sabato, Settembre 28, 2024 Anno XXI


Il derby è andato. Il risultato conta, è vero,  provoca sempre un retrogusto amaro quando lo si perde in campo. Certo, in questa occasione il sapor di fiele di un goal preso al 93’ è fortemente attenuato dal piacevole gusto dolce di cinque vittorie in fila. Ma tant’è; nascondersi non mi (ci) appartiene e da romanista dispiace perdere contro di “loro”, fosse pure una partita di briscola e tresette.

 

Ma la vera differenza, a mio avviso al momento incolmabile, è tutta nello “spettacolo sugli spalti”, come dicono i bravi cronisti. C’è stato uno spettacolo genuino da una parte, ed una proposta magari scintillante (?), appariscente (?) dall’altra. D’impatto sicuro per chi assiste in TV all’evento. Calzante coi tempi che corrono, fatti di superficialità ed apparenza e poca o nessuna sostanza.

 

L’idea di volersi ritenere superiori “per storia e tradizione” e non voler accettare nessuna lezione, appare sinceramente stridente con quel che si è visto.

 

La tradizione è un derby fatto di colore e passione senza mediazioni terze. La storia è quella di sfottò e di coreografie pensate ogni volta diverse e maestose. Senza chiedere permessi particolari.

 

Permessi richiesti a chi la storia e la tradizione la vuole uccidere o vendere ai “padroni del vapore”, la tua passione di tifoso con l’introduzione di una carta di credito che certifica il tuo essere “regolare” (per esempio). Permessi richiesti a chi reprime la tua gioia e la tua fantasia di tifoso, a chi impedisce ad una vasta categoria di persone l’accesso in un luogo pubblico, desrtificando la Tribuna Tevere. Permessi richiesti a chi arriva ad ucciderti, sparandoti dalla corsia opposta dell’autostrada perché ha pensato di vedere nella tua sciarpa di tifoso un pericoloso criminale da abbattere….

 

La “disobbedienza civile” che da qualche anno mette in atto la Curva Sud della Roma (e non solo lei, ma tante altre in Italia), che protesta trovando sempre modi nuovi ed INNOCUI per ribadire, davvero, cosa sia storia, tradizione del tifo ed il senso di un DERBY sono da lodare.

 

C’è il sapore della libertà, della genuinità, dell’essere davvero diversi e forse mosche bianche, ma profondamente fieri d’esserlo, nell’odore acre di quella splendida fumogenata che ha aperto lo spettacolo del derby. Una modalità in uso negli anni andati (a proposito di storia e tradizione), che ancora oggi fa scuola, per mentalità, coerenza e anche spettacolo, per chi lo sa apprezzare.

 

Non serve essere particolarmente bravi con il pennello o con le parole per essere “superiori”, o non soggetti a critiche. L’elemento essenziale è la coerenza e la dignità di chi crede ancora nella libera circolazione delle idee e delle persone, senza che esse necessitino il visto di qualcuno.

 

Respiro l’aria della mia libertà.

 

fonte: profilo personale FB di Mirko Graziani

 

per corederoma

Paolo Nasuto