sabato, Settembre 28, 2024 Anno XXI


Dovremmo poter essere felici e non lo siamo. La nostra squadra ha vinto, seppur in confusione, contro un avversario rognoso e infingardo, privo di quei rispetti che aveva abbondantemente mostrato in casa del Milan.

Dovremmo ballare sui tavoli perché il gioiello più splendente della campagna acquisti ha immediatamente folgorato l’Olimpico realizzando un gol che, non ci sia ingiuria nella parole, ci ha fatto pensare al Capitano, oggi relegato in tribuna.

Dovremmo poter gioire per una squadra che mostra sprazzi grandi, ancorchè ancora oggi molto più legate al talento dei singoli che al felice esprimersi di una manovra corale e ben orchestrata. Ancora non ci siamo, forse ci saremo. Anzi sicuramente ci saremo. Possiamo solo migliorare.

Siamo impossibilitati a liberare questa gioia perché da stamattina un dolore sottile si è installato nel cuore di ogni sportivo, appassionato o meno di motociclismo. La giornata si è portata via Marco Simoncelli, morto a Sepang, facendo la cosa che più amava al mondo che era quello di correre contro il vento nel modo più veloce possibile.

Il caso bastardo ha voluto che si capisse immediatamente che non c’era nulla da fare quando abbiamo visto quel cespo de scarola che c’aveva al posto dei capelli, adagiato sull’asfalto, immobile.

Come abbiamo avuto occasione di scrivere sull’onda dell’emozione di una scomparsa ingiusta e inattesa Supersic non era per noi che un fratello piccolo nella passione. Un figlio come ne vorresti uno che ride felice abbarbicato al serbatoio della tua moto.

Un figlio dal talento non esagerato come quello di Valentino, dotato da madre natura di una cifra così enorme da spaventare. Un figlio e un fratello piccolo fragile e scanzonato pieno di ricci ribelli a diventare testimonianza iconica di una estroversione che conquistava.

Un ragazzo in carne ed ossa in grado di farsi fumetto, che ti saresti portato a casa per far baldoria, con quell’aria tra il trasognato e lo scaciato che attirava più delle sue staccate ultras (oltre).

Addio Fungo Porcino, c’hai lasciato con un grande dolore. Come quando è morto Gilles, come quando è morto Ayrton, come quando se ne andarono Sarineen e Pasolini a Monza.

Ciao fratello piccolo nella passione per quel vento che ti soffia in faccia anche se l’aria è immobile, passione più grande e travolgente di noi e che non si può spiegare. Come l’amore che abbiamo per la grande Roma. Da stasera dovremo dedicare un pensiero in più per la tua animella candida rapita dalla morte pirata nella terra di Sandokan. Riposa in pace SuperSic, con il vento tra i riccioli perchè si sa, in paradiso, ma solo in paradiso, er Capo ha reso facoltativo l’uso del casco.

Ad maiora