sanno fuori da Napoli e da Firenze, non lo sanno nelle Marche e in Puglia, invece lo sanno gli ascari di fuori raccordo e gli infiltrati dell’urbe che tutti accoglie, sanno che vuol dire vivere a Roma e di Roma, sanno la passione e l’identificazione che il romano ha con la sua squadra, sanno e girano alla larga. Oggi in Italia si parlerà della Kostner e della Ferrari, di Nadal e delle ripercussioni nei mercati mondiali del tracollo dei bond argentini, di Dan Brown e dell’esoterismo nell’Europa rinascimentale. A Roma invece cari tifosi delle vittorie viviamo di pane e magica, per lei soffriamo e con lei gioiamo, abbiamo sulla pelle le stimmate delle infami partite rubate e delle sconfitte cocenti ma meritate, i tatuaggi indelebili di quei pochi momenti di immenso che consegniamo attraverso le immagini della nostra gioia al mondo, e abbiamo la certezza ora, di avere una squadra con le palle, che lotterà su ogni pallone fino alla fine, guidata con razionalità da quel mister che avete ripudiato e bollato di incompetenza e che per fortuna è ripartito dalla base, casa sua, per tornare da Cesare a spargere sale sulle rovine di quello che un tempo fu il regno della triade, basato su giocatori forti, arbitri comprati e armadietto dei farmaci straboccante di merda. Hanno riversato ogni sorta di insulto sul nostro grande capitano, e lui da grande condottiero ha risposto da par suo, è entrato, ha visto e poi vinto. Dormi tranquillo Candreva e sogna quel gol, – se segno esulto – Ave Roma, la tua gente ti acclama. |