venerdì, Ottobre 04, 2024 Anno XXI


La trasferta di Ascoli non è che l’ultima tappa nella missione che si è assegnata quest’anno la Roma nel beneficiare tutte le più scarse del campionato. I Romanisti DOCG queste cose le sanno, le hanno viste e riviste e sanno anche prevederle. Per averne conferma basterebbe solo rileggere le nostre misere cronache o il Muro di CoredeRoma di questi ultimi giorni.Ma il tifoso romanista oltre ad avere facilità nelle profezie è anche pieno di contraddizioni, in fin dei conti è il destino di quelli che sono in buona fede.
Ed è per questo che oggi ci permettiamo di autodefinirci dei “bugiardi”.
In ogni trasmissione che abbiamo avuto l’occasione di ascoltare in settimana il ritornello era sempre lo stesso. Giochiamo con la primavera, no con gli allievi, meglio con i giovanissimi. Se fosse stato per qualche oltranzista saremmo addirittura scesi in campo con i pulcini.
Saremmo stati tutti disponibili a qualsiasi sacrificio pur di evitare che uno dei nostri avesse potuto farsi anche una semplice abrasione su uno dei ginocchiucci santi.
E il giocatore romanista queste cose le sente, ha antenne lunghissime per captare l’atmosfera da strapaese e l’anticipo dell’ennesima partita della vita.
E quindi inutile stare a pensare a come è andata a finire oggi in terra di Marche.
C’è da dire che i nostri erano partiti anche benino, ma c’è voluto poco più di un quarto d’ora per capire che quei tre o quattro ai quali era stata risparmiata la pugna sono fondamentali per far si che la Roma possa definirsi una squadra.
Quando l’ha capito anche l’allenatore oramai mancavano venti minuti alla fine e siamo riusciti a malapena a impattare una situazione che buttava alquanto male.
Ma è abbastanza inutile che ora si spendano parole per recriminare. Basta solo aspettare un paio di giorni per capire se questo ennesimo inciampo, figlio di una rosa non all’altezza, sia stato il viatico per poterci sedere dopo vent’anni nel salotto buono europeo oppure sia stata la stessa storia vista e rivista, masticata da sempre.
Che cosa volete che siano tre giorni in una vita da romanisti vissuta pericolosamente sempre in equilibrio instabile tra frustrazione e esaltazione folle?
E attenti a come la butteremo martedì sera.
Può succedere qualsiasi cosa, ma è bene ricordare che il secondo posto ci serve come il pane.
In campana.

Ad maiora