domenica, Ottobre 20, 2024 Anno XXI


Contro-informare, contro-informare e contro-informare: solo così si può aprire una breccia nel muro di qualunquismo, falsità e frasi fatte messo in piedi dall’apparato calcistico-politico. Interessante articolo che dimostra quanto questo estenuante lavoro di alternativa all’informazione asservita possa pagare.

Pubblico questo interessante articolo ripreso da Il Referendum. Sembrerebbe che qualcuno stia iniziando a capire…

Il 14 agosto 2009, come tutti gli amici sportivi ricorderanno, fu varata una Direttiva Ministeriale dal Ministro degli Interni Maroni recante “Disposizioni per la stagione calcistica 2009/2010”, “accompagnata dalla firma di un decreto che prevede le modalità di verifica dei requisiti per il rilascio della tessera del tifoso e degli altri titoli di accesso allo stadio”, come si può leggere nel sito del ministero. Ma tutto questo, in sostanza, che significa?

Ebbene si, questa direttiva non è altro che la circolare che ha introdotto la tanto chiacchierata tessera del tifoso, croce e per niente delizia dei tifosi della penisola. Il progetto della tessera del tifoso, nato dal nobile obiettivo di combattere la violenza negli stadi, auspicava con la sua attuazione un ritorno delle famiglie allo stadio, spalti pieni di tifosi pronti ad inneggiare al valore dello sport, riduzione degli atti di violenza, delinquenti della domenica a casa davanti alla tv, e vissero tutti felici e contenti. Certo, tutto questo sarebbe molto bello, ma la domanda sorge spontanea: all’alba della nuova stagione calcistica, dopo il protocollo d’intesa firmato al Viminale lo scorso giugno 2011 da Maroni, dal vice presidente del Coni, dal presidente della FIGC, dal presidente della Serie A, dal presidente della Lega di Serie B e dal presidente della Lega Pro che riserva la possibilità di abbonarsi alla propria squadra e di partecipare alle trasferte della stessa previa sottoscrizione della suddetta tessera del tifoso, tutto questo può dirsi realizzato?

Andiamo con ordine. Innanzitutto, cos’è la tessera del tifoso?

La tanto contestata tessera consiste in un documento elettronico, avente le dimensioni di un bancomat, che permette di accedere a diversi servizi. Rilasciata dalla società sportiva solitamente grazie ad una convenzione con una banca e previo nulla osta da parte della Questura competente, deve riportare nome e cognome del titolare e una sua fototessera, per facilitarne il riconoscimento. Solamente chi è in possesso della medesima potrà abbonarsi alle partite casalinghe della squadra che desidera e seguirla in trasferta. Inoltre, la tessera del tifoso crea un sistema di fidelizzazione del titolare da parte della società attraverso il coinvolgimento di istituti bancari e società per azioni. Una vera e propria carta prepagata,  assoggettata agli stessi costi di gestione di una carta di credito ricaricabile. Detta così, la tessera sembrerebbe essere solo una grande operazione commerciale. Eppure l’obiettivo principale dovrebbe essere la sicurezza. E allora analizziamo la situazione più nel dettaglio.

PROFILI DI INCOSTITUZIONALITA’ – La prima pecca del provvedimento, rileva soprattutto sotto il profilo della costituzionalità dello stesso. La tessera del tifoso provocherebbe infatti una lesione della privacy a causa del chip interno contenuto nella stessa e dotato di tecnologia RFID che permette potenzialmente di rintracciare i titolari ovunque si trovino. La riservatezza essendo diritto della personalità e quindi inviolabile, gode della tutela riservata all’art 2 della Carta costituzionale. Se ciò non bastasse a convincere dell’importanza del diritto alla privacy, potremmo scomodare il Trattato di Lisbona del 2008 che ha reso la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea vincolante per tutti i paesi dell’UE e che prevede per l’appunto all’art. 8 la protezione dei dati personali. Sotto questo profilo appare ancora più preoccupante la previsione di una schedatura preventiva che non trovi fondamento in una legge, ma in una direttiva non avente efficacia esterna (non potendo incidere sulle situazioni dei cittadini) bensì valore di regola “tecnica”.

Altri profili di illegittimità costituzionale sembrerebbero poi apparire nei confronti degli art. 3 e 27 della costituzione rispettivamente riguardanti il diritto all’eguaglianza e il valore rieducativo della pena. Quanto al primo aspetto, infatti, si creerebbe una differenza di trattamento tra il tifoso fidelizzato e il tifoso non fidelizzato, differenziazione peraltro non giustificata alla luce del giudizio di ragionevolezza e, quindi, destinata a trasformarsi in discriminazione. La tessera inoltre potrà essere rilasciata solo a chi negli ultimi 5 anni non abbia scontato un Daspo (la tanto famigerata diffida) o a chi, sempre nel medesimo arco di tempo, non sia stato condannato per reati da stadio. Tutto ciò appare non conforme al principio che afferma il succitato valore rieducativo della pena, non vedendosi ragioni per cui chi ha scontato un Daspo, che ricordiamo inoltre essere una sanzione amministrativa e non penale con finalità specialpreventiva, debba essere punito ulteriormente.

E’ evidente quindi che qualcosa non torni ma, con buona pace dei padri costituenti, andiamo avanti nell’analisi e vediamo se sia proprio tutto da buttare.

