martedì, Novembre 05, 2024 Anno XXI


da corrieredellosport.it

Francesco TottiCosì esplicito su un suo possibile ritorno in nazionale Francesco Totti non lo era stato mai. Il capitano della Roma, intervistato dalla tv francese Canal +, questa volta si lascia andare. E rivela che ai Mondiali sudafricani ci sta pensando eccome. Certo, non nasconde che gli ostacoli sono tanti a partire dalla sua condizione fisica da qui a giugno. Ma, in pratica, lascia la decisione al ct Marcello Lippi e agli altri azzurri. «Alzare la Coppa del Mondo è stata una delle sensazioni più belle del mondo – dice Totti ricordando la magica notte di Berlino 2006 – anche perché quando alzavo la Coppa del Mondo verso i tifosi dell’Italia lo facevo perché lì c’era mio figlio Christian che allora aveva sette mesi ed era la prima volta che mi veniva a vedere e perciò ho pensato che era doveroso alzarla verso di lui. Tornare in azzurro? Non lo so, perché ancora non ne ho parlato con il mister e poi dovrò valutare la mia condizione fisica e poi bisogna vedere il gruppo mi vuole. Un poi dopo l’altro…».

REAL – Totti rivela quindi che, dopo lo scudetto del 2001, è stato davvero a un passo dallo smettere la maglia giallorossa per indossare quella merengue del Real Madrid. «C’è stata un’occasione importante dove potevo arrivare al Real Madrid. Non ho detto no, anzi all’inizio ho detto sì. In quel momento avevo dei problemi con il club, però poi si sono risolti e le cose sono cambiate». A confermare le parole di Totti, quelle di Raul, storica bandiera del Real: «Sembrava potesse arrivare – dice Raul – poi però le cose non sono andate così. Sarei stato onorato di giocare con lui, perché è stato uno dei migliori giocatori della storia. A qualsiasi squadra sarebbe piaciuto averlo nelle sue fila».

SCUDETTI – «Il momento più bella della mia carriera – conclude Totti – penso sia stato il 2001, quando abbiamo vinto lo scudetto. Era un sogno che avevo da quando ero bambino e che sono riuscito a realizzare, anche perché come ho sempre detto vincere uno scudetto a Roma è come vincerne dieci da un’altra parte in Italia. Quando sei giovane pensi e speri di calpestare il prato dell’Olimpico, però era più un sogno che la realtà. A Roma si amplifica un po’ tutto. Erano vent’anni che non si vinceva uno titolo e quando l’abbiamo fatto è scoppiato il delirio. La gente diventa pazza, non capisce più niente, farebbe qualsiasi cosa per questi colori».