sabato, Novembre 02, 2024 Anno XXI


Un'immagine suggestiva dello stadio di BarcellonaNon esiste itinerario turistico, fai da te o Alpitour che sia, che escluda una visita al Camp Nou dagli itinerari di chi si reca a Barcellona.
A Barcellona per motivi ora turistici ora di lavoro ho cominciato ad andarci una ventina di anni fa, bella città, pulita, “niente di che” pensai la prima volta.
Sbagliavo.
In questi 20 anni la città catalana, così come tutta la Spagna, ha compiuto enormi balzi in avanti tanto da far impallidire qualunque città italiana, Roma nostra compresa, per qualità della vita, viabilità, organizzazione sociale, economica, sportiva, per l’attenzione spesa nei confronti di giovani, anziani e tanti altri mille aspetti.
Noi siamo la storia, è vero, ma siamo anche fermi da tanti anni, loro sono in movimento continuo, perpetuo, è una febbre che li porta ad investire risorse fisiche ed economiche per il miglioramento continuo di una città di per sé bella, vicina al mare, così vicina ma distante anni luce dalla nostra Italia.
E per la nota proprietà traslativa come potevano non travasare questa spinta al futuro alla loro squadra? Al loro stadio?
La visita al Camp Nou non è una visita ad uno stadio, è un pellegrinaggio al tempio.
E loro riescono anche a renderlo vivo, oltre 12 ore al giorno, tutti i giorni, che si giochi o meno.

Con poco meno di 15 euro centinaia e centinaia (il giorno che ci siamo stati noi direi migliaia) di persone acquistato il biglietto, salgono le scale dell’ingresso 18 e cominciano il tour.
L'ingresso del Nou CampI nomi dei giocatori del Barça incisi allo stadiole vittorie del barça

Uno sguardo ai muri che recano incisi i nomi di tutti quelli che anche per un momento hanno indossato la maglia blugrana e ti trovi a bordo campo, alzi gli occhi e vedi l’immensità degli spalti.
Ti senti piccolo là sotto però daresti il resto della vita per entrare in area e scoccare il tiro che consegna la champions alla Magica, ma tant’è.
La visita prosegue attraverso gli spogliatoi dotati di ogni confort compresa una vasca circolare per idromassaggi, la sala delle conferenze stampa, il settore riservato ai giornalisti per arrivare al clou, ovvero il museo permanente dell’orgoglio catalano.
Nou Camp: il museoIl museo del Nou CampE’ tutto conservato, catalogato, esposto in teche che ne impreziosiscono il contenuto: i tesserini di sottoscrizione per la costituzione del club, gli atti ufficiali, le foto delle prime formazioni, della costruzione dello stadio, le maglie, i gagliardetti, la ricostruzione reale e fedele dell’ufficio del primo presidente e una miriade di oggetti legati alla storia del Barça.
Poi si arriva all’era moderna, le champions league, gli scudetti con diorama che mandano immagini di continuo, ancora un’ala dedicata a vecchi modelli di calcio balilla e un lungo corridoio esterno ti porta scientificamente nella “botiga” il loro megastore.
Non abbiamo visto neanche una persona uscire dal megastore senza aver acquistato almeno un cappelletto, anzi i più ci spendono proprio tanto, magliette, tute, palloni etc.
In sostanza il Camp Nou è una macchina da soldi permanente, perennemente esaurito quando gioca il Barça (100.000 abbonati sempre mica fischi..) perennemente sveglio anche quando il calcio giocato latita. E il Barça è una realtà a livello mondiale però con un occhio sempre aperto al vivaio dal quale sfornano grandi giocatori di continuo, un modello.
Organizzazione, lungimiranza, sinergia con la città, tutto quello che Roma nostra non ha.

Al nou camp i giovanissimi del PTSI ragazzi del PTS dopo la visita al megastore del Barcellona

Se penso a quella specie di roulotte confinata in tribuna tevere unico punto di vendita ufficiale dell’ASR (per cui chi non ha il biglietto di Tevere – i tre quarti degli spettatori – non può comprare) in mezzo ad un mare di bancarelle che vendono tutto il falso possibile, se penso all’Olimpico come stadio nato morto, senza possibilità di dargli il benché minimo sussulto vitale, se penso che alla mostra di Testaccio per gli 80 anni centinaia di tifosi hanno donato i loro cimeli perché per noi la Roma è qualcosa che va oltre, e hanno gridato a gran voce per la costituzione di un museo dedicato all’ASR …
…ecco se si pensa a tutto questo monta la rabbia.

In un paese molto poco civile come il nostro, regno di corruzione e malaffare, dominata da una classe politica specchio esatto di tutto questo qualunque colore (perché esistono ancora i colori?) si voglia guardare da destra a sinistra, in un paese nel quale le amministrazioni comunali complici della politica anch’esse hanno sempre negato qualunque sviluppo delle realtà sportive cittadine, negando autorizzazioni e concessioni per far ingrassare i loro diretti superiori, la nostra Roma è un miracolo che in maniera tangente tiene il passo a squadre di tale portata.

Stanno 20 anni avanti, minimo, tra vent’anni quando magari apriranno lo stadio di Roma, loro saranno già sulla Luna a giocare il torneo intergalattico.

ORGOGLIOSO DI ESSERE ROMANO….
MA TANTO DI CAPPELLO AL MODELLO DI VITA E DI SPORT CATALANO !!

Giggi, associazione Core de Roma