domenica, Settembre 29, 2024 Anno XXI


da forzaroma.info

Questa l’intervista integrale a Gabriel Heinze rilasciata a Roma Channel

Gabriel HeinzeCome ti trovi a Roma?
Sto bene in una città bellissima, sono stato fortunato a giocare in tutti i campionato più importanti adesso ho iniziato questa nuova sfida qui con la Roma in Italia, era l’ultimo sogno che avevo e ringrazio Dio che sono riuscito a coronarlo. Ora mi sto ambientando in un nuovo calcio, ma anche a quello che è un nuovo paese con i suoi usi e costumi e sicuramente il bilancio è positivo

Quanto hanno influito nella scelta dell’Italia le tue origini italiana?
Molto importante, assolutamente decisivo. E’ un orgoglio avere discendenza italiana, una delle persone che amo di più mia madre è italiana e per me è una soddisfazione vivere e giocare nel suo paese. E’ stato un vero e proprio regalo che io come figlio ho voluto fare a mia madre ma non solo in questa parte della mia carriera ma sin da quando ho lasciato l’Argentina le avevo promesso che nel giorno in cui avessi avuto la possibilità di giocare in Italia lo avrei fatto.

Che esperienza è stata per te giocare nel Manchester?
E’ stata un’esperienza bellissima, magnifica, questo è uno degli aspetti più belli del nostro lavoro, della nostra posizione di privilegiati perchè facciamo un lavoro bellissimo cioè quello di dedicarci al calcio e conoscere nuovi paesi e nuove culture. E’ stato un impatto molto forte, venivo dal PSG un club molto importante in Francia, ma non quanto il Manchester. Sarò eternamento grato a un’allenatore come Ferguson, che mi ha accolto a braccia aperte e mi ha permesso di crescere come persona e come calciatore, di maturare quelle esperienze che per la giovane età che avevo in quel momento ancora non avevo potuto maturare, quindi per me è stato un onore e un orgoglio vestire quella maglia, così come lo sarebbe stato per qualsiasi giocatore. In ogni caso ho vestito con onore e orgoglio le maglie di tutti i club nei quali ho militato, anche se poi evidentemente ogni club ha la propria dimensione. Ribadisco questa grande ed eterna gratitudine a personaggi come Ferguso, ma anche a calciatori come Roy Keane, Ryan Giggs, Paul Scholes, che mi hanno segnato profondamente, giocatori ai quali mi sono ispirato, giocatori ai quali l’esempio ho sempre seguito.

In una patita contro il Middlesbrough facesti un intervento in scivolata molto particolare e tutto lo stadio cantava “Heinze Heinze”, ricordi questo aneddoto?
Si è uno degli aneddoti più bello che ricordo della mia esperienza in Inghilterra, anche se devo precisare che il pubblico non diceva il mio nome ma diceva “Argentino Argentino”. Era la prima volta che in un campo inglese il pubblico inneggiasse all’Argentina, vista la rivalità che c’è tra i due paesi, la guerra delle Malvinas, la rivalità che c’è ogni volta che le due squadre si scontarno. Ricordando questo episodio mi viene tutt’ora la pelle d’oca, ricordando il pubblico che cantava “Argentino Argentino” e ho sentito un duplicio obbligo nei confronti diq uesto pubblico che mi stava dimostrando tutto questo affetto, ma non solo, mi stava facendo capire che decisioni sbagliate prese da altre persone in altri contesti si potevano mettere da parte e che il calcio può essere uno strumento per unire i popoli. I tifosi poi mi hanno sempre trattato benissimo per tutti quegli anni che ho passato a Manchester.

L’emozione di portare la fascia al braccio da capitano del Manchester?
Fatico a trovare le parole, la prima partita me la consegnò Ferguson e la seconda Giggs e io trovai naturale chidere perchè proprio a me e loro risposero perchè me lo meritavo e io l’unica parola che io trovai fu grazie, perchè ero letteralmente senza parole, non soltanto per il blasone del club ma per i capitani che avevano indossato quella fascia. E’ uno dei tanti ricordi bellissimi che ho di quel club che non potrò mai cancellare, mi ricapita di vedere la foto con la fascia al braccio e li ringrazio per la fiducia che mi hanno dato

Come ti senti in questo gruppo di talento ma giovane, puoi dare l’esperienza giusta?
E’ fondamentale avere in uno spogliatoio un mix di giovani e veterani. Per il giocatore esperto è un dovere rivolgersi e dare consigli ai giovani, ma poi dipenderà dal giovane capire se recepire questi consigli. Alla Roma ci sono tanti giocatori esperti che possono svolgere questo ruolo di modello.  Nella mia carriera mi hanno dato tantissimi consigli, dati con l’esempio e con fatti concreti perchè magairi la lingua poteva essere un ostacolo. Ho imparato moltissimo dai consigli che mi hanno dato. Poi il tempo dirà se Grabiel Heinze ha aiutato squadra e club a crescere, io tutto quello che faccio lo faccio con tantissimo, impegno, con il cuore e perchè me lo sento, poi il tempo sarà galantuomo e dirà se ci sono riuscito.

