sabato, Settembre 28, 2024 Anno XXI


In tempi dei dragoni in cui certi presidenti di certe squadre licenziano, in grigi consigli di amministrazione, giocatori che per le loro tifoserie hanno rappresentato l’identità della squadra, noi ci teniamo molto stretti i nostri “gladiatorium” in attesa di altri gladiator che prenderanno in eredità la vocazione alla romana gens.

Roma, la ROMA è un’altra filosofia, millenaria, e, prima o poi, tutti vorrebbero passare da qui, anche se per un istante. C’è addirittura il rimpianto di chi come Fabio CannavaVo che non è mai stato né leader né bandiera, ma solo molto ben consigliato sulle scorciatoie da mettere in pratica per ottenere facili risultati, anche andando in Qatar, dire: “Avrei voluto essere come Totti”. Eh, no. Dalla vita non si può essere tutto, eroe e opportunista. L’eroe sia sa, per definizione è senza macchie, integerrimo, pronto al sacrificio se ce ne fosse bisogno. E di eroi a certe latitudini non se ne vedono. Come Buffon, ad esempio, sempre a rimpiangere il proprio inglorioso passato e a evidenziare le altrui imperfezioni “Zeman ..non vorrei mai essere il suo portiere”. Si, proprio Zeman l’uomo che ha denunciato le dimensioni del collo di Vialli, e che un certo sistema ha messo ai margini della serie A, mentre Conte, l’allenatore di Buffon, viene osannato dal “Guerin Sportivo”. E a proposito di sistema, il presidente del Coni Gianni Petrucci, non ha perso tempo a esprimere le proprie convinzioni del post Lazio-Roma. A esordito col dire che ”Reja è una persona corretta ed educata che non ha mai alzato la voce. Si può essere bravi ed educati senza fare i fenomeni”. A chi il riferimento “a fare i fenomeni”? semplice, a noi, della ROMA, al suo allenatore, al suo neo direttore generale, e al suo neo presidente. Segnali criptati, lanciati per avvertire. Ai tempio dei dragoni, si sa, non si perde occasione per ribadire l’esercizio discrezionale del potere. “Reja sta facendo bene, merita un grande palcoscenico. La Lazio? Una grande squadra” ha aggiunto. Perché “grande squadra”, una squadra che doveva versare i propri libri contabili in tribunale, fallire e ricominciare dall’eccellenza. Come hanno fatto tante altre squadre di provincia. Appunto, l’esercizio discrezionale del potere. E, infine, la chicca “Luis Enrique è stato un signore perchè a fine gara non ha parlato degli arbitri”. Una cosa è, ai tempi del dragone, mantenere volutamente un basso profilo come ha detto da Baldini&DiBenedetto, altra cosa è mandare segnali intimidatori.

A proposito del dopo Lazio-Roma. C’è sta sempre er ciancichella che c’è fa tenerezza per i segnali disperati che manda a Sabatini: “Non ci sentiamo da almeno cinque mesi. Io non lo chiamo per non metterlo in difficoltà….” E poi ancora, pentito per il bagno de sera “non ho ancora capito come vuole giocare Luis Enrique. Io giocherei con Lamela o Pjanic trequartista ma con un rombo”. Ah ciancichè, lassa perde … ormai ce se commuove solo…  E ce sta sempre er Zazza che nun je pare vero. Cià la fissa cò Luise Enrique: “Nel derby, Luis Enrique tenta qualcosa di estremo – 8 esordienti su 11 – e le becca”. Hai capito er zazza? Luis le becca (giustamente come vuole fare intendere lui), mentre Mazzarri è sfortunato.

Chi non commuove è Lotito, che ai tempi dei dragoni, trova pure il tempo e il modo per rimettersi le vesti di Catone, confortato da tutto l’ambiente pallonaro. «Tagliavento? Non mi sembra che abbia arbitrato male. Il rigore era netto e chi dice che non ci fosse fa chiacchiere da bar. La Lazio ha strameritato, bisogna acquisire la cultura della sconfitta». E’ lo stesso arbitro inadeguato della scorsa stagione, e poi, i famosi rigori pàà Riomma, er laser, er pollice, Roma “Juventus del terzo millennio”…tutta roba che appartiene alla cultura della sconfitta. Uno della Lazie se ne deve fa na ragione, fon da piccolo je danno er manuale del perdente..a Lotito no, perché lui tifa ROMA, ma nun lo dice. E’ talmente tifoso che s’è voluto fa la foto cò DiBenedetto…aòò l’ha detto lui. E commenta sempre le parole di un dirigente della Roma “Che ha detto Baldini? I Vip allo stadio gratis? Embè, io per questo sono finito in tribunale…Mi dispiace per lui, ma Baldini arriva secondo!”. Cos’è voglia di essere romanista o grave complesso di inferiorità? Come si dice, ai posteri l’ardua sentenza. Sulla partita, invece, è esilarante “La Roma all’inizio ha fatto possesso palla, poi con gli innesti la partita è cambiata”. Si, innesti de lame rotanti e insalate de cibernetica..Senza Tagliavento era n’antra partita. Punto.

Ai tempi dei dragoni hanno ripreso un vecchio detto che se ripeti la stessa cosa per infinite volte ci credi talmente che la vedi realizzate anche se non si realizza…

Questa volta la litania da via crucis è di tale Nasetti: “Il Milan è favorito, subito dopo c’è il Napoli e la Juventus, che rispetto agli altri anni ha un passo più lungo. Come quarta forza della Serie A vedo bene la Lazio e alle spalle dei biancocelesti sicuramente la Roma. L’Inter troverà difficoltà enormi a risalire”. Il passo più lungo del Napoli che perde in casa col Parma e della Giuve che pareggia in casa, dopo essere andata due volte in vantaggio. Ma che ce volemo fa? Uno che segue la Roma su una rubrica fissa, e poi scrive “Qualcuno da sponda romanista critica Tagliavento, io onestamente non credo abbia condizionato la partita.” Se noi semo de sponda romanista, te de che sponda sei? Pure questa la lascio ai posteri…

Dulcis in fundo. Ai tempi dei dragoni ogni cosa deve essere messa al suo posto. Il posto della menzogna. Vi ricordate Fabio Capello? In una super intervista ha detto: “Al Milan avevo Franco Baresi, grande leader in campo, meno in spogliatoio, e Van Basten. Alla Roma non c’erano tanti leader, se ne stavano tutti buoni e il capo ho dovuto farlo io”. Finalmente lo sappiamo. Ecco perché abbiam perso altri 3 scudetti e una scempionZ ligghe. Ma ci riesce difficile comprendere che lui possa aver fatto il capo, visto i suoi risultati in Sud Africa e come lo hanno trattato i suoi stessi giocatori. Attendiamo fiduciosi tempi migliori.

Mandrake