lunedì, Settembre 30, 2024 Anno XXI


Esiste una logica delle cose nella quale, in una competizione, solitamente debba prevalere il meglio attrezzato, il più motivato, il più capace.

Ad esempio nelle attività economiche nei momenti difficili prevale chi ha più liquidità prescindendo dalle capacità intrinseche e dagli errori commessi durante il percorso.

Negli sport individuali a parità di talento prevale il più motivato e il meglio allenato mentre negli sport di squadra di solito vince la società che ha avuto la possibilità di allestire la migliore squadra; ciò solitamente coincide con le possibilità di spesa.
Nella logica delle cose quindi l’Inter, una volta spazzato il campo dai soldi di Mediaset (e degli ita(g)liani) e della Fiat (e sempre degli italici), è sola e incontrastata nel dominio dello scenario calcistico italiano, in compagnia di poche squadre in Europa (Chelsea, Real Madrid, e poco altro in giro) e non può che vincere, e vince.

Esiste però nello sport come nella leggenda, sempre un cavaliere che arriva nel regno dominato dal tiranno, fa innamorare la più bella (che il tiranno cerca invano di ingropparsi), sfida a tenzone i “bravi” al soldo del potente e nella leggenda vince, se porta a casa la principessa, libera i villici e tutti vissero felici e contenti.

La storia di questo campionato però anche se a tratti è sembrata coincidere con la leggenda, alla fine è stata più realista del re, la più forte ha vinto (stavolta anche con merito), i “bravi” hanno maramaldeggiato, alcuni di loro sputato anche nel piatto che li ha consacrati al mondo; 50mila in piazza a Milano e gli altri a Cosenza, a Gallipoli, a Palermo, come le immagini dei TG hanno mostrato (salvo poi dover presentare il passaporto quando e se mai andranno a Milano ma questo fa parte del vassallaggio che si meritano e che guardiamo con dileggio).

Invece una giustizia degli dei del calcio e dello sport avrebbe dovuto consegnare lo scudetto alla nostra Roma, l’unica squadra che è andata oltre i propri limiti, senza ricambi, senza acquisti, con giocatori simbolo a lungo infortunati, ma che nella buona come nella cattiva sorte ha sempre tenuto testa e superato ostacoli e avversari.

Come sempre anche quest’anno la bacheca dei trofei resterà intonsa, però, come ha scritto un nostro amico giornalista di Verona, quella dei ricordi più belli e del nostro cuore si è riempita di altri momenti di Roma indimenticabili e che dovrà essere nostra cura e missione tramandare alle nuove generazioni.

Si parlerà e si racconterà nell’Urbe di una Roma triste e affranta, incapace di custodire la porta inviolata e che si presentò ai blocchi di partenza divisa. Di triplette subite da squadre e squadrette – più che altro squadrette – il Genoa (con tutto il rispetto per i tifosi e per il blasone ma non per presidente e giocatori che spesso hanno regalato il loro onore all’avversario) , la Juve (senza rispetto per nessuno) , il Kosice (ma de che stamo a parlà…). E si racconterà della giovane presidente che chiamò alla guida un padre della patria, un romano de Roma vilipeso e deriso, che cominciò dal basso, punto per punto, e scalò la classifica fino ad arrivare in vetta, con sforzi che andavano oltre.

Si parlerà dei due derby nei quali i diversi riposero come sempre tutte le loro frustrazioni e la loro rabbia di stranieri nel quotidiano, ma che in una girandola di vicende da thriller videro alla fine sempre e solo il vessillo oro e porpora di Roma eterna alzarsi fiero e trionfale.

Si racconterà della sfida al tiranno, vinta a singolar tenzone ma persa a torneo concluso, della coppa sfumata per le gesta di un grandissimo giocatore quale Diego Milito, e soprattutto della moltitudine di cuori al seguito di questa grande squadra. L’inno cantato dai ventimila a squarciagola e senza base nel pomeriggio di Verona è un atto di amore e di fede eterna, di vicinanza ad una squadra coraggiosa, e riecheggia e riecheggerà nell’aria di Verona come ancora accade nelle brume di Manchester, quando sotto di un numero indefinito di gol i seimila dell’Urbe intonarono quel “Roma Roma” che spense ogni coro britannico e che, alla fine, li costrinse ad un lungo ed ammirato applauso.

Come sempre il nostro popolo ha gonfiato il petto e mostrato di quanto amore e quanta passione possa essere capace, se Giove Capitolino avesse voluto magari il cross di Rosi sarebbe entrato in porta e allora avremmo mostrato al mondo per quei pochi che ancora non lo sanno cosa vuol dire vincere il tricolore nell’Urbe, avremmo messo un milione di persone (circa venti volte i 50mila di piazza del duomo) nelle strade e festeggiato per settimane intere in tutti i quartieri, i rioni, nelle case e negli uffici, nelle officine e nelle scuole, ovunque.

Ma gli dei del calcio ci sono stati avversi, ci hanno illuso e pugnalato, perché fa parte del nostro karma che un giorno cambierà.

Ecco questa è la storia della Roma 2009/10 e della sua gente, commovente fino alle lacrime, odiata e amata in egual modo ma impossibile da ignorare, questo è il patrimonio che ci lascia quest’anno incredibile ma alla fine amaro.

Vogliamo ringraziare tutti quelli che insieme a noi hanno incitato e seguito la nostra Roma ovunque, che ci hanno seguito sul sito come nelle autostrade, e vorremmo in qualche modo tracciare la rotta ai nostri giocatori.

Il mancato successo (perché non è sconfitta) non può che creare sconforto e lacrime, ma quelli più forti, quelli per cui l’essere viene prima dell’avere se le asciugano in fretta e giurano a se stessi che ogni insulto verrà punito, ogni piaga richiusa, ogni torto vendicato.

Questo ci aspettiamo da voi, gladiatori dell’Urbe immortale, questo ci dovete dare come ci avete dato quest’anno,  per avere un popolo di lupi indomito e fiero che vi accompagnerà all’inferno se necessario e ne uscirà bruciato e vincente.

Sempre forza Roma core de sta città, gloria de sto popolo e spauracchio del sottomesso italico.

NO ALLA TESSERA DEL TIFOSO (e vi spieghiamo presto il perché).

Associazione Core de Roma

PS – in molti ci hanno scritto chiedendoci lumi sulla pubblicità delle suonerie dell’Inter comparse ieri (e verosimilmente nei prossimi giorni) sul sito.
Core de Roma per pagare la costosa piattaforma che tiene on line e aggiornato il sito ha siglato un contratto che prevede, vista la grande popolarità del sito stesso, la cessione dei proventi dalle pubblicità che transitano su di esso. Non possiamo farci niente, non possiamo cancellarle ed è un obolo che controvoglia siamo costretti a pagare per stare on line.

Però stiamo cercando di correre ai ripari e molto presto, se riusciremo, non solo non vedrete più pubblicità di altre squadre, ma non vedrete proprio più pubblicità su CdR. E’ una promessa e un impegno. Questo è un sito che non esiste per lucro ma per amore, nessuno mai si è mai messo una lira in tasca con corederoma e ci fanno male le allusioni e gli insulti di tifosi (!!) occasionali che non ci conoscono ma hanno la prosopopea di giudicarci e condannarci. Sono gli stessi che magari dicono Rosella caccia i soldi, totti è finito e altre cazzate del genere.