LA TESSERA E’ ILLEGALE – Non solo incostituzionalità, ma anche illegalità quindi. Ebbene si, la direttiva ministeriale che dà vita alla tessera contrasta con la legge del 4 aprile 2007, N° 41, che ha convertito il decreto dell’8 febbraio 2007 N° 8 recante “misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche”; la denominata “legge Raciti” adottata in seguito agli scontri avvenuti nel derby siciliano Catania – Palermo, nei quali perse la vita l’ispettore di polizia. Ma veniamo a noi: l’art 8 di questa legge, infatti, obbliga i club di Serie A, di Serie B, Lega Pro e Dilettanti ad escludere qualsiasi tipo di facilitazione per i tifosi, pena una sanzione amministrativa del Prefetto con multa dai 50.000 ai 200.000 euro. Guarda guarda, proprio quel sistema di fidelizzazione che la direttiva del Ministro Maroni tenta di far rientrare dalla finestra.

IMPATTO DELLA TESSERA – E la sicurezza? Domanda del tutto lecita, essendo questo il primo obiettivo perseguito dalla circolare ministeriale. Rimangono dubbi sull’efficacia in questo senso della previsione di una tessera del tifoso. Infatti, seppur la tessera sia idonea a inibire l’ingresso allo stadio ai tifosi ospiti che non ne siano in possesso, non può comunque privare il diritto di questi a recarsi in uno spazio pubblico, quale la zona circostante allo stadio. Ed è proprio questa zona dello stadio a essere il maggior teatro di violenze e scontri, anche con le forze dell’ordine.

Tralasciando considerazioni di carattere personale, è opportuno ora analizzare dati oggettivi. Proprio da una dichiarazione del fautore di questo progetto, Maroni, si evince la diminuzione degli agenti di sicurezza pari al 35%. La cosa ci lascia un po’ di perplessità: se in tutti gli altri paesi la violenza negli stadi è stata vinta grazie al rafforzamento di steward e agenti, in Italia si adotta la tecnica opposta.

Inoltre la tessera del tifoso ha provocato anche una diminuzione degli spettatori presenti sugli spalti. Il sogno di vedere curve colorate e piene in perfetto stile “Tifo anni 80” sembra svanito di fronte a scenari di triste desolazione di settori ospiti vuoti o semi-deserti. Poche infatti sono le tifoserie che hanno aderito alla tessera, tra le quali spiccano quelle di Inter e Milan. E, considerando che il calcio è sempre stato lo sport della gente e che la tessera si riproponeva di riportare la gente allo stadio, non sembra un gran risultato. Si può parlare di fallimento?

BOCCIATURA ANCHE DALL’EUROPA –  Anche l’Uefa (Unione delle società di calcio europee) ha mostrato contrarietà nei confronti della tessera del tifoso introdotta in Italia, e l’ha fatto tramite il suo Presidente Michel Platini, il quale condanna la lotta alla violenza tramite una schedatura preventiva e auspica un rafforzamento delle forze dell’ordine.

Curioso notare come in Inghilterra esista un sistema simile, la Membership card, gestita però dalle proprietà e non dallo Stato e a uso facoltativo. Inoltre, a differenza che in Italia, non si tratta di una carta di credito. E allora, meno male che si doveva imitare il modello inglese.

ANCHE LE SOCIETA’ CONTRO LA TESSERA – Qualcosa si sta muovendo anche dalla parte delle società sportive. Nonostante il Protocollo d’intesa di cui si è detto all’inizio, molte società infatti si stanno schierando dalla parte dei loro tifosi, valutando la possibilità di mettere in vendita carnet di biglietti per le partite casalinghe, i cosiddetti miniabbonamenti, per l’acquisto dei quali non servirebbe il possesso della tessera del tifoso.

E’ di questi giorni in particolar modo la proposta dell’AS Roma che, tramite i suoi legali, ha sottoposto all’attenzione dell’Osservatorio Nazionale sulle manifestazioni sportive il miniabbonamento che avrebbe permesso alla tifoseria romanista di tornare allo stadio senza bisogno di sottoscrivere una carta di credito a tutti gli effetti.

L’Osservatorio pare però aver rinviato la decisione a tempi futuri in quanto, sintetizzando il senso della decisione, l’iniziativa necessita di successive analisi per evitare che l’immissione di più tessere possa creare confusione. Non si capisce la confusione che potrebbe creare un carnet di biglietti elettronico ma, la mancata presa di posizione per allungare i tempi, non ci stupisce.

LA TESSERA BANCARIA – E se rimaniamo perplessi sull’utilità della tessera del tifoso nella lotta contro la violenza, rimaniamo ancora più amareggiati nel vedere l’effettivo utilizzo che se n’è fatto a Firenze. A Firenze, infatti, la Banca Intesa S. Paolo propone la sottoscrizione della card “Orgoglio Viola”, la tessera del tifoso della Fiorentina, anche a ragazzi, famiglie, coppie che non c’entrano nulla con il mondo del calcio, che non sono mai andati allo stadio o, addirittura, che non tifano nemmeno viola. Tutto questo perché? Per avere agevolazioni sui mutui, in quanto la tessera permette di risparmiare 400 euro sulle spese istruttorie ovvero le spese sostenute dalla banca per valutare la domanda di mutuo. A questo punto, la domanda sorgerebbe spontanea: la tessera del tifoso è una carta di fidelizzazione nei confronti delle banche?

Ai posteri l’ardua sentenza, intanto una domanda si potrebbe porre con vivo interesse per la risposta, al signor Maroni: si può definire tessera del tifoso o, molto più banalmente, una tessera bancaria?

Per Corederoma

Paolo Nasuto