venerdì, Ottobre 04, 2024 Anno XXI


da repubblica.it

Il pm scopre le carte: si tratta di Fiorentina-Roma, Lecce-Cagliari e Genoa-Lecce. Erodiani rivela: “Rimasi allibito dalle cifre che il giro di Signori poteva giocare”

dai nostri inviati GIULIANO FOSCHINI E MARCO MENSURATI

Calcio scommesseCREMONA – “Fiorentina-Roma 2-2 del 20 marzo, Lecce-Cagliari 3-3 del 17 aprile, Genoa-Lecce 4-2 del 20 marzo”. Eccole, finalmente, le partire di serie A finite al centro dell’inchiesta sul calcioscommesse. Ed ecco spuntare anche, secondo quanto rivelato da un testimone chiave, la tariffa che serviva per aggiustare i risultati: 300mila euro.

Per quanto asettico, questo piccolo elenco, così formulato, rappresenta una sorta di salto di qualità nell’inchiesta di Cremona. Perché per la prima volta dall’inizio delle investigazioni, a parlare di serie A corrotta non è un millantatore qualunque, non è un calciatore fallito, un portiere intercettato o un testimone pieno di debiti. Per la prima volta, a parlare di club come Roma, Fiorentina, Genoa, Cagliari e Lecce è un magistrato. Un pubblico ministero che conosce qualcosa, che sospetta qualcos’altro, e che vuole sapere di più.

Venerdì pomeriggio il palazzo di giustizia di Cremona sarebbe deserto se non fosse per lo sciame di giornalisti che bivacca a ridosso della fiorente magnolia al centro del cortile. Dentro, davanti al giudice per le indagini preliminari Guido Salvini e al procuratore capo Roberto Di Martino c’è un personaggio secondario di questa vicenda, il tabaccaio-allibratore abruzzese Massimo Erodiani. Il gip deve contestargli le accuse che lo hanno portato in carcere, il pm vuole vedere se dalle sue risposte si possono immaginare nuovi sviluppi per l’inchiesta.

Erodiani, uno che certo non è abituato a stare in cella, dopo due giorni di detenzione non vede l’ora di raccontare tutto quello che sa, nella speranza di tornare a casa il prima possibile dove due giorni dopo suo figlio di 11 anni farà la comunione. “Ammetto le mie colpe, ma di questa banda io sono un pesce piccolo”, è l’incipit del suo racconto che prosegue però con la descrizione di una sorta di involontaria e pericolosa scalata da parte del gruppo agli affollati ranghi superiori del mondo delle scommesse illegali.

Il momento chiave di questa scalata, spiega ai magistrati, è stato quando il gruppo è entrato a contatto con “il giro dei bolognesi”, quello guidato da Beppe Signori, quello che – secondo l’accusa – ha la sua base operativa a Bologna, appunto, in uno studio di commercialisti in via Ugo Bassi. “Io sono entrato nel giro solo per recuperare i soldi che mi doveva Marco Paoloni”, spiega, ma poi la cosa è sfuggita di mano. E aggiunge di essersi reso conto delle reali dimensioni di quello che stava accadendo solamente una volta arrivato a Bologna per partecipare a una riunione del giro emiliano. Solo allora, racconta, “mi accorsi che la loro disponibilità economica era enorme”. A quella riunione partecipava Beppe Signori in persona. E lì si parlò anche di Inter-Chievo (la gara che secondo Paoloni era stata combinata grazie all’intervento dell’attaccante leccese Corvia e che invece finì diversamente da come la banda si aspettava).

È più o meno in questo momento dell’interrogatorio che prende la parola il pm Di Martino. E senza girarci intorno chiede ad Erodiani se sappia nulla delle tre partite di cui sopra. Nella stanza scende il gelo. Erodiani capisce subito di cosa si sta parlando. Parlerebbe volentieri, se sapesse. Però dice di non saperne molto, anzi quasi nulla. Di certo non sa che di quelle partite, poche ore prima in quel medesimo ufficio, ha raccontato ai magistrati Marco Pirani, il dentista, uno dei perni, a quanto pare, del gruppo.

Non che avesse moltissime informazioni, Pirani. Ma quello che sapeva era già di suo molto sospetto agli occhi degli investigatori: c’erano persone che conoscevano l’esito di quelle partite prima che fossero giocate. Si sapeva, in particolare, che sarebbero state degli over, come si chiamano in gergo le partite con più di tre gol. E come poi in effetti si rivelarono.

“Io – ripete Erodiani – non ne so molto”. Quello che però sa è che rimase davvero impressionato, entrando in quello studio di Bologna, dalla quantità di soldi di cui si parlava, e soprattutto dalla capacità che sembravano avere quegli uomini di condizionare le partite, anche di serie A. Quello con maggiore disponibilità economica era Signori. E poi era come se ci fosse una sorta di listino prezzi: per ogni incontro di serie A aggiustato l’organizzazione pagava 300mila euro. Un dato, questo, che non può non far pensare al “tariffario” ricostruito dagli inquirenti attraverso altre fonti: il tariffario era stato compilato dal cosiddetto gruppo degli Zingari, quello che per qualche settimana aveva provato a fare affari con Paoloni, Pirani & co. e poi era scappato vista la loro evidente inaffidabilità: 400mila per una partita di serie A, 120mila per una di B e 50mila per una di Lega Pro