lunedì, Settembre 30, 2024 Anno XXI


E’ arrivato così anche il settimo scudetto della formazione Primavera. Ed è una cosa che mi entusiasma sempre. E mi ha sempre entusiasmato perchè, in linea di massima, se andate a vedere le formazioni del passato che hanno conquistato il tricolore, così come quella che lo ha fatto domanica sera, la caratteristica principale è che in squadra ci sono tanti ragazzi romani veri, al contrario di quanto ormai fanno quasi tutte le altre compagini, che rastrellano giocatori in erba in mezzo mondo, Nigeria, Ghana, i paesi Balcanici, tutta l’America Latina.
Io certo non sono contrario a che ragazzi di tutto il mondo possano avere l’opportunità di venire a dimostrare in Italia quanto valgono, avere a volte una possibilità di riscatto da una vita grama in paesi del terzo mondo (economicamente parlando, per carità!). Solo mi consentirete, essendo io uno di quella moltitudine di persone che si dedicano a forgiare giovani calciatori, che dedicano tanto del loro tempo e della loro passione, mettendosi a disposizione della voglia e della passione per il calcio di tanti bambini romani, di andare fiero quando l’èlite di quel movimento che comunque da noi parte, arriva a fregiarsi del titolo tricolore.
La Roma, poi, in maniera particolare, in quanto da molti anni non cura più in proprio la scuola calcio, ma delega alle società affiliate, così come alle società calcistiche romane di prima fascia, il compito di impartire le prime lezioni di calcio e che inoltre fanno da serbatoio anche per quel che riguarda il settore giovanile agonistico
Insomma, lo scudetto della Primavera è sicuramente la vittoria del settore giovanile giallorosso, della società, di tutte le strutture di Trigoria, di quell’esempio di insegnante di calcio che è Alberto De Rossi, ma anche della modernità e preparazione di Stramaccioni (buona parte della formazione Primavera di oggi, discende dagli Allievi Nazionali della scorsa stagione). Ma è anche la vittoria di tutto il movimento giovanile calcistico romano, che da sempre è stato all’avanguardia in Italia (anche se, bisogna riconoscerlo, oggi a livello europeo siamo scesi di molte posizioni). Un movimento vivo e vitale, che produce qualche campioncino ma, soprattutto, una moltitudine di ragazzini che in ogni fine settimana anima di sano agonismo e divertimento pallonaro tanti e tanti campi di calcio dell’Urbe Immortale.
Danilo Leo