sabato, Settembre 28, 2024 Anno XXI


A noi, che non siamo professionisti e che abbiamo la capoccia in tutt’altre faccende affaccedata è bastato pochissimo per comprendere che c’era qualcosa che non quadrava.

In qualsiasi paese in cui il quoziente di intelligenza medio supera quello delle oloturie abbandonate alla corrente nell’oceano tiepidino, lo scandalo che ciclicamente si abbatte sulle scommesse sportive dovrebbe occupare un posto tra il piano di rieducazione alimentare di vostro figlio che continua a fregarsi la marmellata di notte e l’avventura fortunata di quel tale la cui suocera è rimasta attaccata alla lavatrice.

Non così purtroppo da noi perché il pallone è un fatto politicamente e religiosamente rilevante, perché ci si rende conto che i coinvolti “di nome” sono talmente ricchi che non è bello che manifestino certe pulsioni verso lo sterco del diavolo e infine, perché un po’ di esecrazione a buon mercato, di questi tempi, non si nega a nessuno.

In uno scandalo quindi potenzialmente rilevante dal punto di visto mediatico chi garantirebbe il maggiore ritorno? Una vecchia gloria imbolsita o un campione in piena attività, nel bene e nel male, sulla bocca di tutti?

In termini espliciti chi fa il botto più grosso? Beppe Signori o Daniele De Rossi?

La questione neanche si pone.

Questo avrebbe dovuto invitare i professionisti della comunicazione a mantenere quel profilo di obiettività e imparzialità ad inverare ciò che potrebbe essere definita una “verità giornalista”.

“Il Fatto quotidiano”, solo per fare un esempio, si è mosso su questa traccia. Altri giornali lo hanno più o meno seguito. Il Messaggero, Il Corriere dello Sport e soprattutto La Gazzetta dello Sport non ce l’hanno fatta.

Alla controllo delle fonti hanno preferito la deriva gossippara alla Signorini, pace all’anima sua.

E’ un’attitudine a “smucinare” nella merda perché, se bisogna attirare l’attenzione di qualcuno, meglio farlo con un bel po’ di puzza che con lo Chanel n.5

La rivincita per noi NIP, che siamo costretti a subire senza mai potersi ribellare, sarebbe che DDR gli levasse fino all’ultimo quattrino. Ne avrà il coraggio? Lo vedremo.

Stasera che la tempesta si è placata, siamo andati alla ricerca di fomento attraverso un filmato che ci riproponesse quella ciavattata che trafisse il Torino agli esordi di Danielino in serie A.

Non per il gol in se, ma per lo scatto che fece in tribuna Franco Sensi che incredulo chiese ai vicini “Ma chi è stato? Er regazzino?”.

Il Romanista vero, vivendo di lampi, non può temere le tempeste.

Americà facce Tarzan.

Ad maiora

BL