venerdì, Settembre 20, 2024 Anno XXI


Il Presidente Tripla G era stato perentorio: alla cena sociale del 14 ci si viene indossando la polo cidierre… e chi non ce l’ha, se la compri! Così verso le sei del pomeriggio di sabato sono uscito di casa con la signora Marforio bello agghindato e, sul portone, ho incontrato una vicina di casa che m’ha chiesto dove me ne andassi così conciato. Istintivamente le ho risposto: “vado a una festa”. Non a una cena, a una festa. E lei, che pure è romanista, m’ha domandato: “e che dovete festeggià?”. Bella domanda. Che dovemo festeggià a metà giugno, con la crisi che attanaglia, il prezzo della benzina che sale, er Sindaco che dice “bambole nun c’è na lira” e le mille tensioni di una città che all’improvviso si sente accerchiata e spaventata fino ad invocare l’esercito agli incroci?
Dovemo festeggià de esse daa Roma!!!
E allora mi guardo alle spalle, ad un’annata appena conclusa e nelle mente si affacciano tanti ricordi.
E’ l’inizio di settembre, fa ancora caldo e si rientra al Tempio. La tessera dell’abbonamento luccicante e subito la balconata dei distinti nord. Casa nostra.
Su quella balconata abbiamo tifato, urlato, gioito, saltellato e inveito. E pure magnato: il gruppo crostata non ha mai fatto mancare il suo contributo. Ci siamo ritrovati noi, i soliti, quelli immortalati dalle foto di Lucky Luke o di Lupacchiotta Carla, e tanti fratelli di fuori, dallo Sciamano a Paddington, dal Tuscia col papà torinista a Lupetto Vicentino, dal Secco fino ai fratelli venuti dalla Bulgaria, a tanti altri passati anche solo per un saluto o una foto.
Stretti come sardine nelle partite contro la Juve, il Milan, l’Inter, il Manchester o il Real, le uniche che hanno riempito il Tempio, ma il più delle volte padroni di un settore. Come col Napoli dei litigi tra Prefettura e Osservatorio con la requisizione dello stendardo di cartone dedicato alla nascita del cucciolo di Lucky Luke o morsi dal freddo dell’antivigilia di Natale nella partita contro la Samp, o sotto la pioggia gelida di un Roma Torino di Coppa Italia. Persino spostati in Tribuna Tevere, per quanti pochi eravamo, nella partita con l’Empoli appena prima di Pasqua, o in una surreale semifinale di Coppa Italia col Catania giocata alle sei di pomeriggio di un mercoledì lavorativo.
Una stagione strabiliante e molto romanista. Le vittorie, tante, tantissime, e poi costretti a star male per un pareggio che ti allontana dalla vetta dell’Inter “aiutinata”. La Lazio persa lontano, nel tempo e nello spazio, nell’era “glaziale”, e pure capace di vincere il derby di ritorno… Il De Rossi Daniele…Daje Roma Daje di un folle Roma-Genoa, o le ultime giornate vissute con gli occhi al campo e le orecchie alle radioline, come negli anni ’70 e ’80 di “scusa Ameri” e tutto il calcio minuto per minuto.
E poi il nuovo sito. Una mattina di dicembre apri il pc e trovi tutto cambiato: il Vecchio Muro non c’è più. All’improvviso sotto i tuoi occhi appare il frutto delle fatiche di mesi della Redazione cidierre, di ore rubate alla famiglia e al lavoro. Aggratis e, come si diceva una volta, per la Gloria di Roma.
Cambiare per crescere, per diventare più forti. Come vorremmo facesse la Roma.
Parlando con Brizio alla cena del 14 ci dicevamo: in fondo abbiamo fatto una stagione eccezionale con una squadra a lungo menomata. E’ vero, lo dicono i numeri e i tabellini. Il Capitano più fuori che dentro, con due infortuni seri e in mezzo tanti acciacchi. E spesso fuori Taddei, Juan, Perrotta, Cassetti, Aquilani e lo stesso Ferrari, ma forse quello è stato il male minore. Molti hanno reso meno della scorsa stagione. Da Tonetto a Mexes, da Perrotta ad Amantino. Eppure siamo arrivati dove siamo arrivati, a un passo dallo scudo, e la vittoria della Coppa Italia ci è sembrata più un mezzo risarcimento che un traguardo.
All’improvviso mi viene in mente la cena di fine agosto in cui festeggiammo la Supercoppa. Quella che, come ha detto qualcuno, era meglio non vincere perché gli “altri” hanno capito chi eravamo e si sono attrezzati di conseguenza “aiutinandosi” oltre ogni decenza.
In quella cena il Grande BigLuc mi confidò a bassa voce “quest’anno se divertimo”. Non disse “vinciamo lo scudo”, un romanista non lo direbbe mai, porta zella.
Da quella cena è passato quasi un anno e ora posso dire anch’io: si è vero, se semo divertiti. E tanto.