sabato, Settembre 28, 2024 Anno XXI


Mentre gran parte della penisola si sballotta in ballottaggi ricoprendosi di turpitudini e bugie di rimbalzo, noi siamo qui, abbandonati, “nell’attesa che venga quel giorno, ma ora no, ma ora no” (Cfr. Gigliola Cinquetti – Non ho l’età).

Il giorno è quello nel quale il padrone americano finalmente dispiegherà tutta la sua forza organizzativa, tutto il suo potere economico e tutta la persuadente e penetrante abilità comunicativa per trasformare d’incanto la Roma, da attuale dopolavoro di scoglionati professionisti in cassa malattia, nel temibile squadrone che tremare il mondo fa.

Perché vedete, l’americano, porta con se per noi romani quell’ipoteca formidabile che ha già acceso le fantasie sin dai tempi di Nando Moriconi. L’Americano deve esse per forza der Kansas City, avecce li sordi e risolve i problemi. All right? All right? Attenti ar burone della Maranella.

Però, come si sa, la comunicazione non dorme e con la Sede Vacante si è portata avanti con il lavoro, meglio farli prima i piaceri, prima che te li chiedano. Cercando di spianare la strada al nuovo che avanza, indovinate a chi hanno accollato l’impraticabilità di supposte fantasie malate? Ma naturalmente ai tifosi e all’ambiente – Ca va sans dire.

Oggi, solo a titolo di esempio, Fabrizio Bocca su “La Repubblica” si rammarica che alla Roma non possa venire Delio Rossi per colpa del provincialismo dei tifosi romanisti. La chiusa del suo pezzo è da premio Pulitzer È perfettamente inutile che la Roma sia passata agli americani e sia gestita da una decina di nuovi bravissimi manager se la mentalità, stringi stringi, è sempre la stessa di prima.”

Lo so che non sono elegante. Lo so che lo dico male….ma a noi, Fabbrì, nun ce poi rompe er cazzo a sta maniera. Ma che stai a di?

Passi per la mentalità, di cui parleremo dopo, ma invocare schiere decine di manager non ti provoca un minimo di imbarazzo? Finora da queste parti abbiamo visto solo contabili, finanzieri (quelli grigi e quelli in giacca e cravatta) ed avvocati. Magari, in privato, anche bravi a giocà a pallone, ma tutto qui.

Di manager pallonari, per ora, s’è intravisto de rinterzo solo Sabatini che magari è pure quello con il quale Bocca si sarà sentito al telefono. Ci sarà poi, forse, come rinforzino ottobraro il grande Balabushka Baldini (dal nome dell’omonima stecca), superbo giocatore di biliardo, resuscitatore di faraoni più e meglio di Indiana Jones e mirabile tracciatore di traiettorie diplomatiche sui verdi campi mondiali. Tutto qua Fabbrì, nun te buttà avanti pe nun cascà indietro.

Sulla mentalità invece me sento di darti ragione. Non è cambiata neanche un po’.

Già ieri, con quella stessa mentalità, abbiamo accettato ed amato Zeman, secondo solo a Reja nei derby consecutivi persi, che aveva avuto lo stesso identico percorso a cavallo delle sponde del Tevere.

Certo è che a favore del boemo giocava il fatto di essere un uomo di sport e non un cazzaro professionista, che non aveva mai avuto il bisogno di solleticare la panza dei laziali con tuffi in fontane temporaneamente trasformate in luogo di minzioni serotine.

Il fatto vero è invece che questo passaggio di proprietà sta regolando al ribasso le aspettative. A parte Sabatini che è diventato improvvisamente un architrave di mercato (ex DS di Lazio e Palermo, ma de che stamo a parlà?) si sentono nomi di tecnici da rabbrividire e di calciatori da trasecolare.

Allora noi, che alla Roma ci siamo affezionati davvero, vorremmo dire a Tommy Di Benedetto, che primo o poi, già lo sappiamo, ameremo alla follia; che la Roma, questa Roma, non l’ha comprata in serie C da un asta in tribunale.

Che su questa Roma non pesa l’ipoteca di dover continuare a lottare per la salvezza con un debito fiscale da Guinness dei primati. Quella è un’altra squadra di Roma. Si chiama Lazio ed è un’altra cosa.

Vorremmo dirgli che noi non siamo il Napoli o la Fiorentina. Noi siamo la Roma e cioè una squadretta che in mano ad una ragazza, più o meno interessata, forse più che meno, ha battagliato negli ultimi anni per lo scudo, per la Coppa Italia e che è arrivata un par de volte nelle prime otto d’Europa.

Questo è il patrimonio Tom, e da questo dovremmo ripartire. In questo la tua ipoteca americana è valida e degna di rispetto. Altrimenti dai tifosi non attenderti sconti

Facce vede che non appartieni a quella schiatta di Americani che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, le guerre le hanno perse tutte, ma tutte tutte tutte.

Thank you very much

Ad maiora