domenica, Settembre 29, 2024 Anno XXI


da repubblica.it

Decoder senza frontiere

calcio in tvLa Corte di giustizia dell’Unione europea ha respinto il ricorso della Premier League inglese contro i pub che utilizzano schede greche per la trasmissione delle partite: “Contrario al diritto della concorrenza”. Sky: “Sentenza avrà effetti su vendita”

BRUXELLES – La Corte di giustizia dell’Unione europea boccia l’esistenza di limiti territoriali per la trasmissione degli incontri di calcio: le leghe calcio europee non possono quindi più vendere i diritti televisivi su base territoriale. Con una sentenza pubblicata oggi, la Corte definisce tale sistema, che vieta ai telespettatori di seguire le partite utilizzando una scheda per decoder di altri Stati membri, “contrario al diritto dell’Unione europea”. Nella sentenza si rileva che un sistema di licenze televisive frammentato su base nazionale, come è quello attuale del calcio, è contrario al diritto della concorrenza della Ue. I privati quindi hanno diritto ad utilizzare le loro schede ovunque nei 27 paesi. Di fatto è l’avvio di una rivoluzione del mercato televisivo simile a quella innescata a suo tempo dalla sentenza Bosman sui trasferimenti dei calciatori. E’ anche la fine del ‘contrabbando’ delle schede tra appassionati di calcio: i privati infatti hanno diritto a comprare l’abbonamento di una qualunque emittente satellitare indipendentemente dal loro luogo di residenza in Europa. Qualche limite invece è stato riconosciuto per lo sfruttamento commerciale delle schede nei locali pubblici.

Nello specifico i giudici europei, che hanno accolto l’impostazione dell’avvocato generale, rilevano che “è possibile prendere in considerazione l’audience effettiva e potenziale” di un campionato in tutto il territorio della Ue. Quindi, osservano, “non è necessario limitare la libera
circolazione dei servizi”. Ed anche “il versamento di un supplemento da parte delle emittenti televisive per assicurarsi un esclusiva assoluta” è contrario ai principi del mercato unico europeo perché “tale pratica può condurre a differenze di prezzo artificiose tra i mercati nazionali compartimentati”.

La sentenza della Corte riguarda tutti i Paesi dell’Unione europea. La decisione potrebbe avere un impatto anche in Italia, dove Sky ha i diritti esclusivi della trasmissione via satellite. Si potranno quindi utilizzare schede di altri Paesi, come la Grecia, che offrono la trasmissione di partite di calcio ed eventi sportivi a costi inferiori. Obiettivo della Corte di giustizia è “interpretare il diritto dell’Ue perché venga applicato allo stesso modo in tutti i Paesi dell’Ue”. E le Leghe potranno eventualmente vendere più volte i diritti sui loro campionati in base alle lingue parlate dai commentatori delle tv. Unico punto sul quale le Leghe hanno avuto ragione nel difendere lo ‘status quo’ attuale è nel riconoscimento del diritto d’autore sui loro ‘logo’, inni e sigle di apertura/chiusura. La Corte quindi ha stabilito che “la trasmissione in bar-ristoranti” di tali sequenze “costituisce una ‘comunicazione al pubblico’ ai sensi della direttiva sul diritto d’autore per la quale è necessaria l’autorizzazione dell’autore delle opere stesse”.

La ‘battaglia’ è stata portata avanti e vinta contro i colossi della Premier League dalla titolare di un piccolo pub di Portsmouth. La donna, come altri proprietari di locali, proiettava nel suo pub gli incontri del campionato inglese utilizzando una scheda greca. Nel Regno Unito, infatti, in molti hanno cominciato a utilizzare schede straniere, rilasciate da un ente di radiodiffusione ellenico agli abbonati residenti in Grecia, acquistando schede e decodificatore a prezzi più vantaggiosi di quelli chiesti dalla Sky, titolare dei diritti di ritrasmissione in Gran Bretagna. Ritenendo che tali attività violassero l’esclusiva dei diritti di diffusione televisiva pregiudicandone il valore, la Premier League ha cercato di porre termine a questa pratica per via giudiziaria. La sentenza odierna ha così risposto alle questioni poste dall’Alta corte inglese, a cui si era rivolta la Football Association Premier League (Fapl, la Lega dei club che gestisce il campionato di calcio e commercializza i diritti di diffusione televisiva delle partite) con due cause (una civile e una penale) contro la titolare del pub e contro i bar-ristoranti che trasmettono gli incontri con schede di altri Paesi Ue.

