giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


Secondo un vecchio adagio popolare “un bel tacer non fu mai scritto” il che, grosso modo, stava a significare che chi non aveva nulla da dire di sensato era meglio stesse zitto. In un’Italia ciarliera che ha il sacrosanto terrore del silenzio, spesso scambiato per vuoto esistenziale, e che ha il vizio di parlare e straparlare di tutto (chi scrive non ne è certo immune) il silenzio può essere più dirompente della parola. Un silenzio assordante, si dice. Getta gli astanti nello smarrimento. Problema antico. Nella Roma papalina fu arrestato e poi messo alla gogna un eremita. Perché stava zitto. E subito uscì la pasquinata: “se parli è la galera, se stai zitto è la gogna, Cristo che s’ha da fare?”. L’A.S. Roma ha fatto del silenzio una sorta di tecnica comunicativa. Un po’ come Mister Spalletti che mette in campo la squadra senza una punta di ruolo. Si lavora per sottrazione, invece che per addizione. Un atteggiamento di sostanziale understatement. Immagino la Responsabile dell’Area Comunicazione, la Dottoressa Elena Turra (della quale, per coerenza, non si sa nulla), mettersi ogni giorno alla sua scrivania e vergare un foglio bianco con tutte le cose da non dire. Una tragedia. Perché ogni giorno c’è qualcuno che deve riempire ore e ore di trasmissioni radiofoniche e pagine intere di giornali con le notizie sulla Roma e se queste notizie non ci sono si scatena una reazione tra l’isterico e il frustrato. Il silenzio diventa un attacco alla libertà di stampa e d’informazione. E scatta, puntuale, la gogna. Il silenzio tra Spalletti e Pradè diventa immediatamente “gelo”. Quello fra Pradè e Aquilani “distanza tra le parti”. La mancanza di annunci sulla campagna acquisti (peraltro in un mercato ufficialmente ancora chiuso) diventa “inerzia” o peggio, come ritiene la maggioranza dei votanti dell’ultimo sondaggio di CoredeRoma, “confusione”. La Società, in silenzio, tiene botta e ogni tanto sembra lasci a Bruno Conti il compito di tranquillizzare e di esternare il disappunto per questa reazione spropositata. Sembra di assistere al tormentone tra Francesco Nuti e Novello Novelli in “Madonna che silenzio c’è stasera” (gran titolo, discreto film) se non ricordo male, in cui si dibatteva se chi tace acconsente o sta, semplicemente, zitto. La vicenda Soros è emblematica. Mesi di “rumors”, annunci di trattative, attese spasmodiche di trasvolate oceaniche con valige piene di dollaroni. Sulla stampa e alle radio. E dall’altra parte, quella dell’A.S. Roma, solo smentite. Interpretate come conferme indirette. Se smentiscono c’è sicuramente qualcosa sotto, ci hanno detto. E invece sotto non c’era nulla. O meglio c’era una speculazione milionaria sulle azioni dell’A.S. Roma. Strano  davvero l’atteggiamento della stampa. Finché non c’è stato nulla da dire ci hanno riempito di notizie, di analisi. Poi quando la notizia è arrivata sul serio è calato il silenzio. E la notizia non è la smentita di Soros, ma il fatto che la Procura di Roma abbia aperto un’inchiesta sulle oscillazioni irregolari registrate dal titolo della A.S. Roma. Singolare  il fatto che lo stesso giorno il Signor Soros si sia affrettato a smentire qualsiasi interesse.  Solo coincidenze. Del resto si potrebbe mai sospettare un qualche coinvolgimento di un finanziere di tal levatura internazionale, altrimenti noto per aver fatto fortuna vendendo allo scoperto e mettendo letteralmente in mutande la Banca d’Inghilterra, sulle oscillazioni di un titolo di borsa? Giammai! Perché altrimenti quello davvero viene in Italia e compra. Compra il giornale che ha fatto simili illazioni e quel giornale il giorno dopo chiude. Il silenzio dei finanzieri internazionali è come quello del gas nervino. Incolore, inodore, insapore, ma non per questo meno letale. Io sarò pure minoranza, ma non sono affatto angosciato da questo silenzio dell’A.S. Roma. La saggezza popolare dice che chi sa fare, fa, chi non sa fare insegna. Io aggiungo che chi non sa neppure insegnare si propone come  grande comunicatore e il più delle volte ci riesce e viene lautamente pagato. Preferisco il silenzio alle panzane, alle frasi ad effetto non seguite dai fatti. Il Presidente del Milan, chiudendo a Roma il comizio del suo partito, annunciò trionfalmente l’acquisto di Ronaldinho. Questioni di dettagli e il dentone sarebbe diventato rossonero. Sono passati due mesi e il dentone sta a casa sua. Nel frattempo il Presidente del Milan è diventato Presidente del Consiglio. Coincidenze. In fondo questo silenzio non fa male a nessuno e tutti quelli che campano onestamente con le notizie sulla Roma potrebbero approfittarne per mettersi  l’anima in santa pace. Per fare le loro vacanze, visto che durante il resto dell’anno lavorano giorno e notte. Oppure per parlare e scrivere di Roma, che ad avere tempo e mestiere ce ne sarebbero di cose da raccontare.
Sopravviveremo anche senza i loro titoli urlati e i loro annunci roboanti.
O almeno, come quando si tenta di smettere di fumare, ci proveremo.