lunedì, Settembre 30, 2024 Anno XXI


da ilmessaggero.it

Lazio-Inter vista dall’Italia, aldilà delle dichiarazioni dei protagonisti. Di Brocchi e degli altri giocatori della Lazio, di Montali e degli altri uomini di calcio come Marino e Legrottaglie e della reatà: quella di una Lazio molle e poco reattiva e di un Olimpico che tifava contro i propri colori, degli striscioni e dei cori come “Se vincete ve menamo”.

Secondo Gianni Mura (Repubblica) la parodia del calcio ha rovinato un bel finale di campionato e «i valori dello sport non c’entrano vengono presi per il collo e buttati fuori dalla curva….» e «due colpi di testa (Samuel e Thiago Motta) sugellano una parodia di partita che lasciano l’amaro in bocca a chi vuol bene al calcio».

Più o meno la stessa opinione di Mario Sconcerti (Corriere della Sera) il quale è convinto che l’Inter avrebbe vinto lo stesso e si chiede se ora qualche rimorso verrà a Totti: «Il suo gesto con i pollici in basso subito dopo la fine del derby è stata un’autostrada aperta sul sentimento inverso di questa partita non truccata, non comprata, solo non giocata».

Alessandro Vocalelli (Corriere dello Sport) focalizza l’attenzione più che sull’ambiente sui giocatori «che con fermezza avevano rifiutato l’idea di poter essere contagiati dal clima e dalla situazione e dunque di poter disputare una partita al di sotto delle loro potenzialità».

Anche Alberto Cerruti (Gazzetta dello Sport) ha visto un «comportamento imbarazzante» da parte dei giocatori della Lazio e la loro «pacifica obbedienza ai tifosi che li invitavano a perdere per infrangere i sogni di Totti e compagni».

Ma non dovevano esserci dissapori fra Lazio e Inter per «il ratto di Pandev ?» ricorda Roberto Beccantini (La Stampa). «Fantasie. Non era la Lazio feroce del derby, così impara Totti a mostrare i pollici».