lunedì, Settembre 30, 2024 Anno XXI


…e quanno a grilli …
che è un modo di dire dell’Urbe per indicare una sregolatezza nelle cose della vita: un giorno tanto, un giorno niente, un pranzo t’abbuffi, due li salti, e così via.
E’ un modo di dire talmente romano che si era permeato anche nella squadra: una volta ne fai 7 nartra ne prendi 7, spacchi la fiorentina, la fiorentina te spacca, crei cento occasioni gol, ne subisci cento. Spettacolo assicurato per carità, ma non sempre a nostro uso e consumo.
Non ci stancheremo mai di ripeterlo ma il pragmatismo del più romano tra i romani ha cambiato questo costume, e vorremmo aggiungere, per fortuna.

Sabato sera, a fine gara, ci sono venuti in mente tanti roma-milan degli anni passati come questo appena disputato: una roma lanciata, un milan appaiato, inizia la partita il milan fa, come purtroppo spesso accade all’olimpico, la partita perfetta, 1-2 3 a volte pure 4 gol, 70mila spettatori roma – roma – roma core de sta città tre fischi tutti a casa.
E il copione era quello pure sabato, solo che adesso questa Roma, meno spettacolare e meno arrembante, ha imparato a fare una cosa che aveva dimenticato negli anni: soffrire.

Soffrire per portare a casa un punto, lasciare la porta inviolata, per inculcare nella mente propria e degli altri che se dai il massimo e non segni, come cali vieni purgato. Questo alla lunga fa la differenza più delle partite che si concludono a torello.

Il Palermo ad esempio, bella squadra e ben guidata (ora), è venuto all’Olimpico e ha creato, una, due, tre occasioni, come ha abbassato un minuto il ritmo ha preso gol, come ha commesso una disattenzione ne ha preso un altro, e idem altre venti partite come questa: cambia il modo di affrontare la Roma, e di come la Roma affronta gli altri. Negli anni passati mai avremmo vinto 1-0 con il Catania, con il Chievo, con la Fiorentina, mai avremmo segnato il gol del pari o della vittoria all’ultimo come a Palermo, a Catania, due volte contro il Siena.

Se il terra-aria finale del roscio si fosse infilato nel 7 dove l’aveva destinato sarebbe venuto giù l’Olimpico, però l’eredità che prendiamo da questa gestione di squadra è che non si molla un centimetro, non si fanno voli pindarici, non si scende in campo con la spocchia fransè, ma con lo spirito di testaccio, della garbatella, dei quartieri a sud-est, dove per tanti anni il problema al risveglio è stato per i nostri padri come portare a casa il companatico e non quale salsa si sarebbe accoppiata al meglio con patè e altre schifezze del genere.

C’è da stringere i denti perché le tante partite cominciano a pesare su una squadra che di ricambi ne ha proprio pochini, c’è da farlo ora, perché ancora qualche risultato positivo e il traguardo della champions league senza preliminari si avveri, e fino a poco tempo fa era solo un sogno ardito.

Questa Roma merita il sostegno del suo pubblico, incondizionato, a prescindere dal risultato finale, merita un plauso perché senza un acquisto, ma con un prestito e mezzo, sta sopra a squadra che di acquisti ne hanno fatti molti, e sta vicina a chi non ha problemi nel vincere uno scudetto e la stagione successiva acquistare Milito e Motta, Pandev ed Eto’o, Lucio e Snaider, e chiunque serva per mettere 3 giocatori di livello per ruolo.

Con te Roma, siamo vicini a tanto ma ancora non abbiamo in pugno niente, è bene ricordar(ce)lo.

Associazione Core de Roma