domenica, Settembre 29, 2024 Anno XXI


Ho provato a difendere un sognoParliamo di ultras, gente che vive gli stadi, per cui parliamo spesso anche di stadi, dai recenti episodi legati allo stadio di proprietà della Juventus o la lunga battaglia per il recupero dello storico Filadelfia, passando per tutte le varie vicissitudini legate a problemi strutturali fino ad arrivare alle più svariate ipotesi di nuovi impianti di proprietà in giro per l’Italia calcistica, da Cagliari a Firenze, da Roma a Genova.

Proprio a proposito di Genova, ultimamente abbiamo avuto modo di scoprire una bella iniziativa legata al “Luigi Ferraris” avviata nel 2011, in concomitanza con il 100esimo anniversario dello storico stadio genovese.

Tutti quelli che ci sono stati al “Ferraris”, da quelli per cui è quasi una seconda casa a chi invece l’ha vissuto come ospite, ivi compreso chi – come noi – ne ha calcato le zolle per fotografare gli ultras e raccontare il tifo, possono ritrovarsi concordi nel definire la sua atmosfera come una delle più particolari in Italia. A parte tutte le questioni affettive, storiche e tradizionali che si possono addurre a difesa del “Ferraris”, ce ne sono tante altre di carattere puramente tecnico, pratico e strutturale. Molti lo hanno definito lo stadio “all’inglese” ante-litteram, quando ancora i nostri signori padroni del calcio non erano soliti riempirsi la bocca con l’omonimo modello. Oltre alle gradinate a picco sul terreno di gioco, la possibilità quindi di essere vicini al cuore della contesa agonistica, tanti e tanti altri sono i punti di forza di questa vecchia e storica struttura. Ovviamente altrettanti sono anche i punti deboli, quelli che col passare degli anni sono diventati carenze per via del diverso approccio costruttivo dell’epoca in cui è stato costruito, le norme di sicurezza ancora non così esigenti come quelle odierne, senza dimenticare l’azione usurante del tempo.
Abbiamo ovviamente seguito, via rassegna stampa, tutta la discussione legata allo stadio in quel di Genova: le proposte rincorsesi nell’ultimo periodo sono state quella di Sestri proposta da Garrone e quella della Colisa partorita dal Comune di Genova, ma sembra quantomeno pretestuoso il voler far passare a tutti i costi l’esigenza di uno stadio di proprietà come la panacea di tutti i mali calcistici. Quanto sono realmente vecchi i nostri stadi? Quanto di loro è irrimediabilmente vetusto e pericoloso in termini di sicurezza? Quanto può essere recuperato di quello che è anche un patrimonio storico, architettonico, nonché economico della collettività? Quanti dei nuovi appalti e delle nuove velleità cementifere sono giustificate e quante invece sono pura e semplice speculazione economico-commerciale?
A queste e a mille altre domande risponde il libro “Ho provato a difendere un sogno”, scritto da Diego Tarì in collaborazione con Roberto Burlando e Fabio Masnata, specificatamente riferito alla realtà di Genova e alle istanze di una terza posizione intermedia tra quelle di Garrone e del Comune, cioé salvare il “Ferraris” adeguandolo ai tempi moderni e alle sue esigenze. Queste stesse posizioni sono le stesse difese dalla “Fondazione Genoa 1893”, anche se il libro non nasce direttamente per difendere queste istanze ma vuole soltanto aprire una più profonda ed equa riflessione in merito, senza cristalizzarsi su posizioni pregiudiziali o cavalcando finte cause come altri hanno fatto ammantando dietro motivazioni sportive e di sicurezza quelle che in realtà sono mere operazioni economiche.

Ci ripromettiamo quanto prima di approfondirne la lettura e recensire al meglio il libro, frattanto vi consigliamo senza dubbio di leggerlo, anche perchè ne apprezziamo il carattere fortemente divulgativo dello stesso, che è possibile scaricare gratuitamente dal loro sito all’indirizzo difendereunsogno.jimdo.com(quindi seguire per “Area Download”).
La “cittadinanza attiva” va estesa anche agli stadi, ed è necessario slegarsi dalla fruizione dell’evento sportivo come puro oppio dei popoli, per evitare che sulla pelle di noi tifosi continuino a consumarsi piccoli e grandi tragedie, furti e speculazioni. Riprendersi il calcio passa inevitabilmente attraverso questo approccio più maturo e consapevole.

fonte: Sportpeople

Per Corederoma

Paolo Nasuto