sabato, Novembre 02, 2024 Anno XXI


Era la fine degli anni ’50 e Renato Rascel cantava: “dove andranno a finire i palloncini, quando sfuggono di mano ai bambini, dove andranno, dove andranno, vanno a spasso per l’azzurrità”. Sarà la mia adorazione per Rascel, il piccoletto della commedia musicale italiana, romanista verace e appassionato  (è lui che coniò la frase “la Roma non si discute, si ama. Sempre”). Sarà che quando un calciatore della Roma ci lascia perché crede di trovare gloria e soldi altrove non provo rimpianto, ma commiserazione. Sarà che, come disse Sacha Guitry, “se uno ti porta via la moglie, non c’è peggior vendetta che lasciargliela”. Sarà un insieme di queste cose, ma quando ho saputo che Alessandro Faiolhe Amantino, detto “Mansini”, è stato ceduto all’Inter, non mi ha sfiorato il dubbio di aver rafforzato la nostra maggior concorrente nazionale, e invece mi è venuta in mente questa filastrocca della mia infanzia. Ormai sembra diventata una costante del calciomercato, questo accasarsi in nerazzurro degli ex giocatori della Roma. E’ accaduto con Dacourt, poi con Chivu, ora con Mansini e, pare, con Ferrari. Samuel, che pure pare si aggiri anche lui da quelle parti, non lo conto perché se ne andò, da gran signore, al Real facendo incassare alla Roma un bel po’ di bigliettoni e all’Inter è arrivato dopo. Quanti rimpianti hanno lasciato questi signori? A parer mio nessuno. L’unico giocatore che avrebbe potuto sovvertire gli equilibri è Chivu, la cui capacità di impostazione dalla linea difensiva ci è mancata un po’ nella stagione appena conclusa. E’ pur vero però che, numeri alla mano, il divario con l’Inter non è cresciuto con le cessioni, ma si è drasticamente ridotto, per non dire azzerato, se si considerano i valori al netto degli aiutini. E allora, viene da chiedersi, perché il signor Moratti, che non ha problemi di soldi e all’apparenza potrebbe comprare chiunque e dovunque, continua a fare incetta a casa nostra? La risposta che mi sono dato è irrazionale e infantile. Come irrazionale e infantile sa essere il gioco del calcio e quel gioco nel gioco che è il calciomercato. Perché il signor Moratti, uno che da piccolo andava al parco giochi con la Rolls e con l’autista e al posto del palloncino si faceva comprare tutto il carretto compreso l’omino e la bombola, è rimasto un bimbo infelice, convinto che la felicità si compri al mercato dei sogni. Illuso che prendere il palloncino all’unico bambino di tutto il parco che si ostina a non voler ammettere che lui è più bello, più ricco e più forte, e continua a giocare felice coi suoi palloncini, voglia dire rubargli la felicità e la magia che è la fonte di quella felicità. Rascel era capace di prendere a prestito i tormentoni della sua epoca e di trasformarli in satira feroce. Forse oggi la filastrocca dei palloncini la concluderebbe in modo diverso.

E’ il riccone Moratti dal suo elicotteron
che li ruba e li gonfia con i dollaron
poi si stanca e li mette in un magazzino
attaccato hanno ancor del prezzo il cartellino
mentre in basso di nuovo ride il ragazzino
perché lesto ha trovato un altro palloncino
mai potrai tu comprar la mia felicità
della Roma sarem sempre gli ultrà

Divertiti pure Moratti a fare collezione dei nostri palloncini usati.
Noi abbiamo quello che tu non potrai mai toglierci.
La Roma.

Dove andranno a finire i palloncini
quando sfuggono di mano ai bambini
dove andranno, dove andranno,
vanno a spasso per l’azzurrità.
E’ felice di volare il palloncino
perché sa che in fondo il cielo è il suo destino
piange il bimbo col nasino in su
mentre già non lo vede più.
E gli angioletti dal balcon di nubi di coton
già fanno capolin
e di vedetta pronto c’è quell’angioletto che
raccatta i palloncin.
E nel cielo già si vendono i biglietti
del calcistico torneo degli angioletti
cherubini, serafini
giocheranno la su
negli stadi del cielo blu.