giovedì, Ottobre 03, 2024 Anno XXI


Potranno inventarsi la diretta televisiva in mille modi diversi, coll’alta definizione, col fermo immagine, col dolby surround, oppure con l’audio personalizzato che te poi fa’ la telecronaca co la voce tua. Potranno inviartela sul telefonino, sul pc o sul navigatore in macchina mentre te ne torni dal mare o dal matrimonio de tu cugina. Potranno rigirarsela come je pare e tenderci mille trappole, incutendoci mille paure per tenerci lontani dagli Stadi.Ma tifosi si diventa, si cresce, si matura e s’invecchia solo allo Stadio.
E oggi al Tempio una nuova generazione di piccoli romanisti ha visto la luce, ha gioito, ha sofferto, si è commossa e ha commosso il cuore di tutti.
Erano centinaia, erano ovunque.
Sarà che era la prima di campionato in casa.
Saranno stati la bella giornata oppure l’avversario abbordabile e comunque con una tifoseria poco numerosa.
Sarà stata l’applicazione della regola sacrosanta che fa entrare gratis i ragazzi sotto i 14 anni, ma valeva solo per la Tevere.
Sarà stato questo aleggiare sulla squadra di un senso di bellezza e di allegria.
Sarà stata la scarpa d’oro del Capitano, o sarà merito del Mister che è uno di noi.
Fratelli cari, trovatevelo voi il motivo.
Oggi i bambini all’Olimpico hanno riportato indietro le lancette dell’orologio, onorando, forse ancor più della festa di metà agosto, gli 80 anni della Roma.
Ci hanno fatto rivivere la nostra prima volta da romanisti e abbiamo toccato con mano cosa vuol dire passare il testimone, dall’anziana signora incontrata per caso sull’autobus che oggi festeggiava le sue nozze d’argento con l’Olimpico perché compiva il suo 25° anno da abbonata, alle nuove generazioni di romanisti, con quelli appena un po’ più grandicelli e più smagati a far da ciceroni a quelli che, a bocca aperta, contemplavano per la prima volta lo Stadio tinto di giallo e di rosso.
E la squadra, non si sa per quale motivo astrale, ha percepito che oggi non era una giornata qualunque e ha sciorinato tutto il campionario del suo essere la Roma nella gioia e nella trepidazione.
La sassata di Aquilani col portiere senese che ancora non ha capito dove s’è insaccata. La traversa colpita un quarto d’ora dopo dallo stesso Alberto, a strozzare in gola l’esultanza di un gol che sembrava già fatto. E poi la sonnolenza del secondo tempo, coi nostri che sembravano così fermi e noi a soffrire come dannati coi nostri piccoli, temendo che ci rovinassero la festa, che gli rovinassero la gioia del loro battesimo romanista.
Poi a mettere le cose a posto c’ha pensato Ludovic Giuly, il giullare venuto d’oltralpe a riconciliarci col popolo francese. Una trottola. La palla, prima nascosta, improvvisamente riappare, come fanno i maghi delle feste d’infanzia, e s’invola nel sacco.
E siccome Mamma Roma quando ci si mette le cose le fa per bene ecco che è arrivato anche il gol del Capitano, con una serpentina delle sue a stordire i senesi.
E i bambini a guardarsi tra loro per dire sì, ha segnato proprio Tottigo, il Capitano.
I bambini felici e frastornati, mentre uno Stadio intero che esplodeva nella sua gioia li abbracciava, li baciava, li issava e quasi li esponeva come a dire: ecco un nuovo romanista. Non smetteva di cantare perché imprimessero nei loro piccoli occhi e nei loro ricordi questa giornata così speciale.
E quando i bambini di oggi porteranno al Tempio i loro figli potranno dire loro: “io porto fortuna, perché la prima volta che sono andato allo Stadio abbiamo vinto, ne sono sicuro, e al Siena gli abbiamo fatto tre gol. E’ passato tanto tempo, era il 2007, e ora tocca a te, dai canta Roma, Roma, Roma, core de sta città”.
E così a partita finita, mentre lo Stadio con calma si svuotava, li vedevi colmi di eccitazione parlottare tra loro, o i più piccoli stremati addormentarsi tra le braccia dei genitori in un Roma accaldata e sonnacchiosa di fine estate.
Roma è eterna e la Roma è partecipe del suo soffio d’eternità.
Oggi, nei volti dei piccoli al loro battesimo romanista, ne abbiamo avuto la prova inconfutabile.