sabato, Settembre 28, 2024 Anno XXI


DASPO. Un termine che è entrato da una ventina d’anni abbondanti, nel vocabolario italiano. Lo conoscono bene tutti tifosi, non solo gli ultras destinatari privilegiati (in questo caso si) del dispositivo che vieta l’accesso negli impianti sportivi.

Funziona così; sulla base di una semplice denuncia (quindi senza che vi sia un processo), una persona può vedersi impedito l’accesso agli impianti sportivi se ritenuto “soggetto pericoloso”.
Il Daspo è emesso dal questore ed ha una validità da uno a cinque anni e tra le sue varianti prevede anche quella dell’obbligo di firma.

Una restrizione delle libertà personali, messa comunque in esercizio anche in attesa di un giudizio che accerti le reali responsabilità del destinatario del provvedimento.

Negli anni abbiamo assistito a provvedimenti simili elevati nei confronti di persone violente, ritenute responsabili di incidenti negli stadi e nei palazzetti italiani, ma indirizzati anche “nel mucchio”, a casaccio e per atti che definire violenti richiederebbe una seria indagine psicoanalitica e sociologica. Accendere un fumogeno (senza lanciarlo contro nessuno e curandosi che non arrechi danno alle strutture), introdurre uno striscione (anche per la commemorazione di un deceduto o per una denuncia sociale), elevare cori di contestazione indirizzati a forze dell’ordine, istituzioni o personaggi pubblici.

L’efficacia del provvedimento che nasce, secondo il legislatore, come dispositivo di prevenzione, è in realtà ancora tutta da verificare. Da più parti giungono critiche e in alcuni casi eccezioni di costituzionalità del provvedimento.

La classe politica ha però sempre glissato sulla questione, trovando trasversalmente se non proprio l’appoggio, quantomeno la noncuranza rispetto alle eccezioni sollevate.

Dopo i tristi fatti del 15 ottobre a Roma, il Daspo è tornato sulla bocca di tutti. Si parla di estendere lo stesso tipo di provvedimento ai cortei e alle manifestazioni. In sostanza dai palazzetti e dagli stadi, alla piazza.

Sulle modalità di applicazione ancora non si sa nulla, però. Probabilmente diverrà attivo e nessuno saprà perché e come funzioni. Stampa asservita e poteri forti, abbarbicati ostinatamente ad un potere cieco e sordo alle istanze di una società stufa di subire angherie e prepotenze, e che ogni giorno che passa si sta ribellando allo status quo, faranno di tutto per attuare questa forma di repressione.

Di fatto potrebbe accadere che una persona qualsiasi, non necessariamente affiliata a gruppi o partiti magari contestatrice di un governo, possa vedersi inibita la possibilità di manifestare sancita dall’articolo 21 della costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”

L’idea di poter impedire per decreto alle persone di esprimere il proprio pensiero pubblicamente è di un fascino enorme per chi ha il potere in mano. Certo, si scivola sempre di più verso una dittatura di fatto. Ma è dal 1989 che questa forma di repressione colpisce una parte di cittadini. E questi cittadini, magari con atti e modalità non sempre condivisibili, sono anni che denunciano tutto questo. Sono gli ultras e i tifosi.

Oggi qualcun altro si sta accorgendo di quanto si sia vicini al baratro di una dittatura di fatto.
I Daspo alla “piazza”, e di fatto alla democrazia, minacciati da Maroni, sono il tentativo di mettere in pratica lo schema testato per anni (con riscontri assai dubbi) negli stadi.

I tifosi e gli ultras lo dicono da anni e da anni sono indignati per il trattamento a loro riservato.
Utilizzati come “cavie” per sperimentare su di loro armi (i gas CS), norme (Daspo e Tessera del Tifoso), violenza “di stato” (le morti di Cucchi, Aldovrandi, Sandri, Uva…..) ed una “filosofia” di repressione totale contro il dissenso ed i comportamenti ritenuti “stravaganti”.

Ora questo potere morente sta sferrando il suo colpo di coda. Come finirà questa triste storia lo dirà solo il tempo, di certo sappiamo che chi per anni ha gridato alla repressione, denunciando sempre tutto, sarà in prima fila a difendere la libertà di espressione, ivi compresa quella di tifare una squadra del cuore, seguirla senza divieti di circolazione o tessere di plastica, rispettando le regole della democrazia.”

fonte: profilo personale FB di Mirko Graziani

per  corederoma

Paolo Nasuto