LA REAZIONE DI SKY – E’ arrivata anche la reazione di Sky al provvedimento: “La sentenza riguarda alcuni aspetti della vendita di diritti televisivi da parte di organizzazioni come la Premier League e avrà implicazioni su come queste organizzazioni struttureranno la vendita di questi diritti in Europa in futuro, implicazioni che come operatore televisivo stiamo analizzando con attenzione”, spiega un portavoce. “Quello che questa sentenza non cambia in alcun modo è l’impegno di Sky – ha aggiunto – a garantire ai nostri clienti programmi e contenuti della più alta qualità, sia che si tratti di nostre produzioni originali sia che si tratti di diritti acquistati sul mercato sulla base della loro disponibilità”.


da repubblica.it

Rischio lastrico per i club?

La Corte di giustizia apre nuovi scenari per il mercato televisivo. A rischio gli introiti delle squadre europee, ma i consumatori potrebbero ottenere tariffe più vantaggiose

MILANO – Davide batte Golia. E apre uno scenario, per il mondo del calcio, che pochi giorni fa neppure era ipotizzabile. Un piccolo pub inglese trasmette le partite della Premier League utilizzando una scheda criptata della pay tv greca (che, piccolo dettaglio, costa meno). La Lega calcio presenta un ricorso, ma il pub si rivolge alla Corte di Giustizia della Comunità europea e invoca la libera circolazione delle merci e dei servizi. E vince, perché i servizi possono circolare liberamente all’interno della Ue.

Cosa succede. Il primo effetto è l’immediata liberalizzazione del mercato delle pay tv. In Inghilterra il servizio offerto da BSkyB per gli esercizi commerciali costa circa 10mila sterline l’anno, quella della tv greca 7mila. Da un lato, il danno economico per BSkyB che per l’esclusiva ha pagato profumatamente. Dall’altro il risparmio evidente per i clienti disposti ad ascoltare la tv in greco. Per il momento Sky e Mediaset non commentano anche perché hanno appena versato nelle casse della Lega Calcio quasi 2,5 miliardi di euro per trasmettere i prossimi tre anni di campionato. Adesso, però, nulla vieta a un network europeo di acquisire – per pochi milioni di euro – i diritti tv destinati all’estero (ancora da assegnare) e commercializzarli in Italia, o in un altro paese, a un prezzo inferiore dei concorrenti. Magari dopo averli prodotti nella lingua locale per poche migliaia di euro. Insomma il costo sarebbe sempre inferiore rispetto a quello sostenuto dai
big.

Lo scenario. Se così fosse il valore dei diritti tv si polverizzerebbe in un secondo. Riducendo sul lastrico le squadre (a cominciare da quelle italiane) che dalle televisione ottengono oltre il 70% dei ricavi. Un rischio da non sottovalutare. Per difendersi le Leghe professionistiche potrebbero pensare di vendere i diritti tv con un solo bando in tutta Europa. Una procedura complessa che potrebbe richiedere molto tempo per essere preparata. E che rischierebbe comunque di cadere sotto la scura dell’Ue.

Nell’immediato. Intanto, da oggi, è possibile comprare tessere pay tv di tutta Europa. A patto di essere disposti ad ascoltare una telecronaca in un’altra lingua. Fino a quando qualcuno non inizierà a produrre nelle diverse lingue locali. Di certo, ancora una volta, l’Unione europea si muove per aprire il mercato dei servizi alla concorrenza. Sbarrando la strada a qualunque forma di oligopolio televisivo.

GIULIANO BALESTRERI