Vedendo gli allenamenti su Roma Channel mi chiedo come hai fatto a diventare in così poco tempo un punto di riferimento per i tuoi compagni.
A dire il vero non mi considero un leader. Quello che vedono i tifosi non è altro che il mio modo di essere. Credo sia fondamentale, in un gruppo nuovo come il nostro, conoscersi bene e remare tutti nella stessa direzione: per vincere è necessario essere uniti. A me, in particolar modo, piace scherzare e parlare con i compagni. Non lo faccio sempre però… altrimenti il mister si arrabbia!

Quanto conta il feeling con i difensori e principalmente con Burdisso?
E’ importante parlare la stessa lingua, ma nel calcio a certi livelli ci sono parole che i calciatori conoscono e non ci sono impedimenti che l’argentino giochi con un italiano o un danese. La differenza la fa se giochi o no in coppia con un calciatore e questo riguarda me e Burdisso. Quello che conta è la qualità e in questa squadra ce n’è in abbondanza.

È vero che hai rifiutato la Lazio per venire alla Roma?
No, non ho rifiutato la Lazio. Personalmente non ho avuto nessun contatto con loro. Nel momento in cui ho capito quanto fosse concreta la possibilità di giocare nella Roma ho deciso di venire a tutti i costi. E con presupposti come questi le trattative sono state molto semplici. Lo dico e lo ribadisco ho sempre voluto la Roma.

Eri in campo nel 7 a 1 contro la Roma. Che sensazione hai avuto in quella partita? Totti e De Rossi che ti hanno detto su quella partita?
Quel giorno ero contento, devo essere sincero. Ero contento di aver eliminato una squadra importante come la Roma. Avevamo subito una strigliata impressionante negli spogliatoi da Ferguson dopo la sconfitta per 2 a 1 all’andata. A me interessava vincere e passare il turno. La Roma ha avuto le prime due occasioni della partita, ma poi il Manchester ha dominato in lungo e largo. In allenamento qualche battuta c’è stata ma certe cose devono rimanere fra noi calciatori, ma tutto nel rispetto e scherzando.

Cosa ti ha lasciato il Real Madrid? E com’è stato conoscere Cristiano Ronaldo?
Ronaldo lo conoscevogià dal Manchester. Il Real mi ha dato moltissimo, giocando in uno dei club più importanti la mondo. E’ il sogno di ogni calciatore giocare in quei club, poi è un’onore indossare quella maglia anche solo per gli argentini che l’hanno vestita come De Stefano e Redondo. Li poi ho vinto titoli importantissimi. Quella che è l’immagine privata di Ronaldo è completamente diversa da quella pubblica, con lui ho vissuto tante esperienze anche personali. Giocare con Messi e Ronaldo e essere allenato da Maradona è stato un grandissimo onore, anche solo fargli un passaggio è un onore. Sono grato al calcio che mi ha dato questa possibilità.

Il tuo rapporto con Maradona?
E’ il più grande di tutti. Non ci sarà uno grande come lui. Mi ha fatto piangere davanti alla televisione, un paese sceso in strada che cantava “Argentina campeon”. Le lacrime di mio padre e tutte queste emozioni me le ha fatte vivere lui. Poi ce l’ho avuto come allenatore, c’era rispetto dei ruoli, lui ci trattava con semplicità a tutti. Il rapporto nel suo complesso è stato speciale, ringrazio lui e gli allenatori che hanno avuto fiducia in me. Maradona è comunque il più grande di tutti e in maniera indiscutibile.

Ferguson ha paragonato Giggs a Totti…
Giggs è un esempio per quello che ha fatto esattamente come Totti sta facendo epr la Roma. Poi andare in giro per il mondo e dici Roma tutti dicono Totti e il Papa. Ferguson che ha fatto il paragone con Giggs ha più titoli di me per fare questo paragone. Dal canto mio posso dire che sono due esempi da ammirare

Hai un soprannome particolare?
I miei amici mi chiamano “El Gring” perchè sono nato in paesino piccolo nell’interno dell’Argentina e sono biondo. In nazionale la prima volta parlavo poco ero giovane ed ero initmorito da quell’ambiente e quindi mi hanno dato questo soprannome. In un gruppo bisogna avere giocatori di personalità come Marco, Juan, Nico che possono prendere le redini della situazione e comandare la difesa, poi sono tutti giocatori della nazionale che hanno un grande carattere.

Cosa ti ha colpito di Luis Enrique?
Il volume di lavoro che stiamo facendo è impressionate. E’ una persona sicura e da fiducia a tutti. Ha voglia e le idee chiare e ha fame di vittorie ed è importate per un allenatore. Ci ho giocato contro ed era un giocatore fantastico ora da mister non è cambiato molto. Io ho avuto la fortuna di avere allenatori eccezionali e altri un po’ meno ma sono i calciatori a fare grande un mister e spero che questo gruppo lo possa rendere grande.

Sogni il tuo primo gol in maglia giallorossa? Magari al derby…
Mi interessa poco se sono io a segnare, quello che mi interessa sono i tre punti. Io voglio che il gruppo vinca, poi sappiamo che il derby è un contesto particolare, sono tre punti fondamentali, andrebbe benissimo che segnasse anche un compagno e vincessimo la partita. Questo è l’obiettivo per il quale stiamo lavorando.