Categorie Articoli by Gens Romana Scritto da Marforio domenica, 11 Maggio alle ore 07:48
Nell’era dei videofonini, di internet superveloce, di tutte le diavolerie possibili e immaginabili Marco era rimasto affezionato alla sua radiolina. Una di quelle piccole, a transistor come si chiamavano una volta. La sua era una vecchia Grundig. Un piccolo cimelio dal quale non si separava mai. Era stata la radiolina di suo padre, che la teneva incollata all’orecchio durante la partita per sentirci tutto il calcio minuto per minuto. E dal padre lui l’aveva ereditata come aveva ereditato il posto nei distinti sud. Ricordava ancora quella specie di cerimonia improvvisata quando suo padre, ormai avanti negli anni, gli aveva consegnato la piccola radiolina raccomandandogli di tenerla da conto, ma di non metterla in un cassetto. Suo malgrado, il piccolo prodigio della tecnologia tedesca era diventato una reliquia romanista. Protagonista, nel bene e nel male, di tante partite viste con gli occhi concentrati sul campo con un orecchio alla radiolina per avere notizie dagli altri campi. Nell’epoca moderna del calcio spezzatino quella radio era diventata un oggetto quasi inutile eppure Marco la teneva in efficienza e se la portava ancora appresso. Diceva che senza radiolina non era lo stesso. Fu così che Marco si presentò all’ingresso della distinti sud. Le mani in alto, pronte per la perquisizione, la maglia della Roma, la n. 9 di Roberto Pruzzo, anch’essa a suo modo un cimelio, in una mano l’abbonamento e il documento, nell’altra l’immancabile radiolina. Il resto dell’occorrente lo teneva in un capiente e orribile marsupio di pelle che la moglie gli aveva regalato quando i borselli erano passati di moda e che, se possibile, accentuava la “panzetta” che Marco aveva messo su con l’andare degli anni. Amo la radio perché arriva dalla gente |