venerdì, Settembre 20, 2024 Anno XXI


da ilmessaggero.it

Rosella Sensi«La Roma è molto forte ed è quella che volevamo». Lo dice Rosella Sensi. Da presidente sembra quasi voglia spegnere sul nascere la polemica che sta montando in città. Ossia, si dice: la società non ha accontentato Spalletti, dandogli calciatori sgraditi. E lui è costretto ad arrangiarsi. ”E’ la Roma che volevamo”, ripete. Vale a dire: tutto lo staff era ed è ancora d’accordo. A letto, bloccata da una banale, ma fastidiosa influenza. Il caldo, l’aria condizionata: le solite cose di stagione. Il morale è buono, la voce è quella che è: roca, se non proprio flebile. Il medico gli ha fatto una promessa: da oggi sarà di nuovo in piedi. Il malanno non le ha impedito di completare, nel giorno dell’investitura, l’acquisto di Geremia Menez, il francesino sul conto del quale, se fosse abituata, scommetterebbe. Anche su Julio Baptista, per il quale apre il vocabolario riservato agli elogi. Visto che ci siamo, partiamo da quest’ultimo.

«E’ un ragazzo sensibilissimo, domenica si è emozionato. Il pubblico, lo stadio, la prima volta. Lo seguo su Roma Channel e vi assicuro che in allenamento vedo un giocatore diverso: forte, veloce, quasi prepotente».

Gli fa un complimento. E’ nazionale brasiliano, ha giocato sempre a grandissimo livello. Se si emoziona uno così, vuol dire che l’uomo è eccellente. «Appunto. La Roma non cerca solo giocatori bravi tecnicamente. Pretende che si inseriscano anche moralmente».

Ci viene in mente Mutu. Non a caso. «Diciamo così: sono molto contenta che tra i due siamo riusciti a prendere Baptista. Non è vero che si tratta di una seconda scelta. I nostri tecnici li avevamo messi sullo stesso piano: o l’uno o l’altro, due prime scelte. E’ arrivato quello giusto». (E’ evidente una cosa: Rosella Sensi, come tanti tifosi giallorossi del resto, non ha ancora digerito il comportamento del rumeno, che si è messo a saltare su ritmi antiromanisti. Si dice che Franco Sensi non l’avrebbe voluto, ma che se la sia presa comunque per il voltafaccia).

Baptista non si è fatto pregare. «Prima di prenderlo, ci ho parlato. Era felicissimo. Noi vogliamo gente che ami la maglia e che si inserisca nella tradizione romanista. Non voglio parlare di tecnica, ma una cosa posso dirla: lo aspettiamo serenamente».

Aspettiamo: appunto. Non è facile entrare in un meccanismo come quello della Roma. Avremmo preso tempo. Anche con Menez, che si trova a Roma da cinque minuti. «Ma lui ha un carattere diverso. E’ aperto, non sfrontato. E si è visto anche in campo».

Il classico investimento. Prendendo Mutu o Malouda, la Roma avrebbe acquistato giocatori avviati al capolinea. Il francesino muove invece i primi passi. «Giusto, anche se per la Roma una scelta del genere rappresenta un’eccezione. Di solito facciamo solo calcoli di qualità. I nostri tecnici studiano, osservano, valutano durante l’anno. Non si tratta mai di acquisti casuali. Siamo sicuri di aver lavorato molto bene. La Roma è fortissima. Anzi, no: non sono il tipo da superlativi. Diciamo che la Roma è forte e che è via via cresciuta secondo i piani di partenza».

(Rosella è già presidente, c’è poco da fare. Non si allarga, tiene i piedi per terra, pubblicizza il lavoro di gruppo della Roma. Da bravo capo, è proprio questo il tasto che preme più volte).

Roma al femminile. Lei come viene trattata? «Quattro anni fa potevo essere una sorpresa. Ora non più. Mi rispettano, mi pare. E poi è vero che nella Roma ci sono molte donne, ma il lavoro tecnico viene svolto da uomini, che aprezzo moltissimo, da Spalletti e il suo staff, a Daniele Pradè, Bruno Conti, Tempestilli, a tutti gli altri che rappresentano la vera forza della società».

(Se manca qualche nome, la colpa è nostra, non della Sensi, che è così orgogliosa del suo gruppo di lavoro, da citarne i componenti a memoria e di corsa senza mai commettere un errore. Emerge chiaramente l’unicità di questo club. Che al vertice si appoggia a cinque signore, cui si devono aggiungere Mazzoleni, Turra e Viola, e alla base a un’affiatata squadra maschile).

Il campionato, come finirà? «Cinque buone squadre. Con l’Inter che forse è ancora davanti».

E’ l’anno della Champions a Roma. E’un segnale? «Vorrei tanto dare una grande soddisfazione ai nostri tifosi, ma non fatemi dire altro. Certo, una volta ci si accontentava di entrare nei quarti. Ora si guarda oltre».

Lei voleva fare la giornalista… «E non è detto che non ci riesca, prima o poi. Mi sono laureata in giurisprudenza proprio per questo».

Che domanda si farebbe? «Posso dire quali domande non mi farei: tutte quelle di carattere tecnico».

Definisca Spalletti. «Un ottimo professionista e un grande uomo».

L’ultima: la prendiamo per stanchezza. E’ la Roma più forte di sempre? «Anche quella dello scudetto non era male…».

(Sono state evitate domande sugli americani: la signora non avrebbe risposto. Ma non è difficile capire che cosa ne pensi).

Buon viaggio.

Roberto Renga