venerdì, Ottobre 18, 2024 Anno XXI


Laura si allacciò bene le scarpette, controllò il pettorale ed attese il segnale dello starter. Non era concentrata come al solito. Troppe cose scorrevano nella sua mente per pensare solo alla corsa.
Ci teneva Laura all’Human Race. Certo per i mille significati della corsa. Più ancora per il luogo, il percorso. Partire dalle Terme di Caracalla al tramonto, prendere progressivamente il passo e in un’ora calcare il sacro suolo di Roma come un messaggero degli Dei. Un passo dietro l’altro e avere a propri piedi la Città Eterna. La città della sua anima.
Sarebbe bastato questo a dare un senso alla sua giornata. Sarebbe bastato questo a giustificare 1300 km in pullman in ventiquattrore. Sarebbe bastato questo a renderla felice.
Nel preparare il viaggio le era venuto solo un rimpianto. Di essere a Roma proprio il giorno della prima di campionato, praticamente ad un passo dal Tempio e non potervi andare. Sfiorare il suo personalissimo teatro dei sogni senza potervi entrare.
Così parlando della cosa con i suoi amici di Roma l’aveva buttata lì, come una specie di beffa del destino e se n’era fatta una ragione. Poi in un lampo di pura follia s’era detta: perché non provare?
La corsa alle 20:00 teoricamente gliene avrebbe dato tutto il tempo, ma quante cose insieme si sarebbero dovute incastrare. Trovare il biglietto, venirne in possesso, arrivare a Roma in tempo, magari solo per uno scampolo di partita, solo per esserci, e poi tornare al raduno, cambiarsi e fare la gara.
Fosse stata una partita qualunque, poi. Roma-Napoli, sulla quale da tempo si addensavano le nubi dell’insicurezza collettiva e il giorno del rientro dalle ferie di milioni di italiani ammassati su quella stessa autostrada che lei avrebbe voluto fare volando…
Il primo passo era stato il più facile, come in gara. Trovare un amico-di-penna che le procurasse il biglietto era stata la cosa più semplice. Ma come venirne in possesso a soli due giorni dalla partenza? Idee folli e strampalate le venivano in mente e lei le riversava per e-mail… “potresti lasciarmelo in un punto nascosto alle Terme o del Tempio… magari mi dici dove parcheggiate l’auto e mi appiccichi il biglietto alla macchina, per esempio sotto lo sportello posteriore destro…”.
Poi la soluzione più semplice si era materializzata in suo cugino di Roma che avrebbe preso in consegna il tagliando e l’avrebbe accompagnata con lo scooter.
Non le restava che arrivare in tempo. Non le restava che correre.
Corri Laura, corri.
Per ore sul pullman aveva battuto i piedi come in gara, mentre i compagni sonnecchiavano. L’avrebbe condotto a spinta il torpedone, potendo, solo per fare prima.
E poi l’arrivo a Roma, ancora sonnacchiosa d’estate, abbacinante, bellissima.
Corri Laura, corri.
Catapultati dal pullman e corri sullo scooter. Corri Andrea corri, salta gli incroci, schiva, vola…
Era arrivata ai cancelli del Tempio in piena partita.
L’eco degli spalti lo sentiva da centinaia di metri e lei era ad un passo.
Trafelata e incredula.
Le scale morse d’un balzo e le si era materializzata la balconata.
Non ci fosse stato anche il Napoli in campo che proprio in quei momenti le dava di santa ragione ad una Roma troppo stanca sarebbe stato tutto perfetto.
E invece dopo pochi minuti dal suo arrivo i partenopei avevano pareggiato, strozzandole un urlo di felicità in gola.
Ma lei era lì, a sporgersi dal vetro per abbracciare in uno sguardo il Tempio, e a lei solo questo importava.
Perché lei tifava e lei era il tifo. Quell’amore che ti fa macinare kilometri incurante del risultato.
Era durato tutto troppo poco e la sua aria felice stonava con la delusione dei più che lasciavano il Tempio. Un abbraccio agli amici, le foto, i saluti e di nuovo via.
Di nuovo di corsa, appena in tempo per cambiarsi ed eccola nel cuore della gara. Eccola Laura all’Uman Race, il passo spedito di chi sa cosa fare e lo fa a modo suo assaporando ogni passo e ogni respiro. Le immagini della città si sovrappongono nella mente a quelle che ha visto in queste ore.
Corri Laura, corri.
Eccola al traguardo. Non ha guardato neppure il tempo e l’ordine di arrivo. Le sue compagne si ristorano e parlottano tra loro. Una le si avvicina, le mette una mano sulla spalla e le chiede se le è piaciuta la corsa.
Si le è piaciuto correre, glielo si legge sul volto. La sua corsa. Le sue corse.
Per battere il tempo. L’unico nemico che conosca.
Il resto sono avversari.
E, abbracciati su di una balconata nel Tempio a 650 kilometri da casa sua, fratelli.
Fratelli porpora e oro.

Corri e corri corri corri corri,
e corri corri corri corri corri.
E corri corri corri corri corri
ama corri e non fermarti più