lunedì, Settembre 30, 2024 Anno XXI


«Quella di venerdì, a Badia al Pino, è stata una giornata segnata da tante emozioni» dice Giorgio Sandri, all’indomani della cerimonia che ha visto collocare, nella stazione di servizio di Badia al Pino, sulla A1, una stele a ricordo di Gabbo, suo figlio.

“In memoria di Gabriele Sandri, cittadino italiano” c’è scritto. Con quel “Mai più” che in questi quattro anni è diventato simbolo di tante battaglie, in nome di quella legalità venuta meno con lo sparo dell’agente Spaccarotella, e al tempo stesso monito per quanti si trovino a passare di lì.

«C’erano tanti ragazzi – continua Giorgio Sandri – venuti da tutt’Italia in rappresentanza di tante squadre e tifoserie. C’è chi è partito alle cinque del mattino per essere lì, in questo posto al centro d’Italia. E non credo sia cosa da poco, tanto più in un giorno feriale».

Una stele, quella collocata nel parcheggio dell’autogrill, che ha il pregio di poter rimanere nel tempo, ma che ha sostituito quell’insieme di sciarpe e testimonianze dal valore simbolico importante, che erano state fatte rimuovere a suo tempo.
E’ proprio così. Poco più di un anno fa è nato il comitato “Mai più 11 novembre”, che attraverso la raccolta di firme aveva come scopo porre questa stele là dove era stato rimosso tutto. E perché chiunque da lì passasse neanche sapeva dove poter lasciare un fiore, un proprio messaggio o un pensiero per Gabriele. La stele è stata voluta per questo.

Non deve essere stato un iter semplice, se ci è voluto più di un anno…
Ricordo i tanti banchetti istituiti per la raccolta. Anche allo stadio Olimpico quando giocava la Roma. Alla fine, resta comunque la soddisfazione per essere riusciti nell’intento, dopo aver avuto un percorso per niente facile. Ma, come si suol dire nel calcio, l’importante era portare a casa il risultato.

A proposito della società giallorossa, ci sono novità circa la possibilità di vedere inserito sulle maglie della Roma il logo della Fondazione intitolata a Gabbo?
Al di là dell’appuntamento che abbiamo giovedì prossimo a Trigoria, e che ritengo importantissimo, già in questo fine settimana ci saranno Padova, Cremonese e Triestina che giocheranno con il logo sulla maglia, così come lo hanno fatto Lazio e Parma, che sono già scese in campo con quel simbolo. E domenica lo farà la stessa Virtus Roma, che avrà comunque modo di renderlo visibile. A dimostrazione che quanto è accaduto non tocca solo il calcio.

L’anniversario di venerdì prevedeva anche altre iniziative, in tutt’Italia, a ricordo di Gabbo.
Per noi la più importante era quella relativa alla raccolta di sangue. Abbiamo avuto un grosso risultato a Lecce. So che almeno cinquanta persone si sono recate a fare la donazione. E so anche che l’Ospedale Vito Fazzi è rimasto quasi sconcertato da una affluenza così consistente e significativa.

Tra i temi che il nostro giornale ha sempre trattato, e tuttora sta seguendo, vi è quello dei cori razzisti e antisemiti, contro i quali sta conducendo una vera e propria campagna di sensibilizzazione, che – anche di concerto con la Comunità ebraica, il Comune e la Provincia, che hanno dato la propria adesione – si vorrebbe partisse innanzitutto dalle scuole, magari portandovi gli stessi Totti e Klose.
Giusto che sia così. Anche se tante volte ho l’impressione che il fenomeno sia sopravvalutato. Leggo spesso notizie di questo genere a proposito della Lazio. Proprio qualche settimana fa mi è capitato di leggere di cori razzisti, quando nella Lazio vi giocano tanti ragazzi di colore che sono certamente amati dal proprio pubblico.

In realtà, si tratta di un fenomeno che, a nostro parere, va al di là dei colori e delle curve, essendo trasversale a tante tifoserie, e spesso limitato ad alcune minoranze.
Certo, è un fenomeno che richiede attenzione, anche se gli stupidi vi sono ovunque. E non solo in curva. Abbiamo visto che ce ne sono anche in Parlamento. Quanto a me, condivido la battaglia, ma ripeto che è qualcosa che va al di là dello stadio. E’ un fatto di sensibilità e di stupidità.

A volte anche di ignoranza, nel senso di scarsa conoscenza della storia.
Certo, anche quello. Basti ricordare la conferenza stampa di quando presentammo, la primavera scorsa, sotto il Galoppatoio di Villa Borghese, il logo della nostra Fondazione. Sottolineammo come nel nostro statuto vi fosse la condanna di qualsiasi forma di razzismo. Personalmente, credo che con la buona volontà da parte di tutti, si possano fare tante cose. Rapportarsi con i ragazzi può dare tanti risultati. Perché la gran parte di loro non sono come spesso si vuol far credere che siano. Diamo loro fiducia. E’ di quella che hanno bisogno

[Fonte: ForzaRoma.info]

Per Corederoma
Paolo Nasuto