lunedì, Settembre 23, 2024 Anno XXI


da ilmessaggero.it

UniCreditDue anni e mezzo circa di tempo per vendere la Roma calcio. E Unicredit rinuncia all’opzione call, cioè al diritto di acquisto sul 2% di Italpetroli salendo al 51%. Tra la banca con sede a Roma guidata da Alessandro Profumo e la famiglia Sensi, la trattativa sulla ristrutturazione finanziaria del gruppo sarebbe giunta sul rettilineo d’arrivo. La firma in calce al contratto era attesa per oggi, ma dovrebbe slittare, salvo ulteriori colpi di scena, alla prossima settimana per alcuni dettagli tecnici. I legali di Grimaldi e associati per conto di Unicredit avrebbero inviato da giorni la bozza del contratto a Gian Roberto De Giovanni dello studio Lovells che assiste i Sensi: l’avvocato della famiglia si starebbe consultando con loro allo scopo di affinare alcune clausole che non dovrebbero però modificarne la struttura. Nella sostanza il piano sarebbe ormai condiviso fra le parti nei passaggi riguardanti le modalità attraverso le quali i Sensi rimborseranno a Unicredit poco più di 340 milioni di debiti sui 380 milioni accumulati nei confronti delle banche. Negli accordi, che comunque dovranno essere sottoscritti in tempo utile per consegnarli a Pricewaterhouse, revisori di Italpetroli, affinchè accertino la continuità aziendale del gruppo presupposto per certificare il bilancio entro il 30 giugno, la banca e i proprietari della Roma calcio, in modo unitario convengono che entro la fine del 2010 Italpetroli restituisca circa 250 milioni di debiti alle banche. Per rastrellare questa somma, il gruppo che comprende attività petrolifere, immobiliari e tramite Roma 2000 possiede il controllo della As Roma, quotata in Borsa, dovrebbe procedere alla dismissione di alcuni beni. Tra questi Sensi e la banca di Profumo avrebbero incluso di comune accordo anche la cessione del controllo della squadra giallorossa. Una scelta quindi messa nera su bianco ma da realizzare in circa due anni e mezzo a dimostrazione che da parte di Unicredit non c’è alcuna volontà vessatoria nei confronti del proprio debitore.

Il piano originario di allungamento del debito era stato deciso dal cda della Banca di Roma il 5 dicembre scorso dando un termine di tre mesi per la realizzazione. Ma il sopraggiungere delle trattative con George Soros ha fatto slittare il termine. Venuta meno l’operazione col finanziere americano di origine ungherese, Sensi e Unicredit avrebbero ripreso a negoziare l’accordo cercando di contemperare i vari interessi: quello prioritario del creditore che è anche azionista al 49% di Italpetroli era di poter rientrare dei soldi prestati prima possibile ma senza mettere con le spalle al muro i Sensi. Come pure sarebbe stato facile fare visto che il gruppo è inadempiente da tempo ai propri impegni. Il primo piano di ristrutturazione del debito attraverso il quale Banca di Roma ha convertito in capitale circa 35 milioni di crediti verso Italpetroli risale ad aprile 2004: il gruppo doveva restituire 659 milioni a una ventina di banche, di cui 406 milioni alla banca romana che sin da allora disponeva anche di una call sul 2% di Italpetroli come garanzia. Quel piano non è filato liscio e l’anno scorso le parti hanno avviato una revisione. Acqua che sembra ormai passata. Ora il nuovo accordo prevede che oltre a cedere beni – tra cui la Roma calcio – per 250 milioni circa entro fine 2010, la parte residua del debito (circa 130 milioni, di cui circa 115 verso Unicredit), verrebbe allungata a 15 e a 30 anni. Nel frattempo si accumuleranno gli interessi, pari a circa il 6% l’anno da pagare prima del capitale.

Rosario Dimito