domenica, Settembre 29, 2024 Anno XXI


Non c’entra nulla la questione bresciana anche se aver aspettato qualche giorno i suoi vantaggi ce l’ha. Innanzitutto quelli di uscire dal coro di tante voci irrochite dalla foga del dispetto, voci che non avevamo sentito con lo stesso timbro tutte le volte che la Roma nel passato aveva ed ha subito torti. Le porcate, per usare un termine tanto in voga di questi tempi, alla Roma sono cominciate da quel dì, regnava Viola e non si sono mai esaurite.

Al tempo stesso Brescia diventa la cartina di tornasole dell’incrocio dei due scandali dell’italico pallone: un classe arbitrale scarsa e serva del potere proprio in funzione della sua scarsezza e un’informazione più a caccia dei bacini di utenza che non delle informazioni e dell’applicazione di una benché minima deontologia.

E se questo doppio schifo non contribuisce a facci perdere il sonno, Russo in fin dei conti solo uno di passaggio, meno che meno contribuisce il temporaneo momento di gloria dell’opposta sponda. So cavalli che ritornano o meglio, so ucelli che ritornano,.

Pensate per esempio un attimo a quella povera bestia che è costretta a passare dalla maestà delle cime incontaminate ad un par de giri sull’Olimpico per ritornare sul trespolo e vedete un po’ se non ci trovare la più azzeccata allegoria del tifoso lazialotto, anche lui abituato da una vita a fasse un giro, che dura sempre troppo poco, per ritirarsi giocoforza su di un trespolo a gufà. Unico nel guinness dei primati come supporter contemporaneo di cento città.

E agli insulti a Roma e alla AS Roma si aggiunge il controcanto bofonchiato di un miracolato dalla sorte che l’ha sfilato dalle grinfie di una giusta morte per regalarcelo in supplizio sia come parlamentare che, assai peggio, come ministro. Le scelleratezze che ha pronunciato sui romani tornano al mittente e diventano motivo di ilarità se si pensa per un solo istante a quale “razza” sia stata aspersa dal seme di Eridano.

Se uno pensa a gente come Bossi, Borghezio e Calderoli, riesce a dare sostanza anche alla mitica “notte della sgrullata”, fino ad invocare una precisa collocazione nel calendario, con Alberto da Giussano come santo di riferimento.

A lui, e a quelli come lui, l’Urbe immortale ricorda la felice sintesi di un concittadino che, a commento di una parata della Lega in suolo capitolino disse :” Ahò, quando voi stavate ancora ne le caverne a fa a schiaffi coll’orsi noi, qua a Roma, già eravamo tutti froci!”.

E poi si dice che l’intelligenza non sia ereditaria.

Ad maiora

BL