sabato, Settembre 28, 2024 Anno XXI


Nel lungo trascinarsi di questa fine estate, capita ormai ogni giorno di imbattersi in notizie che apparentemente sono del tutto slegate fra loro ma che a ben vedere sono come differenti sintomi della lunga agonia del calcio moderno.
Così, una dopo l’altra, le news si accavallano e si rincorrono.
Un tifoso ucciso in Perù, schede per la TV a pagamento che si comprano in tutta Europa, squadre penalizzate perché non pagano gli stipendi, camerunensi che emigrano nel Daghestan con salari multimilionari, tessere imposte a società che non le vorrebbero(?), carnet di biglietti non concessi a chi li vorrebbe, giovani promesse pagate a peso d’oro, vecchi campioni regalati in riviera, allenatori che perdono il patentino, presidenti che si offendono in diretta tv, partite in 3D, partite da 3º divisione spacciate per big match, tifosi additati di ogni nefandezza , nefandezze varie attribuite a casaccio, daspo dati e tolti, stadi nuovi con scudetti usati, intercettazioni inedite, volti tristemente noti che tornano, presidenti esecutivi, pseudotifosi… E chi più ne ha più ne metta.
Ora proviamo a fare uno sforzo di immaginazione e a pensare che laddove c’è scritto tifosi ci possa essere scritto politici o finanzieri, che invece che calcio ci sia scritto società e che al posto di squadra possa esserci scritto ad esempio Paese (presidente resta tale!).
Mai come oggi un calcio che sta morendo è espressione di un mondo agonizzante, di un sistema di poteri sempre più in crisi, di un epoca che volge al tramonto, e l’albeggiare dell’umanità che si risolleva è caotico ed incerto.
Forse è il caso di provare a cambiare il vecchio detto: il calcio non è più l’oppio dei popoli, bensì l’ovvio dei popoli. Quelli che ci propinano come gioco e spettacolo è sempre più lontano dalla nostra genuina passione e sempre più simile al “panem et circenses” che celava l’inarrestabile declino dell’Impero romano.
Ancora una volta non resta che sperare nei barbari. Chissà che questo non sia il tempo delle nostre tribù di ragazzi da stadio.

(Dodicesimo.net)

Per Corederoma

Paolo Nasuto