mercoledì, Ottobre 02, 2024 Anno XXI


Autore: Roberto

Un murales a Roma

“Roma roma roma, core de sta città, unico grande amore de tanta e tanta gente che fai sospirà…”..Eh già, è vero, come si può dar torto al profeta Venditti? Non è forse amore il nostro?! Quando sono nato-nel 1987- mio fratello, nobile e degno appartenente al tifo romano, decise che il mio nome sarebbe stato Roberto, in onore del Bomber! Fu per me una sorta di battesimo pagano. Non avevo ovviamente consapevolezza della via che stavo intraprendendo, ma era come se se, in un certo senso, il mio destino fosse già segnato. Non potevo certo dire di essere Romanista, perché – e qui cito lo storico e indimenticabile capo dei boys Paolo Zappavigna- “Giallorossi si diventa”. E io lo sono diventato.

Non so esattamente quando, forse la prima volta che ho visto il Principe recarsi sotto la curva per festeggiare un gol, o forse la prima volta che ho sentito la Sud innalzare un coro o esporre uno striscione, o forse, ancora, la prima volta che ho pianto per la Roma. Si, forse è stato davvero quel giorno, o meglio quella sera:erano i quarti di finale di coppa uefa del 1995, all’andata avevamo perso 2-0, in una gelida Praga. Al ritorno, quindici giorni dopo, serviva un miracolo, e miracolo fu. O quasi. Si arriva ai supplementari grazie a un gol di Moriero e uno di capitan Giannini, per poi passare in vantaggio di nuovo con Moriero. Ma a pochi minuti dalla fine, quando l’impresa sembrava ormai compiuta, Cervone, si fa beffare da un tiro che battezza inspiegabilmente fuori, lasciando rotolare lentamente in fondo alla porta la palla che ci condannerà all’esclusione della coppa. Tutto finito, lo Slavia-Praga approda alla semifinale, e noi torniamo a casa con la magra soddisfazione di aver compiuto quasi un miracolo. Ebbene quella sera fu la prima volta che piansi: vidi mio fratello racarsi mestamente nella sua camera con l’espressione di chi già sapeva, di chi già si era illuso troppe volte, mentre io rimasi sul divano, quasi incredulo, non so se più per la clamorosa disfatta, o per quella strana sensazione che provavo, per quelle lacrime che scendevano inesorabili, per quell’emozione che sarebbe diventata parte integrante della mia vita. Eh già, perché noi ci emozioniamo. Forse è questo che ci rende diversi.

La nostra storia, siamo onesti, è fatta più di quasi imprese che di imprese, piu di sconfitte che di vittorie, piu di lacrime che di sfilate…eppure siamo ancora tutti qui, sempre pronti a dare il là alla battaglia, a cantare con orgoglio il nostro inno, a mostrare senza timore il nostro vessillo! Forse è stata proprio la nostra storia a forgiare il nostro carattere, a renderci gli uomini che siamo, a inculcarci i valori che portiamo con fierezza in giro per l’europa e per il mondo!Ricordo, dopo lo storico 4 a 1 inflitto alla Juventus, che fummo accusati da questi di non saper vincere:la risposta di Baldini (allora aimè ds della nostra amata società) fu perentoria:”E’ verò, noi non siamo abituati a vincere come la loro grande società, potrebbero darci delle lezioni, ma noi in cambio insegneremo loro a perdere”!Volendo citare episodi più vicini alla nostra attuale storia, come non soffermarsi su quel maledetto 10 Aprile, quando vedemmo per bene sette volte Doni girarsi a raccogliere la palla dalla rete.
Di tutta risposta, i 5000 memorabili eroi, perché non c’è altro modo per definire questi uomini, innalzarono l’inno che accompagnò la nostra squadra fino alla fine di quella memorabile disfatta, vollero mostrare di essere partecipi fino all’ultimo minuto, vollero mostrare che noi vinciamo e perdiamo allo stesso modo, sempre in 5000! Quella sera uscii di casa con la sciarpa. Ed è per questo che siamo diversi, unici, eternamente innamorati! Non abbiamo bisongo di grandi coppe, di grandi campioni (sebbene quelli ci siano!), di grandi vittorie per urlare al mondo intero il nostro inno! Sia un derby vinto, un cucchiaio del capitano, una vittoria sulla juve o al Santiagio Bernabeu il nostro canto si alzerà sempre allo stesso modo: “Stasera beviam Barbera e champagne per colpa della roma lalala per colpa della roma lalala ai nostri colori stasera brindiam con un bicchiere di barbera con una coppa di champagne”.

E allora ringrazio dieci cento e mille volte il signor Soros di non aver voluto comprare la nostra società, di non aver realizzato il nostro sogno americano! Perché se sogno americano vuol dire dimenticare le nostre origini, vuol dire iniziare a parlare di gold and blood piuttosto che di sangue e oro, vuol dire iniziare a lamentarsi per una sconfitta o per il mancato acquisto della sesta punta, se sogno americano vuol dire non essere più quello che siamo, mi dispiace ma non ci sto!Voglio continuare a perdere, ad arrivare eternamente secondo, ma essere ecomunque innamorato, voglio continuare a gioire per una maglietta del capitano mostrata in un derby, o per una lezione di calcio data al Lione allo stesso modo, voglio continuare a cantare fino all’ultimo respiro il nostro inno , voglio mostrare al mondo intero quanto sono fiero di essere romanista! Non smetterò mai di ringraziare mio fratello di avermi fatto diventare quello che sono oggi:INNAMMORATO.